Vivian Maier – “In her own hands” – La mostra

12 ottobre 2019 – 12 gennaio 2020 PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI (Piazza Principe Amedeo 7 – Stupinigi – TO)

“Era eccentrica, forte, determinata, colta ed incredibilmente riservata. Indossava un cappello largo, un vestito lungo, un cappotto di lana, scarpe da uomo e un passo deciso. Una macchina fotografica intorno al collo ogni volta che usciva di casa. Faceva ossessivamente delle foto, ma non le mostrava mai a nessuno…”

Chi è Vivian Meier

VIVIAN MAIER, padre austriaco e madre francese, nasce a New York nel quartiere del Bronx il 1 febbraio del 1926. Mentre il padre abbandona ben presto la famiglia, Vivian trascorre gran parte della sua giovinezza in Francia con la madre Marie e l’amica Jeanne Bertrand, fotografa e scultrice affermata. Torna dagli Stati Uniti nel 1951 ed intraprende la carriera di bambinaia, mestiere che farà per tutta la vita.

Ma Vivian ha un grande passatempo: la fotografia! Una passione bruciante che, in cinque decadi, le fa scattare oltre 100.000 foto, molte delle quali tra Chicago e New York. Negativi, filmati, registrazioni audio, scorci di vita quotidiana, che rappresentano una delle più affascinanti finestre sulla vita americana nella seconda metà del ventesimo secolo.

Scatta compulsivamente, ma non mostra mai a nessuno le sue foto, come se fossero il suo segreto, il suo mondo intimo e privato.

Vivian, un’anima unica

Uno spirito libero e curioso, una donna indipendente che decide di rimanere sola e senza particolari amicizie per tutta l’esistenza; dedita ai Gensburgs, ricca famiglia di Chicago di cui alleva i tre figli, trovandosi poi in povertà quando i ragazzi crescono.

Non potendo più pagare l’affitto di casa, è costretta a cedere i propri bagagli di ricordi: scatole contenenti tantissime cianfrusaglie collezionate negli anni, da cappelli a vestiti, da scontrini ad assegni, fino alle fotografie. Che John Maloof, giovane americano immobiliarista, compra nel 2007 ad un’asta, per soli 380 dollari, trovando centinaia di negativi e rullini ancora da sviluppare.

Così, mentre nel 2008 Vivian batte la testa scivolando su una lastra di ghiaccio nella downtown Chicago, si aggrava rapidamente e muore nell’aprile del 2009, il mondo viene a conoscenza del suo immenso lavoro e della sua arte, di quel “teatro di vita”, recitato davanti ai suoi occhi, che ha saputo catturare in momenti diventati epici.

La mostra

La mostra è organizzata dall’Associazione Culturale Dreams, con il coordinamento operativo di Next Exhibition.

Racconta in oltre cento opere, selezionate dalla curatrice Anne Morin, la vita quotidiana americana vista con gli occhi di una sublime fotografa che per tutta la vita non si è mai considerata tale.

La mostra è divisa in cinque aree.

Self-portrait

Ritratto in bianco e nero di Vivian Maier, con macchina foografica in mano. Indossa un cappello,e sullos fondo la città
Vivan Maier

Nell’era del selfie con il cellulare alla ricerca della posa perfetta, possiamo affermare che la Maier ha decisamente anticipato i tempi, come precorritrice dello scatto ad immortalare se stessa. Vivian si posiziona davanti alle vetrine dei negozi o davanti allo specchio e scatta, mostrando il suo sguardo impenetrabile, ma dagli occhi sempre attenti ritratti, dettagli, città e filmati Super 8.

Ritratti

Specialmente nell’area ritratti si percepisce il bagaglio culturale che l’artista ha accumulato negli anni grazie ai suoi tanti viaggi alla ricerca dell’ “esotico, con particolare dettaglio alle classi meno abbienti in cui si identifica.

Dettagli

foto in bianco e nero di Vivia Maier, due mani che si intreccano tra un uomo e una donna, voltati di schiena

Dalle scarpe laccate col tacco, a due mani di amanti che si intrecciano, passando per un’acconciatura particolare: lo sguardo attento della Maier si posa intuitivamente su un soggetto, lo segue e ne cattura i dettagli.

Città

Gli scorci di città: dai cantieri in costruzione ai grattacieli, dalle vie con i negozi e con le insegne dei ristoranti al quartiere dei teatri…

Filmati super 8

I bauli trovati da Maloof sono pieni, oltre che di pellicole ancora da stampare, dei cosiddetti filmati super 8 che consentono di seguire il movimento dell’occhio dell’artista. Anche in questo caso l’approccio al mondo che la circonda è discreto e silenzioso: la macchina non si muove, ma sta fissa su un soggetto che invece si muove e quindi narra se stesso. Il film contempla, come nel caso delle pecore che procedono lente verso i mattatoi di Chicago oppure documenta, come nel caso dell’arresto di un uomo da parte della polizia

Area didattica

Un’area didattica completerà il percorso espositivo dando la possibilità di approfondire molte tematiche relative al mondo della fotografia, della composizione dell’immagine e soprattutto della componente artistica dell’atto fotografico creativo.

Alla Palazzina di Caccia di Stupinigi sarà presente lo stesso modello di macchina fotografica utilizzata dalla Maier e la riproduzione di una camera oscura.

Uno staff specializzato ed un team di esperti coordineranno i laboratori didattici mirati alla comprensione più profonda del mondo di Vivian e di quello fotografico in senso più ampio.

Info e biglietti

I biglietti sono acquistabili in prevendita presso il circuito TicketOne

Durante i giorni e gli orari di apertura della mostra sarà possibile acquistare i biglietti anche direttamente al botteghino, senza costo di prevendita, presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, in Piazza Principe Amedeo 7 a Nichelino (TO).

Per ulteriori informazioni o prenotazioni contattare la biglietteria di Next Exhibition srl

Ufficio stampa: Lara Martinetto – Dimensione Eventi

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”