Punture di medusa? Niente paura: rimedi e errori da evitare

Le meduse sono creature antiche, trasparenti, quasi ipnotiche. Ma basta un tuffo, un contatto fortuito con quei filamenti urticanti, e inizia la tragedia. Bruciore, prurito, arrossamento e poi la scena da commedia italiana: chi consiglia di urinarsi addosso, chi corre a raccogliere sabbia bollente, chi si improvvisa killer di meduse con bastoni, retini e vendetta. È il momento in cui serve sapere davvero cosa fare e cosa non fare quando si viene punti. Soprattutto, cerchiamo di fare ordine tra rimedi che funzionano, leggende da dimenticare e qualche informazione utile anche per evitare guai con la legge.

Quanto dura il fastidio dopo una puntura di medusa?

Il dolore iniziale può sembrare esagerato, ma nella maggior parte dei casi si riduce nel giro di poche ore. Quello che può durare più a lungo è il prurito, a volte persistente per un paio di giorni. In alcuni casi, la pelle resta segnata da un alone o da una linea rossa per una settimana o più. Nulla di grave, ma fastidioso. Il tutto dipende dalla sensibilità individuale, dal tipo di medusa e — diciamolo — da quanto male si gestisce il primo soccorso. Perché se invece di usare acqua di mare si passa direttamente a sabbia, ammoniaca o limone (giuro, li ho visti usare), si può peggiorare tutto, allungando i tempi di guarigione e portandosi a casa un bel ricordo della vacanza.

Quanto è pericolosa una puntura di medusa?

Nel Mediterraneo, la maggior parte delle punture di medusa non rappresenta un pericolo grave per la salute. Si tratta quasi sempre di un’irritazione superficiale, dolorosa sì, ma localizzata. Detto questo, ogni corpo reagisce a modo suo, e in rari casi possono esserci reazioni allergiche serie. Se una persona inizia ad avere difficoltà respiratorie, capogiri, nausea o gonfiore esteso, non è più una questione da affrontare con creme e impacchi: si chiama il 118 e si va al pronto soccorso. Più che la medusa in sé, è la risposta del corpo a far la differenza. In particolare, nei bambini, nei soggetti allergici o se la zona colpita è molto estesa, meglio non minimizzare. Una reazione sistemica può trasformare una scocciatura in un’urgenza.

Cosa fare con una puntura di medusa

La prima cosa è: niente panico. Uscire dall’acqua con calma è già un buon inizio. Poi serve osservare la pelle: ci sono tentacoli attaccati? Se sì, vanno tolti, ma non con le mani nude. Usa una tessera rigida, tipo quella del supermercato (finalmente utile), o qualcosa di simile. A questo punto bisogna sciacquare bene l’area con acqua di mare. Non dolce. L’acqua dolce può far esplodere le cellule urticanti rimaste, liberando altro veleno. Lo so, è controintuitivo, ma l’acqua del rubinetto peggiora le cose. Una volta pulita la zona, si può applicare un gel al cloruro d’alluminio, oppure un impacco freddo (sempre acqua di mare o ghiaccio avvolto in un panno).

Farmaci da banco come antistaminici o ibuprofene aiutano se il prurito o il dolore sono forti. Ma attenzione: non serve mettere tutto quello che si trova in farmacia. E soprattutto, non si improvvisa con rimedi da leggenda metropolitana: niente urina, niente limone, niente sabbia calda, niente ammoniaca. Funzionano solo nei film (di serie Z).

Cosa non fare mai (anche se lo dice lo zio)

Quando succede una puntura, il primo istinto è agire. Il problema è che spesso si agisce male. Soprattutto se intorno si formano i classici “consigliatori da spiaggia”, quelli che partoriscono rimedi mai testati neanche su un pupazzo. Il primo errore clamoroso è usare acqua dolce. “Ma come, l’acqua è acqua!”. No. L’acqua dolce fa scoppiare le nematocisti ancora integre (quelle che rilasciano il veleno), e quindi aggrava la situazione. Poi c’è l’intramontabile leggenda urbana dell’urina: a meno che tu non sia nel casting di un reality estremo, evita. Non solo non funziona, ma rischi anche di infettare la zona. E ancora: sabbia calda, ammoniaca, limone, alcool, disinfettanti spray da borsetta: tutto materiale da evitare.

Sono pratiche che irritano la pelle e prolungano i sintomi. Alcuni, poi, tentano di grattarsi con le unghie o sfregarsi con l’asciugamano: altro errore, perché si diffonde il veleno e si rischia di creare microabrasioni. E vogliamo parlare di chi prende un bastone e va a “vendicare” il bagnante colpito, abbattendo la prima medusa che passa? A parte che non serve a nulla, è anche reato, ma ne parleremo tra poco.

Cosa mettere su una puntura di medusa?

Qui si va sul pratico. Dopo aver pulito bene la pelle con acqua di mare e rimosso eventuali residui (sempre con oggetti rigidi, mai con le mani nude), si può passare alla fase due: lenire. Uno dei rimedi più efficaci è il cloruro d’alluminio, che si trova in gel o spray in qualsiasi farmacia, spesso usato anche per le punture di zanzara. Aiuta a bloccare la reazione cutanea e riduce prurito e gonfiore. In alternativa, anche una crema al cortisone o un antistaminico topico possono dare sollievo.

 Se non si ha nulla di tutto questo, un impacco con acqua calda (non bollente, ovviamente) può aiutare a disattivare i residui urticanti: 40–45 °C per 15–20 minuti. I farmaci da banco come ibuprofene o paracetamolo vanno bene per il dolore, ma ricordiamoci che non fanno miracoli: la cosa più importante è non infiammare ulteriormente la pelle con esperimenti. E no, il dentifricio non funziona.

Anche una medusa spiaggiata e apparentemente secca può conservare ancora tentacoli urticanti attivi. Quindi, niente selfie toccando la medusa con il piede, niente “guarda che figata” mentre la sollevi con una paletta.

Come evitare di farsi pungere da una medusa?

Anche se sembra impossibile, qualcosa si può fare. Prima di tutto, osserva l’acqua: se è torbida o piena di filamenti strani, meglio evitare il bagno. Le meduse non attaccano, ma ci si finisce addosso per caso. Se ci sono cartelli di avviso sulla spiaggia, fidati: non sono decorativi.

In alcune zone si può consultare online la mappa delle meduse segnalate, utile prima di organizzare il bagno all’alba per la foto Instagram. Per i più sensibili o per chi fa snorkeling, esistono mute leggere o magliette da mare a maniche lunghe che riducono l’esposizione della pelle.

Infine, la crema solare: anche se non è una barriera certificata contro le meduse, alcune protezioni fisiche (tipo quelle a base di ossido di zinco) creano uno strato utile. Certo, non è una corazza, ma aiuta. E come sempre: nuotare piano, non agitarsi, guardare dove si mettono le mani. Il mare è bello, ma bisogna entrarci con rispetto e con un po’ di attenzione.

Le domande più cliccate su Google

“Si può morire per una puntura di medusa?”
Rarissimo. In Italia quasi impossibile. Ma una reazione allergica forte può complicare le cose. Se una persona sviene, ha difficoltà a respirare o mostra sintomi strani, si chiama il 118. Sempre.

“Posso andare al mare il giorno dopo una puntura?”
Sì, ma copri bene la parte e occhio al sole: la pelle è sensibilizzata. Meglio usare una crema alta protezione e, se il prurito persiste, resta all’asciutto un giorno in più.

“Le meduse pungono anche se sono morte?”
Sì. Le cellule urticanti possono restare attive anche su meduse morte o tentacoli isolati. Non toccarle, nemmeno per gioco.

“Il bicarbonato funziona?”
Non con tutte le specie. Può aiutare con certe meduse oceaniche, ma nel Mediterraneo non è la prima scelta. Meglio usare cloruro d’alluminio, o aceto (solo per certe specie, come la Cubomedusa, che qui fortunatamente non si vede quasi mai).

“Cosa fare se mi punge una medusa mentre sono da solo?”
Stai calmo. Esci dall’acqua con tranquillità. Risciacqua la parte con acqua di mare, rimuovi eventuali residui con una tessera e applica qualcosa che lenisca il fastidio. Se i sintomi peggiorano, chiedi aiuto: sempre meglio farsi controllare.

Ma le meduse si possono toccare o pescare?

Assolutamente no. Né da vive, né da morte. Peggio ancora, niente scene da action movie con bastoni o retini per “difendere la famiglia”.

Sappilo: raccogliere, danneggiare o uccidere le meduse è un reato e le multe possono essere anche salate, e non stiamo parlando dell’acqua. Tutte le spiagge (anche la vostra), anche quelle libere, all’ingresso recano un cartello di avviso sulle regole da tenere in spiaggia e, tra queste, c’è anche il comportamento da tenere con la fauna marittima, compresi granchi, paguri e medusa.

Molti bambini, aiutati dai loro genitori, si impegnano nella cattura di questi animaletti marini. Un gioco “innocente” di interazione con il mondo animale che però può costare davvero caro poichè rientra nei reati del Codice Penale.

Non si tratta quindi solo di infrangere il codice civile e incorrere nella sanzione pecuniaria che può arrivare fino a 30mila euro, ma di violare un articolo del codice penale che prevede la reclusione, quindi il carcere, da 3 a 18 mesi.

Lo dice l’articolo 544 bis e ter del nostro Codice Penale.

Art. 544 bis:”Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni“.

Art. 544 ter:”Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologicheè punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro“.

Le meduse fanno parte dell’ecosistema marino: sono cibo per tartarughe e altri animali, regolano gli equilibri biologici e sì, anche se ci sembrano inutili e urticanti, hanno un ruolo. Quindi evitiamo di trasformare la spiaggia in un’arena di vendetta contro questi poveri invertebrati.

Foto copertina di Claudio Kirner da Pixabay

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Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”
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