Lo schiaffo di Anagni

Ciao Marghe, sono Sara, vengo da Frosinone e ho 34 anni. Ho visto che in questa rubrica ti si può scrivere per sentire i tuoi pareri e ti voglio raccontare la mia situazione. Sono fidanzata da 5 anni con *** e abitiamo assieme. La nostra storia va avanti con alti e bassi…litighiamo un casino e proprio durante l’ultimo litigio mi ha fatto così *** (arrabbiare n.d.r.) che gli ho mollato uno schiaffo. Lui se ne è andato dalla mammina e da due giorni non mi risponde al cellulare. Non ti pare un atteggiamento un po’ infantile? Lui è troppo orgoglioso per chiedermi scusa e cerca di farmela pagare non rispondendo al telefono. 03e000

Ciao Sara, dovresti leggerti qualcosa di Jakobson sulla comunicazione. Ci sei tu (MITTENTE) che durante un litigio (CONTESTO) dai uno schiaffo(CANALE) usando violenza (CODICE) per esprimere la tua rabbia o disapprovazione (MESSAGGIO).

Il mio parere

Che dire? Pensa che se fosse stato il tuo compagno ad alzare le mani su di te, quale scandalo! Un uomo che picchia una donna, il maschio brutale e violento…ancora un po’ e in un attimo si urla al potenziale femminicidio! Vedi Sara, siamo in un momento storico in cui, a fianco della giusta difesa della donna, c’è anche un fanatismo femminista che condanna a il maschio a prescindere. E questo, mi dispiace Sara, ma pare il tuo caso. Nella tua lettera non vedo neanche l’ombra del pentimento per lo schiaffo che hai “mollato” tu al tuo ragazzo, ma anzi una discutibile indignazione perché lui non risponde al telefono e perché è tornato da “mammina”, ovvero perché ha avuto una legittima reazione al tuo gesto! Addirittura, secondo te, sarebbe lui a doverti chiedere scusa!

Io penso che la donna quanto l’uomo meritino rispetto. La storia per cui il maschio, solo perché ha un apparato maschile (capisci a cosa mi riferisco, no?), è sempre a prescindere colpevole non mi piace. Sarà perché il primo uomo della mia vita (che da bambine è il proprio papà) è sempre stato gentile, corretto e rispettoso sia nei confronti della mia mamma, che nei confronti di me e mia sorella. Pensa! Un uomo con tre donne in casa!

Dunque, io al “gentiluomo” ci credo!

La donna non deve essere schiava dell’uomo, ma neanche l’uomo della donna! La donna non si tocca neanche con un fiore, ma neanche l’uomo! E potrei continuare a lungo…Vogliamo la parità dei diritti? Bene! Cominciamo a rispettarci alla stessa maniera! Spero di averti dato un piccolo spunto di riflessione.

Un saluto. Margherita

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l’immagine di copertina è presa dal sito ildiariosegretodicupido.altervista.org

Margherita Fumero
Margherita Fumero
Attrice teatrale televisiva e cinematografica. Allieva di Macario, ha lavorato per anni in coppia con Enrico Beruschi. Tra le sue partecipazioni più famose: Drive In di Antonio Ricci e Camera Cafè nel ruolo della stagista Wanda. Dice di sè: Descrivermi? Io? Già è difficile descrivere una persona che si conosce da diverso tempo, figuriamoci se stessi, ma...ci proverò! Anche perché non è così scontato che un individuo si conosca in tutte le sue sfaccettature, nonostante sia in “compagnia di se stesso” da tutta una vita. Infatti, ci sono parti di noi che ci sfuggono, altre che sono sotterrate negli strati più profondi del nostro animo, oppure altre che semplicemente non vogliamo vedere. Io, complice il lavoro che faccio, ho dovuto scavare dentro di me, anche per fare arrivare al pubblico l'emozione che deriva dall'essere in una particolare situazione. In più – e lo dico per chi non conosce la mia formazione – ho frequentato l'Accademia di arte drammatica, non di “arte Comica”! Fu Macario che mi consigliò di dedicarmi al comico, attraverso la frase che cito in tutte le interviste dove mi chiedono dei miei esordi: “con quella faccia lì, devi far ridere”, mi disse. Tuttavia, non si deve pensare che essere attori comici significhi per forza conoscere solo il lato divertente della vita; anzi! Si dice che i più grandi comici della storia siano stati dei depressi; un po' come i clown che, in alcune scuole di mimo e recitazione, vengono presentati come personaggi in realtà tristi. Io, in realtà, a parte qualche triste e naturale accadimento – come quelli che la vita riserva più o meno ad ognuno di noi – non posso sicuramente dire che sia o sia stata una persona infelice. Al contrario: la mia “voglia di far ridere” deriva da quella serenità che ho sempre respirato in famiglia. Mia mamma Luisa era un po' come me: ironica, sorridente e con la battuta pronta. Il mio papà Gino era più riflessivo, più incline alla saggezza, ma sempre sereno. Io ho fatto un bel frullato di queste caratteristiche, ci ho aggiunto quello che la natura mi ha regalato attraverso il temperamento et voilà: signore e signori, questa è la Fumero! Una signora buffa ma dignitosa; un soggetto autoironico ma profondamente rispettoso degli altri; una donna che può interpretare mille personaggi, pur rimanendo sempre se stessa. Una persona che finge sul palcoscenico ma che è profondamente vera nella vita reale.