Passero solitario: storia di una lenta estinzione

Chissà se Leopoardi avrebbe mai immaginato che un giorno il suo passero solitario avrebbe potuto rischiare l’estinzione.

Eppure è così: il passero domestico si sta avviando lentamente verso il declino fatale.

Il rapporto State of the World’s Birds, pubblicato qualche giorno fa, dipinge il quadro più preoccupante per il mondo naturale. Quasi la metà delle specie di uccelli del mondo sono a rischio di estinzione. Pur sottolineando ulteriormente che siamo nel mezzo di una crisi della biodiversità, il rapporto evidenzia anche le soluzioni critiche da adottare per salvare la natura. Le condizioni climatiche globali obbligano politica e investitori a impegnarsi su larga scala per evitare un disastro ambientale senza precedenti.

State of the World’s Bord è una relazione, elaborata ogni quattro anni, sull’andamento della popolazione degli uccelli nel mondo. Rispetto al rapporto del 2018, i dati sono davvero preoccupanti. Quasi la metà delle specie è in declino e una specie su otto è minacciata di estinzione.

Perchè rischiano l’estinzione?

Oltre a mettere in evidenza il drammatico declino degli uccelli, il rapporto delinea anche i fattori chiave che li guidano. In tutto il mondo, gli uccelli sono colpiti da una serie di minacce diverse, quasi tutte causate da azioni umane. L’agricoltura, sia per la sua espansione in habitat importanti sia per il crescente uso di macchinari e prodotti chimici man mano che si intensifica, è la principale minaccia per le specie di uccelli, con un impatto su almeno il 73% delle specie minacciate.

Dal 1980 ad oggi, in Europa, ciò ha comportato un calo di oltre il 50% dell’abbondanza di uccelli dei terreni agricoli del continente.

Il disboscamento e la gestione insostenibile delle foreste sono un’altra minaccia significativa. Ogni anno spariscono oltre sette milioni di ettari di foresta. Per capire bene, è come se sparissero contemporaneamente l’equivalente della superficie di tutte le isole del Mediterraneo, Creta, Malta, Cipro, Corsica, Sardegna e Sicilia, e questo ha un impatto su quasi la metà delle specie di uccelli minacciate nel mondo.

Il cambiamento climatico fa il resto, influenzando inesorabilmente anche le specie migratorie.

Le mutate condizioni climatiche, gli incendi e le siccità stanno colpendo il 34% delle specie minacciate ed è una stima destinata ad aumentare nei prossimi anni. A completare il quadro delle condizioni che incidono sul calo della popolazione di uccelli, anche le catture accessorie della pesca, lo sfruttamento eccessivo e le specie invasive, che già nel corso della storia sono state la principale causa di estinzione degli uccelli.

Un passero con il piumaggio marrone e bianco è appoggiato su un ramo

Passero solitario

Mestamente la metafora leopardiana ben si accompagna con il destino della specie dei passeri domestici. Solo nel Regno Unito la popolazione di questi uccelli è diminuita del 70% (fonte BTO – British Trust for Ornithology).

In Italia la situazione non è tanto diversa. La trasformazione degli ultimi vent’anni delle campagne, sempre più adattate a zone residenziali, ha contribuito molto alla diminuzione della presenza di passeri. Allo stesso tempo, l’intensificazione degli allevamenti e delle pratiche agricole, a discapito di prati fioriti e siepi, hanno modificato profondamente il paesaggio, trasformando l’habitat naturale degli uccelli in zone inospitali. A questo si aggiungono il massiccio uso di pesticidi che provoca l’inesorabile morte da avvelenamento dei volatili.

La scarsa possibilità di reperire cibo per via della carente disponibilità di fonti alimentari fa si chè gli uccelli non nidifichino e non si riproducano.

Per la Lipu (Lega italiana protezione uccelli) le perdite si aggirano tra gli 8 e i 14 milioni di volatili appartenenti a 41 specie di uccelli.

Passerotto non andare via…

Un giorno, non troppo lontano, il canto degli uccelli potrebbe diventare solo un ricordo lontano. Il loro cinguettìo è simbolo della primavera e presto potremmo non sentirlo più.

Una piccola curiosità: lo sapete che il passero è il primo animale che comunica con la complessità del linguaggio umano?

I biologi hanno scoperto che i passeri usano il canto per scopi differenti e varia da specie a specie. Lo studio effettuato dai ricercatori della Duke University e della University of Miami, si chiama long-distance dependencies e ha evidenziato che i passeri, proprio come gli umani, scelgono i brani da cantare in sequenze diverse per offrire performance sempre più interessanti per corteggiare le femmine.

Hanno un vero e proprio repertorio di canti e li intonano in sequenza. Non propongono la stessa melodia prima di aver finito tutta la loro “scaletta”. Una sorta di “bis”, che ripropongono ai più attenti ascoltatori. Inoltre, sono in grado di proporre sequenze diverse ad ogni esibizione, senza dimenticare un pezzo.

La prossima volta che sentite un passero cantare, prestate un orecchio più attento. Vi meraviglierete.

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”