Serpente, dragone di giada, fiori di loto in un caleidoscopio di colori. Chi non è rimasto ammaliato da splendidi colori e forme tatuate magari su corpi mozzafiato. In Giappone questo genere di tattoo vengono chiamati IREZUMI: letteralmente inserire l’inchiostro. Eppure, in questo paese l’arte del tatuaggio, se pur raffinata e ancestrale, ( le prime forme in Giappone risalgono al VII Secolo), è davvero mal vista.
Oggi chi porta tatuaggi non può entrare in piscina, in palestra, alle Onsen (Terme). Vietato l’ingresso anche nei Ryokan (Hotel in stile Giapponese), perchè hanno spesso le Onsen. Difficoltà a volte in qualche ristorante, La storia del tatuaggio racconta del Giappone la sua parte ribelle e maledetta. Quella del popolo che con i tatuaggi si solleva contro i Samurai. O quella dei criminali medievali, tatuati a forza sulla fronte con la parola “cane” per essere riconoscibili tra la folla. Esprime una differenza tra i normali cittadini e gli emarginati. Disegnato dunque per essere esibito, in realtà , per i motivi scritti prima e non solo per quelli, nella società nipponica , il tatuaggioè diventato clandestino. E sono pochi, e considerati per certi versi “fuorilegge”, gli eventi in cui si possono mostrare liberamente.
Il tattoo degli Yakuza
Cerchiamo di capire il perchè. Nel XVIII secolo la Mafia giapponese, Yakuza, ne ha fatto un segno di riconoscimento. I delinquenti iniziano a tatuarsi con bellissimi disegni. Questa pratica per gli Yazuka diventa un vero e proprio simbolo di appartenenza. In questo stesso periodo l’impero quindi, mette al bando e dichiara fuorilegge i tatuaggi come chiaro segno di appartenenza alla criminalità. Ma ricoprirsi la schiena con un tatuaggio è una prassi ancora viva oggi tra gli appartenenti alla Mafia giapponese. Il classico disegno che copre tutta la schiena è probabilmente il motivo per cui gli Yakuza sono conosciuti in tutto il mondo
Nonostante la mentalità si sia evoluta e, anche in Giappone sia chiaro che il tatuaggio riveste oggi altri simboli, ancora oggi le persone che hanno i tatuaggi sono considerate appartenenti alla Yakuza o legate in qualche modo alla criminalità organizzata. Ma niente paura, questo discorso vale solo per i giapponesi: non si pensa la stessa cosa di un occidentale o Gaijin come viene da loro chiamato lo straniero. In ogni caso, i divieti sono presenti in percentuale maggiore in luoghi storici e di lunga data. I luoghi più recenti tendono ad essere più permissivi. Ma potrebbero comunque richiedere di coprire i tattoo all’ingresso dei Templi e delle palestre, mettendo una maglietta.
Gli orishi, i tatuatori che lavorano solo a “mano”
La legge che bandiva i tatuaggi è stata completamente revocata solo nel 1948, sotto l’occupazione statunitense. Da allora è iniziato un lungo processo di ritorno alla luce degli “horishi“, i tatuatori. Al centro dell’antica Tokyo, in un vicolo di un quartiere chiamato Sumida c’e ancora un salone all’antica riservato ai soli iniziati. Nessuna macchina. L’anziano tatuatore opera ancora come le tradizioni più antiche. A mano con uno stiletto di legno inserito nella pelle. Sono circa 100 mini incisioni al minuto. Un lavoro quasi di micro-ebanisteria che risulta estremamente doloroso. Anche perchè, con questa tecnica antica, per portare a termine un tatuaggio tradizionale ci vogliono anni, se non una vita di lavoro. Per questo motivo le epidermidi tatuate dei membri della yakuza morti avrebbero persino un mercato nero: merce da esposizione di alcune gallerie d’arte.
Un tipico tatuaggio, o irezumi come viene chiamato in Giappone, copre schiena, petto, braccia e gambe. Da tradizione, sul petto deve essere lasciata una parte centrale non tatuata. I temi scelti sono vari, e tra questi i più comuni sono le creature mitologiche, gli animali, i fiori le e piante, i personaggi tipici del folklore e della letteratura, Buddha e le divinità shintoiste.


Tattoo più diffusi tra gli Yazuka
Iniziamo con il drago, nella tradizione nipponica, è considerato alla stregua di una divinità capace di controllare l’acqua e per tale motivo amato e venerato. L’acqua, infatti, permetteva di irrigare i campi e senza una agricoltura fiorente la gente moriva di carestie. I draghi giapponesi sono facilmente distinguibili da quelli cinesi osservando gli artigli delle zampe: quelli giapponesi ne hanno 3, quelli cinesi ne hanno 4 o 5.
A ruota troviamo la carpa, che simboleggia la forza ed il coraggio. Si dice che chi porti questo motivo sul proprio corpo, abbia vissuto sulla propria pelle un’esperienza particolarmente dura e difficile. Secondo una leggenda, una carpa che riesce a risalire controcorrente il Fiume Giallo, superando i numerosi ostacoli e le difficoltà che incontra lungo la risalita, può raggiungere il “Cancello del Drago” e, una volta attraversatolo, trasformarsi in drago.
Nella tradizione della Yakuza, il tatuaggio di una tigre simboleggia il coraggio e la forza. In passato, questi grossi felini erano considerati delle creature mitologiche. Simboleggiavano la protezione contro le malattie, la sfortuna e i demoni.


Non solo significati negativi
Durante il periodo Edo (1600-1800, )però, il tatuaggio ha funzioni protettive o di buon auspicio. A Kyushu, i minatori si tatuano un drago come una sorta di talismano. In Hokkaido, le donne si tatuano il viso per difendersi dagli spiriti maligni. A Okinawa, sempre in quel periodo, le ragazze si tatuavano esclusivamente le mani, come simbolo di bellezza e maturità.
I tatuaggi, nel tempo, hanno rivestito però anche in Giappone, un carattere ,seppur macabro, di riconoscimento. Quasi tutte le persone che vivevano a contatto con il mare si coprivano il corpo di tatuaggi, questo perchè, in caso di annegamento il corpo si sarebbe gonfiato fino a far diventare i tratti per lo più irriconoscibili. L’unico sistema era riconoscerlo dai tatuaggi, che restano inalterati.
A tutt’oggi solo il due per cento della popolazione Giapponese è tatuata.