Bipolarismo e arte, un precario equilibrio tra tormento e creatività

L’esistenza di un possibile legame tra genio e follia è uno dei motivi persistenti nella nostra cultura. Infatti, fin dall’antichità, il disturbo bipolare è stato interpretato come condizione essenziale per l’affinamento della sensibilità. Già Platone nel suo Fedro descrive una forma di delirio e esaltazione ( tipica della manifestazione maniacale del bipolarismo) di cui ritiene autrici le Muse, Si spinge poi anche oltre dichiarando che la sola abilità tecnica senza il “delirio” , ovvero la creatività delle Muse, non può che dar luogo a un artista incompleto.

Il poeta tedesco Heine, alla fine del Settecento dichiara che “la poesia è una malattia dell’uomo, così come la perla è la malattia dell’ostrica”. Un secolo dopo Proust afferma che “tutto ciò che è grande nel mondo lo dobbiamo ai nevrotici”. Mann scrive senza alcun dubbio che “la malattia nevrotica è in certo qual modo degna di venerazione. Poiché serve ad affinare l’uomo e a renderlo intelligente ed eccezionale”. “Noi del mestiere siamo tutti pazzi – osservava Lord Byron -. Alcuni sono affetti da gaiezza, altri da melanconia, ma tutti siamo più o meno toccati”.

lord Byron

Il Bipolarismo

Spieghiamo il bipolarismo prendendolo dalla semplice definizione che ne dà Kay Redfield Jamison, docente di psichiatria alla Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora. Il bipolarismo, o malattia maniaco depressiva è una malattia fatta di agitata allegria, di melanconia e di umori tumultuosi. Chi ne è affetto ha un’energia violenta, un umore euforico e un’intelligenza molto viva. Ha temperamento irrequieto e febbrile, un senso spiccato del visionario e del grandioso. Ma tutto ciò si accompagna, a stati alterni, a stati d’animo assai più cupi, a energie più torbide, e, di tanto in tanto a momenti di “follia”. Questi umori e questi stati energetici, contrapposti, e spesso intrecciati, possono apparire dall’esterno sfrenati, volubili, cupi, tempestosi. Concorrono, senza dubbio, a formare l’immagine che ci facciamo del temperamento artistico, della creatività. Ma sono anche la base del temperamento maniaco-depressivo.

Che una mente frantumata e un temperamento artistico possano unirsi a formare il così detto genio e sregolatezza o “bella follia” rimane controverso. Per molti rimane molto difficile da accettare che una malattia devastante, spesso di tipo psicotico, a volte anche letale, possa comportare un accrescimento della forza dell’immaginazione insieme a un intensificarsi delle energie. Per altri, invece, rimane la preoccupazione che si possa ricondurre alla malattia qualcosa che copre profonde differenze umane.

Il rapporto tra creatività e i disturbi dell’umore

In realtà esistono dati letterari , biografici e scientifici tali da dimostrare che esiste un preciso rapporto tra creatività artistica, il temperamento maniaco-depressivo e i ritmi e cicli del mondo naturale. Così come esistono rapporti tra umori e immaginazione e il ruolo degli umori nell’accendere il pensiero, nel cambiamento delle percezioni.

Le ricerche recenti hanno mostrato con forza che, confrontati con il resto della popolazione, gli artisti e gli scrittori si distinguono per un tasso di affezioni maniaco-depressive , o semplicemente depressive, davvero sproporzionato. Con questo non si vuol dire che tutti gli artisti e scrittori soffrano di bipolarismo o di disturbi dell’umore. Il significato creativo della tensione e della riconciliazione tra stati opposti di depressione e euforia va a sfociare nell’uso dell’arte, da parte degli artisti stessi, a fini terapeutici.

Cicli maniacali e cicli naturali

Dicevamo, poco sopra, che i ritmi e i cicli della malattia maniaco- depressiva sono sorprendentemente simili a quelli del mondo naturale. Così come sono simili a quelli del mondo naturale, ai cicli di morte e rigenerazione, di luce e ombre, così sovente descritti in musica , pittura e poesia. I cicli stagionali sono particolarmente importanti e, vengono discussi nel contesto del delle prove scientifiche in favore di modelli stagionali per ciò che riguarda gli stati d’animo e la psicosi. Questo è ben dimostrato dalle variazioni stagionali della produttività artistica in autori come Robert Schumann, Vincent Van Gogh, Virginia Woolf. E poi ancora Byron, Coleridge, Melville.

Ogni analisi tra arte e temperamento deve accompagnarsi all’esame obiettivo di un caso. E nessuno può mostrare la complessità dell’intreccio tra ereditarietà, volontà individuale, circostanze esterne e temperamento poetico meglio di George Gordon, Lord Byron. Predisposto per via ereditaria alla follia, violentemente melanconico e sempre in preda al timore di diventare pazzo, Byron si mantiene sempre sul filo della “bella follia”, su quella linea spesso impercettibile che separa il temperamento poetico dallo stato psicopatologico. Le sue terribili lotte con la melanconia, i suoi “umori selvaggi”, cui tanto deve la sua opera, propongono molti problemi etici e sociali.

Da Van Gogh A Napoleone passando per Leopardi e Cobain

Infatti, molti artisti compresi Byron, Van Gogh, Schumann, Lowell si affidano a cure psichiatriche salvo poi smettere di assumere farmaci per non perdere gli stati di euforia o di intensità emotiva legati alla loro malattia. O anche perchè sentono che gli effetti collaterali dei farmaci stessi interferiscono con la chiarezza e la velocità del loro pensiero. O, peggio ancora diminuiscono i livelli di emozione, entusiasmo ed energia.  Un altra figura emblematica è quella di  Vincent Van Gogh soffre in modo così devastante di disturbi dell’umore fino a essere costretto all’internamento. E ancora, le opere del compositore tedesco Richard Wagner, viste e psicoanalizzate ai tempi nostri dagli studiosi, mostrano come il contrapporsi di musiche cupe con altre più briose e sfavillanti puo’ identificare in lui la possibilità di soffrire di bipolarismo.

Altri personaggi storici come Napoleone Bonaparte, Winston Churchill ,  Giacomo Leopardi, pativano di questo disturbo psichiatrico invalidante che però tanta parte lascia alla creatività. Per arrivare in epoca più recente, uno dei personaggi che ha descritto meglio il sintomo depressivo di questa patologia è Kurt Cobain; Attraverso la sua musica e con la canzone “Lithium“, psicofarmaco usato per curare i disturbi umorali

I risvolti in campo etico creatività o cura?

La malattia maniaco-depressiva è la più umana, più complicata e la più umorale di tutte le malattie e non ha altri riscontri in psichiatria. i riflessi sul piano etico, impliciti in una simile conoscenza , e nella possibilità che una malattia tanto devastante costituisca un vantaggio individuale e collettivo sono impressionanti. Si potrebbero formulare nel modo seguente: chi vorrebbe veramente liberarsi di una tale malattia se potesse? Il trattamento psichiatrico deve dare come risultato una serie di di artisti più felici, ma meno inventivi e immaginativi?

Questo tema viene abbondantemente trattato in un libro attuale Marbles” di Ellen Forney. Un libro-fumetto che narra la storia ironica-biografica di una artista che si scontra con la dura realtà del bipolarismo entrando nei particolari più viscerali della patologia psichiatrica. Ci si scontra con l’inquietante dilemma: seguire la cura con psicofarmaci annullando per la maggior parte il proprio talento artistico, oppure continuare a vivere così e rischiare di trovarsi di fronte alla peggior depressione possibile che inevitabilmente conduce alla strada del suicidio?

Fonti Bibliografiche

Ernest J. Lovell Lady Blessington’s conversations of Lord Byron, 1969. George Becker The Mad Genius Controversy., 1978. Kay Redfield Jamison Toccato dal fuoco, 2004

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".