Smart working e coronavirus: la parola diventa IL virus…informatico

Coronavirus diventa la parola chiave per nascondere il virus informatico e i soggetti presi di mira sono i dipendenti in smart working. Ma come funziona?

Il Coronavirus non ferma la deliquenza. Meno che mai quella informatica. In questi giorni , nel ricercare le vittime sembra aver sviluppato una genialità criminale, basandosi sulle stesse dinamiche utilizzate dalla sanità. Infatti, come per il Covid-19 c’è un paziente zero all’origine, anche per i cyber criminali diventa prioritario individuare un soggetto iniziale. Al resto ci pensa il “Dark Team”.

Dark Team

Sono cellule criminali che sono specializzate nell’individuazione e il coinvolgimento dei target nelle aziende. Se prima agivano tramite i ransomware, oggi l’occasione è ancora più ghiotta.

Con lo smart working, i dipendenti usano la rete di casa, primo grave pericolo. A volte, usano il proprio pc per lavorare e non uno aziendale che ha ovviamente dei filtri più efficaci. In tutti i casi, il traffico di e mail con gli ordini di lavoro è un flusso di dati immenso. Nell’80% dei casi, il nuovo agente virale diventa l’ allegato o il file di Microsoft Office, documenti Word e fogli di calcolo Excel.

Cos’è un virus

Forse oggi, anche i meno avezzi della materia possono capire cos’è e come gunziona. Il virus informatico è paragonabile ad un virus biologico. E’ un programma contenente una serie di istruzioni alcune finalizzate alla replicazione dell’intero programma. Qaundo entra nel soggetto ospite, in questo caso un computer, Praticamente il virus replica se stesso, proprio come un virus biologico.
Dopo la prima fase di riproduzione, il virus informatico comincia il suo lavoro che può avere l’obiettivo di distruggere o di bloccare e tutti sono egualmente pericolosi perchè sono epidemici.

Anche il virus informatico ha subito le sue evoluzioni.

Prima attaccavano solo i file eseguibili,quindi solo attraverso l’esecuzione fisica attraverso il clik sul file .exe per capirci,e la sequenza di istruzioni era sempre la stessa.

Ora esistono i Virus Mutanti con la capacità di cambiare innumerevoli volte il loro codice eseguibile, cioè la sequenza di istruzioni all’interno del virus stesso.E poi ci sono i Virus Extra Traccia che riescono a lasciare parte del loro codice sulle tracce dei dischi creati da loro.
In tutti questi casi, ovviamente, il riconoscimento per stringhe specifiche perde gran parte del suo significato.

E poi, ci sono i Virus delle Macro che si nascondono dentro i files documento come il Word e l’Excel.

Qualunque sia il virua, la sua diffusione avviene tramite files infetti e si trasmettono da un computer ad un altro e possono attaccare computers collegati fra loro in rete.

Smart working e cyber coronavirus: come funziona?

Marco Ramili, Amministratore Delegato di Yoroi dichiara all’Ansa:”il coronavirus è usato come tematizzazione per indurre gli utenti ad aprire allegati e cliccare su link malevoli. E il lavoro da remoto non aiuta perché i sistemi aziendali vengono bypassati e gli attaccanti hanno maggiore opportunità di fare breccia nel Pc di una vittima

Il gioco è semplice. Scegliere l’azienda, individuare un dipendente che lavora in smart working. Inviare una mail con un allegato relativo all’argomento coronavirus, che diventa il cavallo di troia dell’hacker.

Aspettare il clik del “paziente zero” ed entrare nel sistema aziendale. Una volta dentro, l’hacker si muove tranquillamente tra cartelle condivise e portali web interni. Una volta paralizzato il sistema informatico, chiedono un riscatto in bitcoin.

Ovviamente i settori più colpiti sono quello bancario e finanziario, i primi ad aver adottato il metodo smart working per continuare le loro attività, seguiti dal settore manifatturiero.

Quindi cari amici che lavorate in smart working, oltre al Coronavirus, fate attenzione a non essere asintomatici anche al cyber virus. Potreste essere proprio voi il “paziente zero” e il pericolo cibernetico per i vostri colleghi.

coronavirus il disegno, il simbolo del doc di microsoft ogìffice e il puntatore del mouse che lo indica
Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”