La Madonna dei Tencìtt di Milano va al restauro

Importante iniziativa del Comune di Milano che prevede la valorizzazione e il restauro della famosa Madonna dei Tencìtt, la più antica attestazione pittorica del Lazzaretto di Milano

Parliamo di nuovo di pandemia ma questa volta facciamo un salto indietro nel tempo e andiamo al XVII secolo, quando Milano era afflitta da una grande piaga sanitaria, questa volta la peste, quella raccontata da Manzoni nei suoi Promessi Sposi.

In quegli anni, e parliamo del periodo che va dal 1629 aL 1631, Milano contava migliaia di vittime.

La città all’epoca, aveva un sistema di canali che facevano confluire le acque del Naviglio fino ad una Darsena, realizzata per far arrivare, via fiume, i blocchi di marmo che servivano alla costruzione del Duomo. Un punto strategico che era un vero e proprio porticciolo nel cuore della città, fortemente voluto da Gian Galeazzo Visconti.

Per tutti quello era “il laghetto”.

Quando terminò la costruzione del Duomo il bacino d’acqua cessò la sua funzione ma si rivelò comunque molto utile per far arrivare il carbone che serviva a tutta la città. Era un angolino davvero grazioso, raggiungibile a piedi attraverso un ponte che attraversava le acque scure del bacino. Ed è in quella zona, infatti, che si insediò una comunità di carbonai, che in milanese si chiamavano i “tencin” e, nello specifico quelli erano i “tencin del laghet“. Il vocabolo passò in breve da tencin a tencitt.

Ma cosa c’entra questa storia di peste e carbonai con la Madonna?

La Madonna dei Tencìtt

madonna del tencìtt - il quadro raffigura la vergine con due cherubini che sollevano i lembi del mantello e ai suoi piedi tre santi

Come abbiamo detto, per ben due anni, tra il 1629 e il 1631, la peste non risparmiò nessuno a Milano, neanche i più ricchi e nobili della città. Il laghetto era un quartiere dove le acque, con l’arrivo della peste, costituiva un pericolosissimo veicolo di diffusione della pandemia.

Miracolosamente, i tencìtt che lavoravano al laghet uscirono quasi tutti indenni dalla pandemia di peste. Erano tutti scaricatori e tutti abitavano in quel quartiere. Eppure quello era un punto dove le acque stagnavano e d’estate c’erano le zanzare. Un ambiente ideale per la diffusione della malattia. E invece no.

Uno di questi si chiamava Bernardo Catoni e finita la pandemia decise di fare un voto alla Madonna e di deporre sul muro esterno di casa un affresco raffigurante la Vergine per ringraziarla di averlo risparmiato da morte cert, insieme ai suoi compagni.

Il laghetto oggi non c’è più. Fu interrato verso la metà dell’800, principalmente perchè, nel tempo e con l’arrivo delle prime rudimetali tecnologie, aveva smesso la sua funzione. Le sue acque erano ormai uno stagno putrido che portava solo cattivi odori, zanzare e malattie. Inoltre, poichè sorgeva proprio vicino all’Ospedale Maggiore, rendeva difficile la guarigione degli ammalati. Poco prima dell’Unità d’Italia, fu l’imperatore d’Austria a disporne l’interramento.

Oggi, in quel punto sorge una piazza ma, all’angolo tra via del Laghetto e Vicolo Laghetto, la Madonna di Bernardo Catoni è ancora lì.

Ancora oggi è per tutti la Madonna dei Tencìtt.

Il restauro

La tela (243×143 cm), incorniciata e inserita in una teca, presentava condizioni di conservazione molto compromesse a causa della sua esposizione al sole e alle intemperie. Ciò nonostante, l’opera ha un grande valore storico. Rappresenta la più antica attestazione pittorica del Lazzaretto di Milano, la cui pianta si trova raffigurata ai piedi del dipinto.
 
Per preservarla dai fattori di degrado il Comune di Milano, proprietario dell’edificio di vicolo Laghetto e dunque dell’opera, ha deciso di rimuoverla dalla sua ubicazione e di trasferirla in un luogo sicuro e ugualmente aperto al pubblico.
 
Il dipinto è stato così rimosso, grazie a MM Casa, ed è stato trasportato presso il Policlinico di Milano. La Giunta comunale ha infatti approvato nei giorni scorsi la sottoscrizione da parte del Comune di un contratto di comodato gratuito di durata decennale, eventualmente rinnovabile, con il Policlinico.
 
Strettissimo è il legame storico tra l’Ospedale Maggiore, ora Policlinico di Milano, e il Lazzaretto. Il dipinto è ora accolto proprio nello spazio espositivo del Policlinico, “I Tesori della Ca’ Granda”, in via Francesco Sforza 28. Infatti, lo spazio fa parte del Sistema Museale Nazionale ed è aperto al pubblico.
In autunno, grazie a un accordo tra il Castello Sforzesco e la scuola di restauro dell’Accademia di Brera, il dipinto verrà restaurato. I tecnici sono certi che recupererà una buona leggibilità. La “Madonna” restaurata potrà così essere ammirata dai visitatori nel 2023. L’esposizione al pubblico coinciderà con il 150esimo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni, che raccontò come nessun altro la peste del Seicento a Milano, a causa della quale il dipinto ex voto fu commissionato dai carbonai milanesi. 

Info e credits

Al posto del dipinto è ora collocato un poster informativo che sarà sostituito appena possibile da una stampa a colori su tela in scala 1:1. 
 
Il progetto di salvaguardia, restauro e valorizzazione della “Madonna dei Tencìtt” è realizzato grazie alla collaborazione tra Comune di Milano, Policlinico di Milano, MM Casa, Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano e Accademia di Belle Arti di Brera.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”