Linea: trent’anni di carriera in una intervista “Fuori mercato”

Il 16 ottobre scorso, è uscito in digital download, sulle piattaforme streaming, in CD e in vinile “Fuori mercato” (Ammonia Records), il nuovo disco dei Linea, storica band nata a Milano.

Il disco ripercorre i trent’anni di attività della formazione attraverso tredici brani di repertorio, alcuni dei quali mai pubblicati prima, completamente rivisitati ed attualizzati, e un inedito.

Ho avuto la ghiotta opportunità di intervistare due dei membri fondatori della band : Gianmarco “Gimmy” Pirro e Federico “Brat” Bratovich. Ne è venuta fuori una chiacchierata davvero interessante, ricca di spunti e di contenuti, dove non si parla solo del nuovo “Fuori mercato”, ma anche di musica in generale e della situazione drammatica che stiamo vivendo. Buona lettura.

Linea: collettivo o “combat rock” band?

Federico: Oggi ti risponderei semplicemente che siamo una band o come qualcuno ha detto… un gruppo. In questi 30 anni ci son stati periodi nei quali i Linea son stati una “famiglia allargata”, oltre ai musicisti che ne facevano parte c’erano anche altre figure che ci seguivano e che in un certo senso dicevano la loro. Certo, lo spirito resta quello del “collettivo”, le decisioni vengono prese in modo democratico e il parere di ognuno ha un peso specifico… indipendentemente da chi scrive le canzoni. È anche vero che l’affiatamento è tale che ci permette di assecondarci a vicenda. Oggi sono rarissime le occasioni di “scontro” anche se restiamo quattro persone con una forte personalità. Questo succede perché siamo ben focalizzati sulle intenzioni che condividiamo al cento per cento, siamo tranquilli del fatto che ogni iniziativa personale sia fatta per il bene dei Linea e nient’alto, spesso non c’è nemmeno più bisogno di confrontarci.

Gimmy: Sicuramente una band…che fa musica con una grande passione, per il gusto e il piacere di farla, senza badare molto alle mode, alle etichette e ai generi che vanno di più. Poi è anche vero che negli anni sono stati anche, oltre che band, un collettivo con altre persone che giravano attorno al nucleo dei componenti e che ci davano una mano, ma sempre con la musica al centro e come mezzo di comunicazione principale.

Trent’anni di carriera: con quali aggettivi descrivereste questo lungo percorso?

Federico: direi che è stato un percorso istintivo, coerente, appassionante, esaltante e appagante. Questo al netto di alcune situazioni dolorose e di scazzo…. d’altronde sfido chiunque a non subire le “intemperie” che si possono scatenare nell’arco di un periodo così lungo. Se siamo ancora qui a parlarne vuol dire che gli effetti positivi dello stare nei Linea son stati di gran lunga superiori a quelli negativi. Siamo una bella famiglia nella quale c’è un grande rispetto reciproco.

Gimmy: Appassionante, appagante e caparbio. Senza mai mollare, anche di fronte a situazioni dure e anche tragiche. Prendendoci i nostri tempi e cercando di prendere le decisioni in maniera più razionale e ragionata possibile…anche se a volte e capitato di prenderle istintivamente, soprattutto cercando di mantenere la barra sempre dritta, cosa per niente facile. E ora dopo 30 anni siamo qui…e ci siamo fatti questo grande regalo, in maniera molto naturale e musicale possibile…grande soddisfazione!

Voi non amate le etichette, ma qual è il genere con cui vi sentite più in…linea?

Federico: senza voler fare il “tuttologo”, ci sentiamo in sintonia con la musica che ci provoca emozioni indipendentemente dall’impatto sonoro o dalle sfumature del caso. Per farti un esempio, nel 2014 abbiamo iniziato a collaborare con il nostro amico cantautore Filippo Andreani: per noi, tra le altre cose, è stata una sfida perché ci siamo ritrovati a confrontarci con un modo di comporre e di “sentire” le cose che non ci apparteneva o che quanto meno non avevamo mai perseguito in modo attivo. È stata un’esperienza che ci ha fatto crescere esponenzialmente. Considera anche che noi quattro abbiamo un bagaglio di ascolti molto variegato. In “Fuori mercato” abbiamo fatto confluire le nostre ispirazioni in modo molto più libero e naturale: il “mood” di questo disco è la sintesi dei nostri modi individuali molto più che in passato. 

Gimmy: Negli anni ci hanno detto che non eravamo nè Punk, ne rock, ne ska, ne reggae…non eravamo etichettabili, quindi in un certo senso…non vendibili…Boh! Io questa cosa non l’ho mai capita. Comunque questo è il genere dove ci sentiamo meglio…quello non etichettabile. Quello che ci permette di essere liberi di fare quello che vogliamo, di fare musica semplicemente che ci emoziona. E dopo 30 anni non abbiamo più niente da dimostrare a nessuno…chi conosce i Linea e quello che fanno e dicono, sa benissimo cosa aspettarsi.

linea fuori mercato - la copertina del disco
Linea: la copertina di “Fuori mercato”
Fuori mercato“: solo il titolo di un album, o anche un modo di essere?

Federico: l’album prende il titolo da un modo di essere che però, vorrei che fosse chiaro, non è dettato da “snobbismo” o dal sentirsi parte di un elite di incompresi… ah ah. Abbiamo sempre fatto come ci sentivamo di fare senza pensare alle eventuali conseguenze che questa cosa può comportare, non per superbia o per presunzione… succede semplicemente che sei convinto delle cose che fai al tal punto da non curarti delle eventuali reazioni. Logico che anche a noi fa molto piacere se troviamo apprezzamento e “risposta” dal pubblico, come tutti i musicisti sinceri suoniamo per noi stessi ma speriamo sempre che ci siano persone che gradiscono ciò che facciamo e più sono… meglio è. Però questo deve scaturire solo ed esclusivamente dalla nostra musica e non da un suo surrogato determinato dal gusto del pubblico o dalla moda del momento.

Gimmy: Inizialmente era un pezzo scritto ed uscito nel 1995 su una compilation del comune di Milano che si chiamava “Operazione musica”. Avevamo  scritto questo brano in conseguenza a quando ci avevano detto che non eravamo etichettabili o catalogabili in un genere preciso. Eravamo fuori mercato. Ce lo avevano detto come fosse un difetto…noi lo abbiamo sempre visto come un pregio il fatto di non fare solo un genere e sempre quello…come fosse una gabbia. Quindi diventò un po’ una nostra “caratteristica”, e dopo 30 anni ci sentiamo ancora così…ecco perchè abbiamo scelto questo brano per dare il titolo a questo disco.

Secondo voi, esiste in Italia, un movimento musicale che possa ancora definirsi “indie”?

Federico: probabilmente il vero indie di oggi è formato da gente che fa musica a casa con i proprio mezzi e nei propri piccoli home studio. Li c’è la vera indipendenza. La scena indie di oggi mi sembra un piccolo mainstream nel quale i numeri fanno l’artista e se non fai quei numeri… sei fuori, non sei nessuno. Poi bisognerebbe anche capire una cosa: indipendenti da chi? Dai discografici? Dal pubblico? Da se stessi? In un certo senso ognuno è indipendente e allo stesso tempo dipende da tantissime cose. Se la tua vera vocazione è quella di fare il musicista allora non ti fermerà nulla, nemmeno l’insuccesso. Nel panorama odierno non vedo alcuna “scena” musicale, tante individualità che sgomitano per stare a galla e avere il loro momento di celebrità.

Gimmy: Indie vuol dire indipendente…ma indipendente da chi? Se uno ha una band o è un musicista singolo e fa musica, avere un’etichetta che ti produce, ti stampa e ti distribuisce la tua musica è importante. Quindi cosa vuol dire Indie? E come quando ti dicono…”ma tu fai musica commerciale”…cioè?? Nessuno fa musica per suonarsela da solo in cantina, se uno fa musica è chiaro, deve piacere per primo a me, ma poi mi piace farla ascoltare a più persone possibili, senza avere la presunzione che possa piacere a tutti, logicamente. Questo cosa vuole dire che fai musica commerciale? Per me sono solo tante etichette che ti danno, che ti mettono addosso, ma che non servono a niente.

Il periodo che stiamo vivendo, tra un DPCM e un lockdown, come ha influito su di voi?

Federico: come band direi che il lockdown ci ha inevitabilmente rallentato e non ci permetterà di fare concerti per promuovere il disco nuovo. Rallentato perché quando c’è stata la chiusura totale eravamo nel pieno della registrazione, siamo dovuti stare fermi due mesi e questo ha comportato qualche ritardo sulla tabella di marcia. Fossimo stati in fase creativa o di scrittura probabilmente non ci avrebbe cambiato le cose più di tanto. Inevitabile essere preoccupati di ciò che ci riserverà il futuro. Certo è che uno stato sano e una società che funziona bene avrebbero trattato in modo molto diverso i propri figli, in una situazione come quella odierna si evidenziano ancora di più le diseguaglianze sociali e la disparità di trattamento… ad esempio ne sanno qualcosa tutti quelli che lavorano nell’ambito artistico e culturale, gente che è stata lasciata alla deriva come fossero cittadini di serie B. La ritengo una cosa inaccettabile ed è un chiaro sintomo di come le istituzioni italiane intendano la cultura: un passatempo non necessario.

Gimmy

Come band sicuramente ci ha un po’ rallentato perchè ci ha preso in mezzo alla registrazione del disco. Eravamo stati in studio a registrare tutte le parti ritmiche, le chitarre e le tastiere, mancavano solo le voci e gli ultimi ritocchi. Purtroppo, abbiamo dovuto rimandare le ultime registrazione di quasi tre mesi e questo ci ha un po’ penalizzato sui tempi. Però non si poteva fare diversamente e per fortuna siamo riusciti a concludere tutto appena riaperto dal lockdown. Per quanto riguarda il resto, direi che sono pianamente d’accordo con quanto scritto da Federico. In questo paese la cultura è considerata un passatempo non necessario, e visto il nostro passato pieno di grandi musicisti, pittori, scultori, scrittori, attori…dovrebbe essere esattamente il contrario.

Premier permettendo, porterete “Fuori mercato” on stage, per festeggiare con in fans trent’anni di carriera?

Federico: prima degli ultimi sviluppi stavamo pensando di organizzare qualche live di presentazione per l’inizio del 2021 ma evidentemente è molto difficile fare progetti. Come tutti navighiamo a vista nella speranza di poter tornare presto su un palco e in mezzo alla gente.  La voglia è tanta, ci mancano tantissimo le sensazioni che solo un concerto ti sa donare, sopra o sotto ad un palco senza distinzioni.

Gimmy: Si la nostra idea è questa, e in questo senso ci stavamo preparando. Sperando di riuscire a tornare prima o poi a suonare davanti a gente in carne ed ossa, che poi è la parte migliore di tutto questo “lavoro”.

Potete seguire i Linea su Facebook, Instagram e sul sito di Ammonia Records.

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.