Le sculture di Messerschmidt: tra smorfie e follia.

Franz Xavier Messerschmidt, uno dei maggiori scultori della fine del Settecento, è un caso incredibile e unico nella storia dell’arte. Prima di tutto perchè le sue sculture paiono oggetti di arte contemporanea e non di sicuro della scuola del Settecento. Poi perchè le sculture di Messerschmidt, le cosiddette “teste di carattere“, sono state definite dallo storico dell’arte Rudolf Wittkower “il banco di prova per lo studio dei problemi relativi agli artisti e all’insanità mentale”. Non solo perché richiamano interrogativi spinosi sul rapporto che esiste tra disturbi psichici e produzione artistica, ma anche perché pongono dubbi sulla validità dell’applicazione degli schemi psicanalitici all’ambito artistico-creativo.

In realtà le sculture di Messerschmidt sono molto di più. Non sono solo la lettura di un artista tramite la griglia dei principi psicoanalitici. Sono uno dei migliori esempi delle difficoltà che si incontrano nello studio di un artista e della sua opera. Perchè le teste di carattere, tutte realizzate dall’artista riproducendo le deformazioni, le smorfie e le espressioni del suo viso riflesso in uno specchio, sono eseguite contemporaneamente a opere del tutto convenzionali.

Le teste di carattere: dal Prater ai Manicomi a Palazzo Coronini

La serie delle teste inizia nel 1770. Dodici sono eseguite prima del 1777. Le restanti 57 scolpite tra il 1777 e 1783 a Bratislava. Alla sua morte nel 1783 Messerschmidt lascia 69 busti. Oggi se ne conservano 38. La maggioranza sono in piombo, qualcuno in marmo e alabastro, soltanto uno in legno. I volti sono atteggiati a smorfie esagerate: fronte aggrottata e mento sollevato l’una, occhi stretti e naso arricciato l’altra. L’autore non ha lasciato alcuna indicazione sul significato delle sculture e ciò che rappresentano. 

La sezione dedicata di Palazzo Coronini

Si pensa che Franz Xaver Messerschmidt, tormentato da incubi e paranoie, realizzi queste teste per esorcizzare le sue paure. Non a caso, per un periodo, vengono esposte nei vecchi manicomi. I suoi contemporanei, in realtà, sono molto incuriositi dalle singolari sculture. Non tanto per il valore, quanto per la bizzarria artistica. Tanto da esporle ,come oggetti curiosi, in una baracca del popolare parco di Vienna: il Prater. L’interesse nei confronti di Messerschmidt è andato in seguito crescendo progressivamente, fino a diventare, nell’ultimo decennio, un vero e proprio fenomeno internazionale. Le sue opere oggi sono valutate alcuni milioni di euro, conservate al Louvre e in collezioni private. L’unico museo italiano che le espone si trova a Gorizia. Il prezioso allestimento è quello di Palazzo Coronini.

Spiriti invisibili e poteri soprannaturali

Lo trovai nella sua casetta presso il Danubio, nel sobborgo di Zuckermandl, fisicamente robusto e di buon umore – racconta di lui lo scrittore Friedrich Nicolai . Uno dei pochi fortunati che ebbe la possibilità di incontrare l’artista – e presto tra di noi si stabilì una certa familiarità. Era un uomo di fervide passioni, ma aveva una grande passione di solitudine. […] Viveva per sua arte; in tutte le cose che non avevano rapporto con essa era molto ignorante, sebbene capace e desiderosissimo di apprendere. A Vienna si era imbattuto in persone che vantavano cognizioni segrete, contatti con spiriti invisibili e poteri soprannaturali“.

Durante l’incontro Nicolai ha l’onore di assistere al processo creativo: l’artista, affermando di essere perseguitato da spiriti che lo tormentano moralmente e fisicamente, soprattutto con dolori al basso ventre e alle cosce, si posiziona davanti a uno specchio. Quindi, pizzicandosi nei punti dolenti, fissa le smorfie che, man mano, il suo volto assume. “Ogni mezzo minuto si guardava allo specchio e con la massima precisione faceva la smorfia che gli occorreva, riporta Nicolai nel volume “Descrizione del viaggio in Germania e in Svizzera” del 1781.

Matthias Rudolf Toma, Le «teste di carattere» di Messerschmidt, litografia, 1839 con incise molte delle teste.
Matthias Rudolf Toma, Le «teste di carattere» di Messerschmidt, litografia, 1839

La tragica vicenda umana

Messerschmidt inizia l’attività artistica e la frequentazione dell’Accademia di Belle Arti molto presto. Già a sedici anni le qualità dimostrate nella scultura non passano inosservate nel sofisticato ambiente viennese. Fioccano le commissioni imperiali di Maria Teresa d’Asburgo e del marito Francesco I d’Asburgo-Lorena, nonchè dell’alta nobiltà. Nel frattempo continua gli studi a Roma, poi a Parigi e a Londra. Ritornato a Vienna, ottiene, nel 1769, la carica d’insegnante all’Accademia viennese. Sembra l’inizio di una brillante carriera accademica. Ma non è così.

Nel 1774 la nomina a professore all’Accademia delle Belle Arti è brutalmente revocata. “Quest’uomo – dichiara il ministro austriaco Kaunitz come motivazione di tale atto – , ha sofferto, sia per la povertà o per una predisposizione naturale, per tre anni di una certa confusione di mente, che sebbene adesso sia attenuata, permettendogli di lavorare come prima, pur si manifesta di quando in quando in immaginazioni non del tutto normale.” Tale documento è la prima testimonianza in cui si fa menzione che lo scultore soffra di disturbi mentali. Kaunitz offre a Messerschmidt una pensione che, però, l’artista, molto offeso, rifiuta. Subito dopo questo episodio, si concentra la produzione del maggior numero di teste di carattere.

testa in alabastro particolare

La teoria delle forze magnetiche e della fisiognomica

Le sculture di Messerschmidt sono state da sempre al centro di moltissime teorie e spiegazioni. Nell’Ottocento le teste di carattere vengono messe in relazione con le teorie del medico tedesco Franz Anton Mesmer, contemporaneo dell’artista, che sosteneva che l’uomo fosse governato da forze magnetiche. Quindi, secondo questa teoria, le contorsioni facciali dei busti sarebbero frutto dell’interesse dell’artista per le forze magnetiche. Non esistono, però, evidenze.

Un’altre teoria ottocentesca, per lungo tempo, ha voluto legare questa parte della sua produzione come frutto di studi sulla fisiognomica, dunque sul carattere e sulle passioni umane. 

La teoria di Ernst Kris: psicosi

Una lettura diversa, e più attenta anche alla storia umana di Messerschimdt, è del 1932 e si deve allo storico dell’arte e psicoanalista Ernst Kris. Autore di uno studio intitolato “Ein geisteskranker Bildhauer” : Uno scultore malato di mente. Kris analizza le vicende di Messerschmidt cercando di spiegare i disturbi che trovano il riflesso sintomatico nella realizzazione ossessiva dei busti. Kris lo descrive, come storico dell’arte, “un artista di non comune qualità”.

Da un punto vista psicoanalitico lo definisce, invece, un malato di mente. ”Siamo di fronte effettivamente a una psicosi con predominanti tendenze paranoidi, che rientra nel quadro generale di schizofrenia”, afferma. E individua nei busti i sintomi del “delirio paranoico”.

I dolori inflitti dagli spiriti sarebbero da considerare come conseguenze dell’autolesionismo. In quest’ottica generale le sculture di Messerschmidt costituiscono sì i sintomi del delirio paranoico, ma anche il processo di auto guarigione. L’artista si libera della presenza del demone grazie alla realizzazione dell’opera con cui rende tangibile i propri impulsi inconsci, esorcizzando il male che lo affligge.

Il rifiuto dell’intimità delle teste a becco

Rilevante nello saggio di Kris è l’analisi dell’ossessione sessuale e della castità di Messerschmidt. Partendo dalle affermazioni di Messerschmidt stesso, che legava le visioni demoniache alla sua scelta di castità, Kris mette in relazione l’autolesionismo effettuato sul basso ventre alla creazione delle “smorfie” del viso. La creazione artistica è direttamente proporzionale all’impulso sessuale. Infatti, osservando tra le teste di carattere, le uniche due teste a becco, Kris fa notare come  Messerschmidt tenda a scolpire le labbra serrate e ritratte quale rifiuto dell’intimità.

testa a becco

Le due teste a becco sono le più enigmatiche tra i busti dell’artista. “Le guardava per pochi momenti soltanto, con occhi fissi. Disse che lo spirito lo aveva pizzicato e lui a sua a volta lo aveva pizzicato” scrive Nicolai nel suo saggio.

La critica moderna , in realtà oggi prende le distanze da queste interpretazioni a senso unico. Le sculture di Messerschmidt sono davvero solo l’espressione della mente malata dello scultore?

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".