Tredici anni fa, l’incidente che ha strappato la vita a Massimo Macario, il figlio di Mauro. L’ultimo della discendenza di Erminio Macario
Non c’è dolore più grande per un genitore di quello di sopravvivere ai propri figli. Perderli poi per un incidente è ancora più doloroso. Un male comune, purtroppo a tanti della mia generazione. Se dovessimo fare un ricordo d’anniversario per ogni figlio che se n’è andato, ogni giorno dovremmo dedicare pagine e pagine alla sofferenza delle famiglie. Doveroso e giusto, ma comprensibilmente non si può. C’è un ragazzo che non c’è più da tredici anni e che se ne è andato nel fior fiore dei suoi anni.
Ecco, Massimo è il figlio dei figli, a ricordo di tutti i ragazzi che non ci sono più. Massimo è bello, davvero bello, ama viaggiare e, al ritorno dai suoi viaggi ama tornare alla sua piccola roulotte, parcheggiata perennemente a Villa Rey, nel cuore della splendida collina torinese da cui si vede tutta la città. Massimo non è un ragazzo qualunque. E’ uno spirito libero ma questa è una caratteristica genetica. Massimo è l’ultimo, anzi l’unico erede di una famiglia storica di Torino. Massimo, di cognome, fa Macario.


Figlio di Mauro, il poeta di casa Macario, l’uomo che ama il mare, la tranquillità, la natura intrinseca e meravigliosa degli esseri umani e delle cose. Un uomo che per me che da bambina vedevo come il “fratello maggiore” che non ho mai avuto. Un uomo che ha conservato uno sguardo intenso pulito e che lo ha trasmesso agli occhi del suo unico figlio. Un padre che non meritava una sofferenza così, un padre che porta nel cuore la spina più dolorosa.


Massimo, nipote del grande Erminio, indimenticabile comico, colui che ha inventato le donnine e la passerella. Colui che ancora oggi non ha ricevuto il giusto riconoscimento dalla città che ha sempre portato nel cuore e in giro per l’Italia. Erminio, il nonnino di questa Nazione, che purtroppo troppo poco e male si ricorda di lui, ma io no. Io mi ricordo bene sia di Macario sia dei nostri pomeriggi insieme, quando mi pagava il gelato nei bar del centro. E ricordo bene anche quando io e Massimo giocavamo ai piedi della sua poltrona. Era di poco più piccolo di me e lui ci chiamava “i suoi nipotini”. Un altro tempo, di un’altra epoca, di un’altro mondo.
La gente dimentica in fretta, ma la famiglia no. E ieri, come è usanza di questa famiglia riservata, hanno commemorato la perdita del loro figlio. Solo un post sul profilo facebook del papà Mauro, e neanche postato da lui ma inviato da un amico. Un video che a guardarlo si stringe il cuore. Perchè negli occhi di quei due uomini, padre e figlio, c’è tutto il sorriso, la bontà e il grande amore di Erminio. Un ragazzo che è la discendenza del grande amore tra Erminio e Giulia. Un ragazzo che ha perso la vita in un stupido, banale, maledetto incendio che lo ha colto nel sonno all’interno della sua amata roulotte.
Correva l’anno 2007.

