Multe, Regioni e Parlamento al centro dell’annuncio di Conte del nuovo DPCM Coronavirus
Un decreto legge che riordina tutto quella che è la disciplina dei provvedimenti adottati, cioè quanto deciso fino ad oggi. “Con i DPCM abbiamo uno strumento flessibile che consente di dosare le misure di contenimento in funzione della diffusione di contagio” esordisce Conte nella sua ennesima, ma utile diretta.
Conte nuovo DPCM Coronavirus
Dicamo che l’annuncio di Conte del nuovo DPCM Coronavirus, più che aggiungere ulteriori restrizioni, aggiusta qualcosina qua e la, ma soprattutto serve a fare chiarezza su alcuni punti confusi o di facile fraintendimento, vedi ordinanze delle regioni, vedi partecipazione del Parlamento alle decisioni del Governo.
Pertanto, dopo aver ringraziato i cittadini che osservano con attenzione le prescrizioni previste, ha riconosciuto che la grande maggioranza dei cittadini si sta conformando a queste nuove regole che hanno trasformato il nostro stile di vita. Un ulteriore ringraziamento è andato anche alle forze dell’ordine che stanno operando su tutto il territorio nazionale.
Cerchiamo di capire i punti essenziali del discorso del Premier Giuseppe Conte, che, in buona sostanza riguarda multe, Regioni e Parlamento.
Le MULTE
“Abbiamo introdotto una sanzione, una multa che va da 400 euro a 3000 euro secondo le multe proprie che tutti conosciamo. D’ora in poi si sostituisce questa sanzione pecuniaria“. Quindi multe salatissime per chi trasgredisce al codice della strada “ma non c’è il fermo amministrativo“, conclude Conte.
Questo, non perchè si vuole rimpinguare le casse, ma prchè in giro ci sono i “fast&furious” del caso, visto che le strade sono deserte. Quindi attenzione. Le multe per chi esce senza motivi validi diventano pesanti.
Le Regioni
“Lasciamo che i presidenti delle regioni possano adottare misure ristrettive più severe rispetto a quelle date dal governo. Abbiamo un ordinamento su base regionale, in particolare la sanità è di competenza regionale“. Sostiene Conte. “Facciamo sforzi per supplire alle carenze delle strutture ospedaliere e facciamo di tutto per rinforzarle”. Ma Conte mette bene in chiaro un concetto: “la competenza regionale sulle misure restrittive deve essere dello Stato“.
Questo significa che il decreto nazionale annulla e sostituisce quanto deciso per esempio dalle regioni Piemonte e Lombardia per la chiusura di alcune attività professionali. D’altro canto, le regioni più colpite possono introdurre misure ancora più restrittive purché convalidate con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Il Parlamento
Un’attenzione particolare è per la regolamentazione dei rapporti tra l’attività del Governo e del Parlamento, in modo che si vada a riferire ogni 15 giorni sulle misure adottare e che anche il parlamento possa seguire tutte le misure poste in essere dal governo.
La scadenza del 31 luglio
In un nostro precedente articolo avevamo pubblicato il decreto legge del 31 gennaio, dove si annunciava lo stato di emergenza e vi invitavamo a prenderne atto e a riflettere e vi invitiamo nuovamente a rileggerlo bene e a trovare spunti di riflessione. Purtropo le persone apprendendo questa notizia, hanno solo visto la scadenza del 31 luglio come data del “libera tutti” e ovviamente, sono andati in panico. Non è questo il punto di riflessione. Ovviamente non sarà così.
Conte dice che si è creata discussione e dibattito sul fatto che l’emergenza sia prorogata fino al 31 luglio. Nulla di vero, o meglio, ciò non significa che queste misure in atto oggi restino in vigore fino al 31 luglio. Questo è lo spazio dell’ emergenza ipotizzato al momento del primo decreto. La morsa di queste misure sarà allentata ben prima della scadenza ipotizzata all’inizio. Auguriamoci che questo stesso stile di vita migliori proprio in funzione di quanto abbiamo potuto riflettere in questo periodo.
L’onda del contagio
Certo che usciremo prima del 31 luglio, e certo che riprenderemo la nostra vita fuori casa prima del 31 luglio, ma dobbiamo considerare l’onda internazionale di contagio. Ci sono paesi che cominciano solo ora ad avere a che fare con l’epidemia e che condivideranno la nostra stessa sorte. Certo, L’ Italia rappresenta il prototipo su cui basarsi in merito alla gestione dello stato di emergenza. E quando da noi l’onda sarà in calo o del tutto passata, in altri parti del mondo sarà al massimo picco. Perciò va da sè che non tutto potrà essere come prima per ancora un bel pò.
Infine il Premier, dopo aver esaustivamente chiarito in merito a multe, regioni e parlamento, risponde a chi chiede in merito alla possibilità di eventuali scioperi, che questo non è davvero il momento di aggravare il già fragile equilibrio economico. “In questa fase il Paese non se lo può permettere, neanche i benzinai. Confido che questi annunci possano rientrare“, afferma Conte.