Jackson Pollock, la CIA, il MoMa. Come l’America ha influenzato l’arte contemporanea

Oramai è abbastanza risaputo che l’arte di Jackson Pollock e il suo ruolo nell’espressionismo astratto americano siano stati promossi e utilizzati dal Museum of Modern Art (MoMA) e, in modo più controverso, tramite un sostegno occulto, dalla CIA, dando luogo, così, allo sfruttamento dell’opera di Pollock per fini culturali e politici durante la Guerra Fredda, mostrando come l’arte possa diventare un potente strumento di politica culturale.

In breve il MoMA ha riconosciuto il valore artistico e innovativo di Pollock. La CIA ha visto nell’arte moderna un’opportunità per dimostrare la superiorità culturale e ideologica degli Stati Uniti. Questo intreccio di arte, politica e propaganda rimane uno degli episodi più affascinanti e controversi della storia dell’arte contemporanea.

bandiera CIA – foto licenza CC

Il MoMA e la Promozione di Jackson Pollock

Fondato nel 1929, il MoMA gioca un ruolo chiave nella diffusione dell’espressionismo astratto, un movimento artistico che rappresenta una rottura con le tradizioni figurative del passato. Grazie alla guida di figure come Alfred H. Barr Jr. e Nelson Rockefeller, il museo organizza numerose esposizioni per esaltare questo nuovo movimento artistico, contribuendo a legittimarlo come corrente dominante. Frances Stonor Saunders, storica e autrice afferma infatti che “L’arte astratta americana è stata una delle armi più potenti della CIA nella guerra culturale”.

i Guardiani del segreto di Polloock

Le mostre usate come simbolo americano di libertà e progresso

Una delle mostre più significative è stata “14 Americans” del 1946, che include varie opere di Pollock. Ma non basta, il MoMa non solo acquisisce diverse opere di Pollock, ma facilita anche la pubblicazione di libri e articoli che lodano il lavoro di Jackson Pollock incrementando così la sua visibilità e il suo prestigio. Nasce quindi dal nulla una narrativa che presenta l’espressionismo astratto come una forma d’arte radicalmente nuova e profondamente americana.

Un’ altra mostra emblematica è “The New American Painting”. Sempre organizzata dal MoMA e portata in tournée in Europa dal 1958 al 1959. Anche in questa esposizione opere di Pollock e di altri espressionisti astratti che presentano l‘arte americana come un simbolo di libertà e progresso in contrapposizione al realismo socialista sovietico, percepito come rigido e restrittivo.

Jackson Pollock a 28 anni foto di repertorio - licenza CC
Jackson Pollock a 28 anni foto di repertorio – licenza CC

Jackson Pollock e l’Espressionismo Astratto dal drip all’action painting

Jackson Pollock, nato nel 1912 a Cody, Wyoming, diventa, in questo modo, una figura di spicco di questa nuova corrente. La sua tecnica unica di sgocciolamento e versamento della vernice sulla tela, spesso posizionata a terra, rivoluziona l’approccio tradizionale alla pittura. Pollock diventa celebre quindi per il suo stile di pittura “drip”. Questo metodo permette all’artista di muoversi liberamente intorno alla tela, creando un’opera in cui ogni parte del dipinto è accessibile da ogni angolo. Elimina l’uso di cavalletto, pennello e persino la mano dell’artista come strumento diretto, conferendo un carattere dinamico e spontaneo alla sua opera.

Jackson Pollock durante un driping- foto Governo delle Canarie

Action Painting

Il termine “action painting” è stato coniato dal critico Harold Rosenberg per descrivere il lavoro di Pollock e di altri artisti espressionisti astratti. L’azione del dipingere è considerata tanto importante quanto il risultato finale. Pollock trasforma l’atto della pittura in una performance fisica, dove il movimento del corpo e l’energia creativa sono impressi sulla tela. Pollock stesso descrive il suo processo creativo come spontaneo e intuitivo. Affermando che “il pittore moderno non può esprimere questa era – l’aeroplano, la bomba atomica, la radio – con le vecchie forme del Rinascimento o di qualsiasi altra cultura passata” .

Jackson Pollock Blue Poles Number 11, 1952 1952
© Jackson Pollock, 1952/ARS. Licensed by VISCOPY, Sydney 2002
Jackson Pollock Blue Poles Number 11, 1952 1952
© Jackson Pollock, 1952/ARS. Licensed by VISCOPY, Sydney 2002

La CIA e la Guerra Fredda Culturale

Assistiamo dunque, durante la Guerra Fredda, da parte degli Stati Uniti alla ricerca di affermazione della propria superiorità non solo attraverso la forza militare e l’influenza politica, ma anche tramite la cultura. La CIA, attraverso il suo ufficio denominato International Organizations Division, gioca un ruolo cruciale nella promozione dell’arte moderna americana come strumento di propaganda.

Anche il Congress for Cultural Freedom nasce per volere della CIA come un’ organizzazione culturale che sponsorizza artisti, intellettuali e accademici. Organizza mostre d’arte, conferenze e crea pubblicazioni che promuovono l’arte moderna americana in Europa e oltre. L’ obiettivo è molto chiaro: dimostrare che la creatività e la libertà artistica prosperano negli Stati Uniti, a differenza dell’Unione Sovietica.


Courtyard - Flickr - The Central Intelligence Agency (2).jpg
Courtyard – Flickr – The Central Intelligence Agency foto licenza CC

Dalle Organizzazioni culturali a Rockfeller

Questo sostegno avviene, da parte della CIA, in modo indiretto. Sia tramite organizzazioni di facciata come il CCF sia attraverso altri canali come il multimiliardario Nelson Rockefeller, uno dei principali sostenitori del MoMA, con strettissimi legami con la CIA. Tutto questo per evitare che gli artisti, molti dei quali avevano simpatie di sinistra, scoprissero di essere utilizzati come pedine nella guerra culturale.

Frances Stonor Saunders, nel suo libro “The Cultural Cold War: The CIA and the World of Arts and Letters”, ha dettagliato come la CIA abbia segretamente finanziato il MoMA e altre istituzioni culturali per promuovere l’arte americana all’estero .


Nelson Rockefeller 1968 presidential campaign. foto bianco nero mentre su un auto scoperta stringe la mano licenza CC
Nelson Rockefeller 1968 presidential campaign. foto licenza CC

Tesi e Controversie sull’uso di Jackson Pollock da parte delle CIA

L’uso di Jackson Pollock e dell’espressionismo astratto da parte del MoMA e della CIA ha suscitato numerose controversie e dibattiti tra storici dell’arte e critici come ben spiegato da Steven Naifeh e Gregory White Smith nel libro Jackson Pollock: An American Saga.

Promozione Consapevole. Una tesi sostiene che il MoMA, pur essendo un’istituzione culturale, fosse consapevole del ruolo propagandistico che stava giocando. Questa tesi suggerisce che curatori e amministratori del museo fossero complici nella strategia della Guerra Fredda culturale, utilizzando l’arte moderna come un’arma ideologica contro il comunismo.

giardino del MoMa NY licenza CC
giardino del MoMa NY licenza CC

Manipolazione Occulta. Un’altra interpretazione suggerisce che molti artisti e curatori non fossero consapevoli del sostegno della CIA, prendendo ad esempio a citazione di Alfred H. Barr Jr. direttore del MoMA. “La libertà di espressione dell’artista è essenziale per la cultura e la democrazia”. Questo approccio occulto permetteva quindi alla CIA di utilizzare l’arte come strumento di propaganda senza compromettere la credibilità degli artisti.

Mosca Cremlino foto licenza CC

Coincidenza Storica. Alcuni storici dell’arte ritengono che la promozione dell’espressionismo astratto sia avvenuta principalmente per meriti artistici, con l’influenza della CIA che ha semplicemente amplificato un movimento già in ascesa. In questa visione, il successo di Pollock e degli altri espressionisti astratti è visto come una coincidenza storica che si allineava con gli interessi geopolitici degli Stati Uniti.

Insomma, in amore e in guerra tutto è lecito, pare anche per la CIA.

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte e Cultura. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla realizzazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva. Cura dal 2024 la.promozione della fondazione Sergio Bonfantini e dal 2021 la promozione della Fondazione Carlo Bossone. .Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “ del dottor Ravazzani. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Ha curato per il Comune di Collegno 2 mostre d'arte di respiro nazionale nel 2021 e nel 2022 con circa 90.000 visitatori. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".