Luigi Pirandello, il dramma familiare nelle nebbie della follia.

“Antonietta Portulano, moglie di Luigi Pirandello, è affetta da delirio paranoide, che la rende pericolosa per sé e per gli altri in primo luogo per la sua famiglia”. Così si legge nel certificato medico redatto dal dottor Ferruccio Montesano dell’Università di Roma, il giorno dell’ingresso della donna in sanatorio, l’11 gennaio 1919. Ne uscirà da morta solo quarant’anni dopo, nel 1959.

Sul dramma della follia della moglie il silenzio di Luigi Pirandello è sempre stato totale. Un dramma che si è consumato e lo ha consumato per innumerevoli anni. Un dramma che sopraggiunge subito dopo la nascita di Fausto, il terzo figlio dopo Lietta e Stefano. Causa scatenante il disastro economico della famiglia Pirandello: l’allagamento della grande zolfara di Aragona, in cui Stefano Pirandello, papà di Luigi, aveva investito tutto il patrimonio di famiglia, compresa la dote di Antonietta.

foto di Antonietta Portulano di fine 800 moglie di luigi Pirandello
Antonietta Portulano moglie di Luigi Pirandello, foto licenza CC

Il dramma silenzioso di Lugi Pirandello

La notizia dell’allagamento arriva per posta da Girgenti. In casa c’è solo Antonietta in quel momento a leggere il tragico messaggio. Pirandello, al suo ritorno, trova la moglie semiparalizzata alle gambe dallo choc. Da quel momento nulla sarà mai più lo stesso. Pirandello cade in una terribile depressione perché non sa come fronteggiare il problema economico. La sua fama non è di sicuro come quella di oggi, i soldi sono pochi o meglio non ce ne sono proprio. Il male di Antonietta continua a peggiorare giorno dopo giorno. Iniziano le ossessioni, le crisi maniacali, le fobie. Lugi Pirandello copre tutto con il silenzio. Non pronuncia mai davanti a nessuno, neanche ai suoi famigliari più stretti, la parola follia.

Luigi Pirandello foto licenza CC

La pazzia di mia moglie sono io

E’ solo nel 1914, dopo 14 anni circa di questa situazione straziante che si confida in una lettera all’amico Ugo Ojetti. “Mio caro Ugo, forse da un pezzo ti sarà arrivata agli orecchi la notizia delle mie immeritatamente sciagurate condizioni familiari. Non è vero? Ho la moglie, caro Ugo, da molti anni pazza. E la pazzia di mia moglie sono io, il che dimostra senz’ altro che è una vera pazzia . Io, io che ho sempre vissuto per la mia famiglia, esclusivamente per il mio lavoro, esiliato del tutto dal consorzio umano, per non dare a lei, alla sua pazzia, il minimo pretesto d’ adombrarsi. Ma non è giovato a nulla, purtroppo: perché nulla può giovare! I medici hanno dichiarato, che è una forma irrimediabile di paranoia, del resto ereditaria della sua famiglia“.

La famiglia di Luigi Pirandello con Antonietta e i tre figli foto licenza CC

La tragedia della gelosia ossessiva e delirante

Pirandello resiste. Resiste alle continue scenate di gelosia di Antonietta. Un sentimento che la divora, la consuma, la ossessiona tanto da farle perdere ogni contatto con la realtà. Una gelosia che si alimenta di sé stessa come un fuoco inestinguibile, che le devasta anche la mente. Pirandello vive braccato dall’incertezza e dal sospetto di Antonietta che, a sua volta, è preda di paure costanti e maniacali. Le giornate e la vita di tutta la famiglia sono scandite da dubbi, ossessioni, sospetti e accuse.

ancora antonietta portulano vista di profilo in color seppia immagine licenza CC
immagine Antonietta Portulano da Istituto studi Pirandelliani

La sindrome di Otello

Antonietta vive in pieno il delirio di gelosia, detto anche “sindrome di Otello”, considerato dalla psichiatria moderna come uno dei più tipici paranoicali. Un delirio persistentesistematizzato, centrato su un unico tema.

Alla base del disturbo delirante – dichiara lo psicologo Igor Vitale – ci sarebbe un’interazione tra personalità, ambiente e una situazione scatenante: la fine di una relazione sentimentale o una situazione che causi vergogna. Per Antonietta è la vergogna dovuta all’improvvisa povertà e privazione di mezzi in seguito all’allagamento della zolfara.

La casa di Girgenti licenza immagine CC

Il ricovero

Le testimonianze degli amici più cari dicono che sono tanti i momenti in cui Pirandello scopre la moglie china su di lui con occhi fissi, allucinati e addirittura una volta con un coltello in mano.

Da qui, da questi vent’anni passati nella nebbia dei deliri e delle ossessioni, dalla paura di essere oggetto di violenza allucinatoria, la decisione pesante come un macigno, presa insieme ai tre figli ormai adulti, di farla rinchiudere in sanatorio.

Durante la degenza in sanatorio -scrivono i medici- il delirio si è esteso in maniera impressionante. Sono comparse inoltre allucinazioni auditive e si è accentuato in modo evidente un grave globale deficit mentale“. Le speranze sono finite. Pirandello, dopo le prime visite a Antonietta da cui ne esce sempre più devastato , smette di andarci. Ma raccomanderà sempre ai figli di continuare a farle visita. Antonietta Portulano non uscirà mai più.

la famiglia pirandello con Lietta e Fausto licenza CC
Luigi Pirandello con Antonietta Fausto e Lietta in un immagine che fu inviata a Stefano mentre era in guerra foto licenza CC

La follia nei racconti di Pirandello

Pirandello cerca un varco tra le nebbie della follia familiare e lo trova nella letteratura. Negli scritti in cui i suoi personaggi sono oppressi dalla follia della vita come Il fu mattia Pascal, o dai dubbi esistenziali come “Uno nessuno centomila”

Il suo amore per lo scrivere lo salverà dai propositi suicidi dopo l’internamento di Antonietta e li troviamo confessati, come un cameo, in queste poche righe della sua autobiografia

Scrivendo dei nostri dolori delle nostre disgrazie ce ne consoliamo, sfogando i nostri umori scansiamo il rischio che essi ci sopraffacciano: abbiamo attivato una specie di funzione di ricambio spirituale che ci garantisce una salute di ferro. Siamo caduti in pieno nella trappola della letteratura!.(L. Pirandello, Non parlo di me, in «Occidente», gennaio-marzo 1933)

Pirandello alla sua scrivania nel 1907 immagine in bianco nero
Luigiir Pirandello nel 1907

La follia suicida e la follia con salvezza due novelle per dare un senso a tutto

È in due novelle che Pirandello esprime le due facce della follia. Quella che porta al suicidio e quella per cui, invece, in qualche modo c’è speranza.

Parliamo di E due! (1901), in cui il protagonista sogna di diventare uno scrittore , ma poi si abbandona a una vita di cui prova vergogna e che lo spinge a togliersi la vita

S’era proposto di non leggere più, di non più scrivere un rigo; e andava lì, in quella casa, con quei compagni, per abbrutirsi, per uccidere in sé, per affogare nel bagordo un sogno, il suo sogno giovanile, poiché le tristi necessità della vita gl’impedivano d’abbandonarsi a esso, come avrebbe voluto“.

Casa di Pirandello ad Agrigento nella omonima via licenza CC
Casa di Pirandello ad Agrigento nella omonima via licenza CC

Una boccata di immaginazione

Belluca, il protagonista della novella di luigi Pirandello Il treno ha fischiato, vive una vita «impossibile». Una vita fatta di dolore e abnegazione, ma trova un rimedio «levandosi ogni tanto dal suo tormento, per prendere con l’immaginazione una boccata d’aria nel mondo». Alla follia e alla depressione insomma qui si vede speranza.

Prima di giudicare…

Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, metti le mie scarpe e percorri il cammino che ho percorso io.Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate.Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io

Questo il profondo monito e lascito morale dell’ uomo Luigi Pirandello .

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte e Cultura. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla realizzazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva. Cura dal 2024 la.promozione della fondazione Sergio Bonfantini e dal 2021 la promozione della Fondazione Carlo Bossone. .Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “ del dottor Ravazzani. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Ha curato per il Comune di Collegno 2 mostre d'arte di respiro nazionale nel 2021 e nel 2022 con circa 90.000 visitatori. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".