L’ingresso della tecnologia nell’arte ha generato molti interrogativi all’interno della comunità artistica sulla creatività, sullo stato attuale dell’arte e sulla sua finalità. Arte e Intelligenza Artificiale sono al centro di dibattiti culturali che si svolgono in tutto il mondo con opinioni anche contrastanti.


Arte e Intelligenza artificiale se ne parla già dal 2018
Già nel gennaio 2018, presso l’Okinawa Institute of Science and Technology, in Giappone, la mostra “Arte ed estetica dell’intelligenza artificiale”, si poneva la seguente domanda: l’intelligenza artificiale potrebbe davvero produrre arte? Una sezione di questa mostra esponeva opere generate da sistemi di intelligenza artificiale, come la serie Deep Rembrandt. Una sequenza composta da immagini di dipinti di Rembrandt reinterpretati dagli algoritmi del sogno profondo dell’azienda Google. Gli algoritmi utilizzati per queste opere erano programmati in base all’estetica umana per sottolineare il fatto che l’intelligenza artificiale è al servizio dell’uomo.


L’Intelligenza Artificiale e l’autonomia del giudizio estetico
Nessuna intelligenza artificiale è stata ancora in grado di generare arte con una propria intenzione ed estetica, e ci sono dubbi se sarà mai in grado di farlo. In pratica per fare veramente arte, l’intelligenza artificiale dovrebbe avere sufficiente autonomia per stabilire i propri criteri estetici, senza alcuna interferenza da parte dell’uomo. La macchina dovrebbe fare “arte per l’arte”, ma astrarre i processi di formazione del giudizio estetico sotto forma di algoritmo non è un compito semplice.
Un artista acquisisce questo senso nel corso della sua vita, evolvendo i suoi criteri e la sua poetica. Riuscirà quindi un giorno l’intelligenza artificiale ad avere un’autonomia creativa paragonabile a quella di un artista umano?


DeepDream
Facciamo un passo indietro nel tempo. Il primo programma di elaborazione dell’immagine nasce nel 2015 ad opera dell’ ingegnere di Google Alexander Mordvintsev, e si chiama DeepDream. La tecnologia dell’epoca trovava e potenziava degli schemi all’interno di immagini tramite una pareidolia (cioè somiglianza con forme viventi) algoritmica, creando effetti allucinogeni. I risultati, infatti, includevano un po’ dappertutto forme e colori psichedelici che sembravano usciti da (di qui il nome) un sogno.
DeepDream è stato utilizzato per il video musicale di Foster the People per la canzone ” Doing It for the Money “. Il codice di Deep Dream venne chiamato “Inception” dall’omonimo film di Cristopher Nolan del 2010.


Le opinioni in positivo del binomio Arte e Intelligenza Artificiale
“Il fatto che la tecnologia si stia inserendo nell’arte non la porterà ad essere diversa da quello che è sempre stata – così dichiara il CEO di Incarnate Games Inc , Jason M. Allen -. Gli artisti che hanno segnato una svolta nel corso della storia sono sempre stati criticati, prendiamo Pablo Picasso. Considerato schizofrenico e satanico da Carol Young, oggi è uno degli artisti più famosi al mondo. Claude Monet, responsabile del movimento impressionista, fu criticato per “mancanza di tecnica” e Vincent Van Gogh fu considerato un dilettante. Conosciamo tutti questi artisti perché oggi sono famosi. Anche se penso che l’intelligenza artificiale non cambierà completamente l’arte, penso che in futuro guarderemo indietro e riconosceremo che è stata molto significativa”.
Tra i sostenitori dell’Intelligenza Articiale abbinata all’arte anche l’artista e filosofo italiano Francesco d’Isa, che ha pubblicato immagini e storie realizzate con il software Midjourney sulla propria rivista L’Indiscreto. Secondo d’Isa, tecnologie come quelle attuali dovrebbero essere considerate solo ed esclusivamente come strumenti. Come una macchine fotografica che ritrae ciò che è l’occhio del fotografo a vedere.


E quelle in negativo
L’artista portoghese Guedo Gallet preferisce un approccio diverso. “La tecnologia rende pigre le persone e i loro ragionamenti. L’inserimento della tecnologia di per sé non è un male, ad esempio quando hanno sostituito la pittura ad olio con l’acrilico, quello è stato un progresso, ma un dipinto acrilico non è un dipinto ad olio, quindi la tecnologia aiuta e facilita? Senza dubbio, ma cosa si perde quando si smette di usare i pennelli e si comincia a usare le macchine?”.


Il panorama attuale
Nell’ottobre 2018, un’opera d’arte di Edmond de Belamy, creata con l’aiuto di un algoritmo intelligente, è stata venduta all’asta da Christie’s per 432.500 dollari presso la casa d’aste Christie’s. Oggi il web propone centinaia di siti che, tramite l’uso dell’AI propongono facili modi per creare arte e immagini. Uno per tutti Artbreeder (allevatore d’arte) che in nome dello slogan “Crea come mai prima d’ora” ha circa 10 milioni di utenti che, sfruttando un database di 250milioni di immagini, creano personaggi, opere d’arte e altro ancora con molteplici strumenti, basati sull’intelligenza artificiale.
L’accoppiata arte e Intelligenza Artificiale inoltre solleva la questione dei diritti d’autore. A chi appartengono? All’azienda che ha prodotto il software? All’utente che ha digitato il comando per la produzione dell’immagine? Oppure, per una parte infinitesimale, ai miliardi di artisti autori delle immagini incluse nel dataset utilizzato come fonte di “ispirazione” dall’ Intelligenza Artificiale?
Boris Edalgsen
Boris Edalgsen è un fotografo che ha fatto molto scalpore quest’anno. E’ salito alla ribalta, infatti, quando ad aprile ha rifiutato il Sony World Photography Award 2023 dichiarando che la sua opera Pseudomnesia: The Electrician era frutto dell’Intelligenza Artificiale. Edalgsen ha ammesso di aver utilizzato l’immagine per creare una discussione sul futuro della fotografia.


“Le immagini e la fotografia basate sull’intelligenza artificiale non dovrebbero competere tra loro in un premio come questo”, ha continuato. “Sono entità diverse. L’intelligenza artificiale non è la fotografia. Pertanto non accetterò il premio”. Dopo questa incredibile bordata alla Sony l’’Organizzazione Mondiale della Fotografia ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma: “Non sentiamo più di essere in grado di impegnarci in un dialogo significativo e costruttivo con lui”
“Amo la fotografia, amo generare immagini con l’intelligenza artificiale, ma ho capito che non sono la stessa cosa. Uno scrive con la luce, l’altro scrive con suggerimenti. Sono connessi, il linguaggio visivo è stato appreso dalla fotografia, ma ora l’intelligenza artificiale ha una vita propria. Se la gente vuole tacere e non parlarne, è sbagliato”. Commenta Edalgsen
L’arte avrà un nuovo significato con l’Intelligenza Artificiale ? Sì, avrà sempre un nuovo significato.
Ma la vera domanda che dobbiamo farci forse è: l’arte perderà significato?
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