Musica anni 90: il concerto evento per chi ama Vasco, Liga e 883

Quando il rock italiano si fa tributo: gli Oronero e il tour che spacca

Gli Oronero non si fermano mai. Chi li conosce lo sa bene: sul palco ci salgono per incendiarlo. Questa volta, però, hanno alzato ancora di più l’asticella. Hanno messo insieme un progetto che, detto chiaro e tondo, è una bomba. Tre mondi, tre icone, tre voci diverse che hanno scritto la storia del rock e del pop italiano: Ligabue, Vasco Rossi, 883. Tutti nello stesso show. Due ore abbondanti di musica che ti prendono alla gola, ti scuotono, ti fanno cantare a squarciagola come se non ci fosse un domani.

Gli Oronero, che da anni portano in giro con grinta e cuore il repertorio di Luciano Ligabue, adesso fanno parte di una vera squadra d’assalto sonora: Gli Anni d’Oro dei 90. Lo show è un’esperienza totale, senza pause, senza fiato, senza compromessi.

Anni ’90


Non è solo nostalgia: i ’90 sono stati un’epoca in cui tutto sembrava possibile, e allo stesso tempo fragile. Il muro di Berlino era appena crollato, l’Europa si stava ridisegnando, in Italia c’era Tangentopoli, crollavano i partiti storici e arrivava internet, piano, in dial-up. I cellulari non avevano schermo a colori e i dischi si ascoltavano nei lettori CD portatili, sperando che non saltasse la traccia al primo dosso.

E la musica? Viveva ancora di rendita del decennio precedente. Ligabue cantava le periferie con rabbia e poesia, Vasco urlava il malessere e il desiderio di libertà, gli 883 mettevano in melodia le giornate storte e le prime cotte, le delusioni, le compagnie, i motorini, i bar di provincia. Ognuno aveva la sua voce, ma tutti parlavano allo stesso mondo: quello di una gioventù che cominciava ad affacciarsi alla vita e all’amore.

La moda seguiva il mood: minimalismo, magliette larghe, Dr. Martens, cappellini da baseball, zaini Invicta. Lo stile si contaminava con l’hip hop, con l’alternative americano, con il grunge che da Seattle arrivava dritto in cameretta. Nessun algoritmo decideva cosa ascoltare: scoprivi un disco perché te lo prestava un amico o lo passava la radio.

Era un tempo più lento, ma più intenso. E quelle canzoni, quelle voci, sono rimaste nella memoria collettiva, perché non erano solo hit: erano colonne sonore di vita vera. E sentirle oggi, dal vivo, suonate con la stessa urgenza, fa un certo effetto. Come se quel tempo non fosse mai finito davvero.

Ed è proprio quel mondo, fatto di suoni sinceri, parole che arrivavano dritte e vissuti comuni, che oggi rivive sul palco grazie al progetto “Anni d’oro dei ’90”. Uno show che non si limita a ricordare, ma riaccende, rimescola, fa esplodere tutto, di nuovo.

Tre, il numero perfetto

C’è una potenza emotiva in questo spettacolo che non si può spiegare a parole. Si sente sotto pelle, fin dalle prime note.

Gli Oronero non sono una semplice tribute band: sono una realtà consolidata, da oltre vent’anni, capace di restituire con grande rispetto e autentica passione il repertorio di Luciano Ligabue. Il loro valore sta proprio nella capacità di far rivivere quelle canzoni senza limitarsi a una sterile imitazione, ma portandole sul palco con un’identità precisa e ben definita.

Tre frontmen per tre momenti di musica a tutto tondo, per una tournee che sta facendo la differenza in giro per l’Italia.

Sogni di Rock’n’Roll

La somiglianza vocale di Luigi Bruno con Ligabue è impressionante, non solo per il timbro ma per il modo di usare la voce, la sua capacità di raccontare con sincerità e forza quelle storie che hanno segnato un’intera generazione. L’intensità con cui affrontano ogni pezzo, da “Balliamo sul mondo” a “Urlando contro il cielo”, fino a “Certe notti”, è la dimostrazione di un profondo legame con il materiale originale, ma anche di una volontà di interpretarlo con personalità e passione.

Le chitarre degli Oronero non si limitano a accompagnare: urlano con forza e determinazione, graffiando l’aria con ogni riff. Il basso pompa deciso, dando corpo e spinta al groove, mentre la batteria spacca con un ritmo incalzante che non concede pause. È un suono potente, vero, che non cerca l’effetto fine a sé stesso ma nasce dalla volontà di trasmettere energia e sentimento.

Gli Oronero dimostrano che il vero tributo nasce dall’amore per la musica e dal rispetto per chi l’ha creata, e questo si percepisce in ogni nota, in ogni sguardo sul palco, in ogni passaggio di quella carica emotiva che solo un grande live sa regalare.

Luigi Bruno e la sua band danno il via a uno spettacolo che incrocia e innesta due generi musicali di spessore: quello di Vasco Rossi e quello degli 883. Non si tratta di una semplice esecuzione di hit, ma di una ricostruzione precisa e sentita di altri due universi musicali che hanno segnato profondamente la storia della musica italiana.

…Stupendo

Con il tributo a Vasco Rossi non si perde mai di vista la personalità ruvida e autentica del Blasco. Non serve strafare, la forza sta nella capacità di restituire con sincerità la tensione e l’ironia che Vasco ha sempre portato sul palco. Pezzi come “Siamo solo noi”, “Rewind” e “Bollicine” non vengono banalmente riproposti: vengono raccontati con quella credibilità che solo chi conosce a fondo queste canzoni sa dare. La band si muove con disinvoltura, equilibrando potenza e delicatezza, senza cadere nella trappola dell’imitazione forzata.

Rotta x casa di Dio

Dall’altra parte, con il tributo agli 883, il progetto incarna perfettamente lo spirito di quel pop-rock anni ’90 che ha saputo raccontare i sogni, le paure e le speranze di una generazione. Brani come “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”, “Sei un mito” e “Gli anni” risuonano freschi, mai forzati o sbiaditi, grazie a un’esecuzione che punta sull’energia naturale e sulla spontaneità. Il risultato è un momento che unisce nostalgia e divertimento, senza cadere nella mera celebrazione.

Un quadro sonoro ampio e coerente, capace di restituire l’anima e la complessità di un’epoca irripetibile, quella de Gli Anni d’oro dei 90, attraverso un racconto fatto di musica vissuta, autentica e sentita.

Gli Anni d’oro dei 90

Il progetto “Gli Anni d’oro dei 90” non è un semplice concerto live. È una cavalcata intensa che attraversa tre modi diversi di raccontare la stessa storia: la vita, l’amore, la rabbia, la gioia, la strada.

In un’epoca in cui tutto può essere campionato, corretto, manipolato, c’è ancora chi sceglie di salire su un palco con strumenti veri e suonarli sul serio. Gli Oronero, insieme agli altri musicisti di questo tour, non inseguono algoritmi o trend da classifica: inseguono il suono giusto, quello che vibra nelle mani, negli amplificatori, nella pancia.
Molti di loro avrebbero anche il talento per scrivere e proporre brani propri. Ma il mercato di oggi sembra girarsi dall’altra parte, troppo occupato a inseguire numeri e format. Così questi musicisti portano in giro le canzoni che hanno segnato una generazione intera, e lo fanno con passione, mestiere, sudore.

Il pubblico riflette questa autenticità. Ci sono ragazzi cresciuti con TikTok che si avvicinano al rock italiano, adulti che tornano a rivivere quelle emozioni di un tempo, fans di lunga data che vivono ogni concerto come un rito. Sotto il palco si respira una tensione emotiva palpabile, fatta di sguardi condivisi, mani che battono all’unisono e voci che cantano ogni parola. È il segno che quello che accade tra palco e realtà, non è solo musica, ma un’esperienza che si sente nel profondo.

Oronero - la band sul palco e dietro la folla del pubblico

No musicians no show

Raffaele Carano e Simone Blandina alle chitarre formano un duo esplosivo. Le loro note non si limitano a riempire gli spazi: mordono, graffiano, trascinano. Alternano passaggi potenti a momenti più intimi, mostrando una padronanza tecnica e un feeling che fanno vibrare ogni canzone.

Fabrizio Dotti al basso è il cuore pulsante del ritmo. Non si limita a seguire, ma spinge con forza e precisione, tenendo insieme la struttura sonora e dando energia a ogni brano. La sua presenza è costante, essenziale, mai invadente.

Manuel Di Geronimo alla batteria, picchia con decisione, scandendo tempi incalzanti e dando quella carica che tiene il pubblico sempre sulla corda. La sua tecnica unita a un senso naturale del groove rende ogni pezzo un vero motore in movimento.

Pier Colla alle tastiere, è una vera leggenda nell’ambiente musicale. La sua esperienza e sensibilità arricchiscono lo spettacolo con un tocco unico. Non si limita a riempire gli spazi sonori, ma plasma atmosfere e dinamiche con una maestria rara, capace di elevare ogni brano a un livello superiore. La sua presenza sul palco è un valore aggiunto che si percepisce subito, anche per chi lo conosce da tempo.

musica anni 90 - vasco - liga -max - il palco vuoto prima del concerto

Vasco, Liga e Max

Gli Oronero hanno sempre dimostrato qualità e passione, ma oggi stanno davvero superando se stessi. Non si tratta solo di tecnica impeccabile, che c’è ed è evidente, ma di un coraggio vero: quello di uscire dai limiti del tributo tradizionale per costruire qualcosa di più ampio e originale.

Mettere insieme Ligabue, Vasco Rossi e gli 883 non è un’operazione semplice. Sono tre universi distinti, con storie e linguaggi diversi. Eppure, in questo spettacolo trovano un equilibrio raro, un’energia che cresce con il passare dei minuti, vibra e arriva dritta al cuore.

Non è solo un concerto: è una dichiarazione d’amore per la musica italiana. Ogni brano, ogni passaggio è un momento da vivere intensamente. Chi conosce Ligabue, chi ha Vasco nel sangue o chi ha ballato con gli 883, troverà qui qualcosa che parla direttamente a quelle radici profonde.

Si ride, si canta, si salta e si balla.

E alla fine, quando le luci si spengono e restano solo le note nell’aria, ti accorgi che non stai solo tornando a casa dopo una serata. Ti stai portando dietro qualcosa che ti resterà addosso a lungo.

Luigi Bruno’s Project

LuigichenonhabisognodipresentazioniBruno, da buon tifoso del Toro, sa perfettamente cosa voglia dire “tremendismo”, e ne ha fatta una ragione di vita. Probabilmente proprio lo spirito tremendista gli ha fatto nascere questa idea, all’insegna del “rispetto di tutti, paura di nessuno”. Ma lasciamo che sia lui stesso a raccontarci questo nuovo, forse folle, sicuramente entusiasmante, progetto.

L’idea de ‘Gli anni d’oro dei 90’ nasce principalmente dal fatto di aver compreso che i progetti mono tematici potevano risultare forse troppo limitati. Cioè, un pubblico che era ancorato all’ascolto di un artista e non di un altro, per cui mi è venuta l’idea. In quel periodo Vasco andava fortissimo e gli 883 stavano viaggiando di potenza. Mi sono detto: perché non riunire la formula vincente di tre artisti che, soprattutto all’inizio degli anni ’90, andavano al massimo? Per questo ‘Gli anni d’oro dei 90’ sono partiti con Vasco, che era già comunque un mito e aveva raggiunto il top di gamma con i suoi live, soprattutto quelli da stadio. Il Liga partiva con il suo primo album a cannone, ma sotto c’era una provincia che potremmo intendere sia per Luciano Ligabue che per Max Pezzali, dove si parlava di cose molto, molto reali.

Uscire  con un deca in tasca, per passare il weekend dopo cinque giorni lavorativi, con i nostri sogni di r’n’r, relegati in un roxy bar. Un’esistenza forse un po’ limitata economicamente, ma piena e soprattutto fortemente voluta perché avevamo tutti quanti tantissimi sogni nel cassetto. Questo progetto nasce con l’idea di regalare una serata dove si balla e si canta con emozione, anche perché oggi penso che la gente abbia bisogno di risentire quei giorni, quei momenti. Soprattutto le persone che hanno cinquant’anni, come me, e che hanno vissuto negli anni ’90 un’adolescenza forte, pesante, tosta, come quella che sto vivendo io oggi quando salgo sul palco e ripercorro quel percorso”.

Un’estate così, non si vedeva da un po’


La tournée de “Gli Anni d’oro dei ’90” sta andando oltre ogni aspettativa. Palco dopo palco, la risposta del pubblico è sempre più potente. Le piazze di Piemonte e Liguria sono diventate veri e propri campi di battaglia sonora, ribaltate da una scarica di emozioni, cori, applausi.

Ciriè è stata conquistata, senza se e senza ma: pubblico compatto, coinvolto, voci che si univano al palco senza perdere un colpo. Ma è a Sanremo, la città dei fiori, che si è toccato un altro livello: una serata esplosiva, dove la musica ha invaso tutto, ha travolto, ha letteralmente fatto tremare le strade. Un delirio organizzato, un’onda lunga che ha lasciato il segno.

E la cosa più bella? È solo l’inizio, perchè (scoopone) anche l’Europa li aspetta.

La scarica di adrenalina che si respira in questo tour ha qualcosa di raro. Non è solo revival: è energia viva, che passa da chi suona a chi ascolta, e torna indietro cento volte più forte. E non è finita qui. La prossima tappa è Leca d’Albenga, il 9 agosto: una data già attesissima, dove si prevede un altro sold out e un’altra serata da ricordare. Poi si continua, senza rallentare, con un calendario fitto che promette fuoco e musica vera ad ogni fermata.

Save the date

Pronto a cantare a squarciagola? Qui trovi tutte le prossime date del tour che porta i ragazzi in giro.

musica anni 90 - la locandina del tour 2025
Musica anni 90: il concerto evento per chi ama Vasco, Liga e 883

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Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.
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