Il Cile è il primo Paese al mondo a ratificare il Trattato globale per la protezione degli Oceani, approvato lo scorso marzo dalle Nazioni Unite.
I mari del pianeta subiscono gli effetti sempre più impattanti delle attività umane: pesca industriale, acidificazione, deossigenazione, inquinamento, trasporto marittimo, a cui si aggiunge la recente minaccia dell’estrazione mineraria in acque profonde, il cosiddetto deep sea mining.
L’ Onu a New York ha formalmente adottato il Trattato e i governi possono ora procedere alla ratifica del Trattato per passare dalle parole ai fatti e, finalmente, proteggere davvero gli oceani del pianeta.
Cos’è il Trattato globale per proteggere gli Oceani
I mari del pianeta subiscono gli effetti sempre più impattanti delle attività umane: pesca industriale, acidificazione, deossigenazione, inquinamento, trasporto marittimo, a cui si aggiunge la recente minaccia dell’estrazione mineraria in acque profonde, il cosiddetto deep sea mining.
Nato da un rapporto redatto da Greenpeace che propone una roadmap politica per arrivare a proteggere il 30% degli oceani entro il 2030 (il cosiddetto obiettivo 30×30 per la salvaguardia della biodiversità), il Trattato è un potente strumento giuridico che potrà essere utilizzato per raggiungere questo ambizioso obiettivo del 30×30, concordato dai governi nell’ambito della Convenzione sulla Biodiversità alla fine del 2022. Una volta ratificato, il Trattato permette la creazione, anche in acque internazionali, di una rete di santuari marini, liberi da attività umane distruttive. Affinché il Trattato diventi operativo, deve prima essere ratificato da almeno 60 nazioni: solo così potrà entrare in vigore e diventare uno strumento giuridicamente vincolante.
Quello dei Cile è un primo passo importante in vista della Conferenza sugli Oceani dell’ONU in programma nel 2025, quando almeno 60 Stati dovranno avere ratificato l’accordo affinché entri in vigore e consenta di proteggere il 30% dei mari entro il 2030.
Cile, primo Paese a ratificare il Trattato sugli Oceani
«Il voto unanime del Senato cileno in favore della ratifica del Trattato è un primo passo cruciale verso la protezione degli oceani», commenta Laura Meller, referente della campagna Protect the Oceans di Greenpeace. «Ci auguriamo che altri Paesi seguano al più presto l’esempio del Cile per dare concretezza al Trattato e proteggere realmente i nostri mari».
Adottato a giugno 2023, il Trattato globale sugli Oceani è l’accordo ambientale più significativo dopo l’Accordo sul clima di Parigi del 2015. Sono già 84 i Paesi che lo hanno firmato, Italia compresa, ma affinché entri in vigore occorre che venga ratificato da almeno 60 Stati. L’Italia, come tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, si è impegnata a ratificare il Trattato prima della Conferenza ONU sugli Oceani che si terrà a Nizza (Francia) nel giugno 2025.
Gli oceani in tutto il mondo sono sempre più minacciati da pesca industriale, inquinamento e, in ultimo, dal rischio emergente del deep sea mining, l’estrazione mineraria in acque marine profonde. Una volta entrato in vigore, il Trattato costituirà uno strumento giuridico fondamentale per creare nuovi santuari marini, anche nel Mediterraneo, e raggiungere l’obiettivo di tutelare almeno il 30% della superficie delle acque del globo, salvaguardando la vita negli oceani da cui dipende anche la nostra sopravvivenza.
rezione presa è opposta rispetto a quella delineata nel Trattato.
Leggi QUI il report completo.


Il tempo sta per scadere
«Il Trattato è una vittoria storica per i mari, ma in assenza di misure concrete gli impatti sulla vita marina peggiorano di giorno in giorno», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Ora tutti i Paesi, Italia inclusa, devono procedere con urgenza alla ratifica e iniziare a creare una rete efficace di santuari marini anche nelle loro acque territoriali e nelle Zone Economiche Esclusive. La scienza è chiara: solo proteggendo almeno il 30% degli oceani entro il 2030 daremo ai mari del pianeta la possibilità di rigenerarsi e prosperare».
Greenpeace ha inoltre collaborato con l’attrice Jane Fonda, l’attore Simon Pegg e la cantautrice Camila Cabello per produrre un cortometraggio animato che racconta il viaggio di tre creature marine, intente a fuggire dalle minacce descritte nel rapporto, alla ricerca di un santuario nell’oceano.
«Il tempo sta per scadere: mancano poco più di sei anni al 2030, e non è molto, se si considera tutto il lavoro che dobbiamo ancora fare», osserva l’attrice premio Oscar, Jane Fonda. «Questo Trattato non può contribuire al 30×30 senza le ratifiche che ci consentiranno di definire aree protette in alcune delle zone più importanti degli oceani, per salvaguardare la biodiversità e la stabilità del nostro clima. I governi devono convertire in legge questo storico Trattato il più rapidamente possibile, non tra 10 anni, quando sarà troppo tardi».
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