Sardegna, isola dei settemila Nuraghi. Storie di uomini “domatori di pietre”.

Domatori di pietre. Questi erano gli uomini che 3500 anni fa hanno costruito i più di settemila nuraghi della Sardegna. Innalzati dagli stessi uomini che erano anche tessitori, agricoltori e allevatori. Popolazioni che, proprio per queste costruzioni, è impossibile definire poco evolute. Ad oggi si conosce molto poco ancora sull’epoca nuragica, ma la tecnologia scientifica moderna può aiutare che a interpretare ciò che la Sardegna e i nuraghi hanno da raccontare.

Nuraghe Funtana Ide – Sardegna (licenza CC9

Una costruzione a secco

Una tecnica di costruzione semplice: grandi pietre appoggiate le une sulle altre. Edifici che possono raggiungere altezze di oltre venti metri, con diametro alla base tra gli 8 e i 10 metri, e realizzati completamente “a secco”, quindi senza nessun tipo di legante. O meglio l’unico legante è l’equilibrio preciso che va a sfruttare il peso delle pietre. Man mano che si procede in altezza i filari di pietre si restringono progressivamente. Diminuisce anche la proporzione dei massi, che si fanno sempre più piccoli e meglio lavorati. La pietra è manovrata con tecniche a leva, oltre che con l’aiuto degli animali, di piani inclinati e interramenti. I nuraghi della Sardegna sono esemplari unici e mastodontici, opere di ingegneria preistorica che assumono un fascino molto coinvolgente.

resti di nuraghe in primo piano in sardegna con prato intorno
nuraghe Losa (licenza CC9

I nuraghi della Sardegna: un lavoro imponente e lungo anni

Non esiste un monumento uguale a un altro, ma sono tutti accomunati dall’assenza di una base per come la si intende oggi per le costruzioni moderne. Gli “ingegneri nuragici” poggiavano semplicemente le pietre sul terreno e, se le caratteristiche morfologiche lo permettevano inglobavano la roccia naturale. Questo creava stabilità. Un lavoro imponente, una catena di montaggio che doveva impiegare molte persone con un lunghissimo tempo di realizzazione: si pensa fino a dieci anni.

In alcuni casi il nuraghe è stato il riparo abitativo delle famiglie – spiega Riccardo Cicilloni, professore di Storia e Protostoria al Dipartimento di Lettere, Lingue e Beni Culturali dell’Università di Cagliari in un ‘intervista recente per ArcheoMagazine -. Ma studi territoriali hanno messo in evidenza che la funzione principale, prima ancora di quella difensiva, fosse di controllo del territorio. Un controllo che riguardava in maniera particolare le risorse economiche“. Troviamo quindi edifici civili (nuraghe Gianbasile a Sindia), signorili (Palazzo Zapata a Barumini) e ancor più frequentemente religiosi.

ingresso necropoli con sfondo un
necropoli di Filigosa (licenza CC)

I nuragici, un popolo di agricoltori e allevatori

I nuraghi sorgevano in prossimità di corsi d’acqua e più costruzioni imponenti sottolineavano, si pensa, l’importanza di un clan. Un gruppo di famiglie che volevano dar risalto alla propria potenza, definendo così una linea di confine sulla proprietà del territorio. Attraverso lo studio dei resti ritrovati all’interno dei nuraghi sappiamo che, molto probabilmente, i nuragici non erano un popolo dedito alla caccia, quanto piuttosto all‘allevamento e all’agricoltura. Infatti si sono trovati, all’ interno degli edifici ,resti botanici e altri resti riconducibili al consumo di ovini e caprini seguito da suini e bovini. Sono pochi gli elementi alimentari che raccontano del consumo di animali selvatici.

Capitava che vivessero dentro i nuraghi consumando cibi, macinando il grano, tessendo e accendendo fuochi continua il professor Cicilloni -. C’era anche chi era esperto nella metallurgia e addirittura, con studi recentissimi, abbiamo appurato che rivestissero le anfore con cera d’api. Questo al fine di renderle impermeabili e consone alla conservazione dei liquidi come il vino”. Prevalentemente si trovano, comunque, in posizione dominante o in prossimità di approdi lungo le coste. Di frequente sorgono anche nel mezzo di pianure.

costa della sardegna con nuraghe su promontorio
Nuraghe su una costa promontorio foto licenza CC

Le molte funzioni dei Nuraghi

La reale funzione delle costruzioni nuragiche della Sardegna è da secoli al centro di dispute. Le prime ipotesi sono di semplici torri oppure tombe monumentali. Poi, nel corso dei secoli sono stati considerati come case, ovili, luoghi sacri, tombe o osservatori astronomici. L’archeologo Ercole Contu sostiene, infatti, che  le torri isolate sarebbero state degli avamposti mentre i complessi più articolati delle fortezze.

Durante le numerose epidemie e pestilenze che affliggono la Sardegna durante il corso dei secoli, i nuraghi sono usati come ossari o luoghi di sepoltura collettiva. Un’altra ipotesi vede, in questi edifici, una funzione prevalentemente astronomica. Dei veri e propri osservatori disposti sul territorio secondo precisi allineamenti con gli astri, abitati da sacerdoti astronomi. Lo studioso Franco Laner, nel suo saggio Accabadora:tecnologia delle costruzioni nuragiche fornisce questa risposta. “L’interrogativo conseguente è questo: qual è la funzione dei nuraghi? A me la domanda pare assolutamente mal posta, perché non è logico chiedersi quale sia stata la funzione di S. Antine di Torralba e, ipotizzando una risposta, estendere la stessa funzione a Su Idili di Isili. Insomma non è possibile che settemila costruzioni diverse avessero tutte la stessa funzione“.

nuraghe santa barbara ben conservato
nuraghe santa barbara (licenza CC)

Dove vedere i Nuraghi in Sardegna

Se si è in Sardegna è quindi impossibile rinunciare alla visita dei nuraghi. A partire da quelli meglio conservati come Su Nuraxi a Barumini e Santu Antine a Torralba. E poi ancora Nuraghe Losa ad Abbasanta, Nuraghe Cuccarada a Mogoro e La Prisgiona ad Arzachena. Non da meno Su Mulinu a Villanovafranca o Genna Maria a Villanovaforru.

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".