Incontinenza e salute pubblica: il ruolo crescente della nutraceutica

L’incontinenza urinaria rappresenta una delle sfide sanitarie più rilevanti per il nostro Paese. Non si tratta solo di una condizione medica con forti ripercussioni sulla qualità della vita, ma anche di un’emergenza economica per il Sistema Sanitario Nazionale. È questo il tema centrale emerso durante l’incontro scientifico “L’urologia funzionale, mettiamola in pratica”, tenutosi sabato 14 giugno a Cefalù (PA). Un evento formativo di alto livello, rivolto a urologi e professionisti sanitari, organizzato da idipharma e pensato con un approccio innovativo e dinamico: un vero e proprio “certamen” in cui i relatori si sono confrontati su casi clinici reali, proponendo tesi opposte per stimolare la discussione tra colleghi.

incontinenza e nutraceutica - nella foto la locandina dell'evento

Durante i lavori è stato affrontato uno degli aspetti più critici della pratica urologica quotidiana: l’alta incidenza dell’incontinenza urinaria nella popolazione, soprattutto tra gli anziani fragili. Il dato è allarmante. «Basti pensare – ha spiegato il neuro-urologo Roberto Carone, presidente emerito della Fondazione Italiana Continenza – che, considerando il solo sesso femminile, il più colpito, la prevalenza dell’incontinenza urinaria si attesta intorno al 20% della intera popolazione indipendentemente dalla età. Nel maschio le percentuali si aggirano intorno alla metà, ma in entrambi i sessi, con l’avanzare dell’età, i numeri crescono fino a raggiungere il 50%, superando anche l’80% tra gli anziani fragili istituzionalizzati».

Un peso economico da due miliardi all’anno

Accanto all’impatto clinico e psicologico sui pazienti, l’incontinenza grava pesantemente anche sui bilanci della sanità pubblica. I costi non riguardano solo le terapie, ma soprattutto i dispositivi medici monouso, come pannoloni e cateteri, necessari per la gestione quotidiana dei pazienti. «La spesa complessiva a carico del Sistema Sanitario Nazionale si aggira intorno ai 2 miliardi di euro l’anno. Di fronte a questi dati – ha affermato Alessandro Giammò, responsabile Neuro-Urologia della “Città della Salute e della Scienza” di Torino e presidente della Società Italiana di Urodinamica – diventa fondamentale sensibilizzare non solo la classe medica, ma soprattutto la popolazione: una buona percentuale dei casi di incontinenza può essere curata o comunque gestita efficacemente con percorsi terapeutici adeguati».

In questo contesto si inserisce la nutraceutica, tra natura e medicina, una risorsa sempre più concreta che, negli ultimi anni, si è ritagliata un ruolo di rilievo in ambito medico, soprattutto in quei settori in cui le opzioni farmacologiche sono limitate o non completamente risolutive. Con questo termine si indica l’insieme di sostanze di origine naturale, spesso estratte da alimenti o piante, che possono avere effetti benefici sulla salute. A differenza degli integratori generici, le formulazioni nutraceutiche mirano a prevenire o supportare il trattamento di specifiche condizioni cliniche, come l’ipertrofia prostatica, la prostatite cronica o le infezioni urinarie.

Un vuoto terapeutico ancora da colmare

Tra le condizioni trattate durante il convegno, è emersa con forza anche la questione legata alla prostatite e alle limitazioni terapeutiche esistenti. La gestione farmacologica di queste patologie, infatti, spesso si scontra con l’assenza di farmaci specificamente approvati. Gli specialisti, in molti casi, devono ricorrere a soluzioni pensate per altri ambiti clinici, con risultati spesso insoddisfacenti. «Le patologie legate alla prostatite – sottolinea Ferdinando Fusco, direttore dell’UOC di Urologia dell’Ospedale San Anna e San Sebastiano di Caserta e professore associato di Urologia all’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” – in Europa, hanno un’incidenza che si aggira intorno al 10-15% della popolazione maschile. Purtroppo, attualmente gli specialisti sono spesso costretti a ricorrere a farmaci mutuati da altre patologie: esiste infatti un importante gap farmacologico in questo ambito che ancora non è stato colmato».

In questo scenario, la nutraceutica di qualità emerge come un’alternativa concreta. Una nuova frontiera terapeutica, ma che richiede un’accurata selezione dei prodotti e un’adeguata formazione del personale sanitario. «Oggi le linee guida riconoscono a pieno titolo la nutraceutica come valida alternativa terapeutica, grazie a molecole di origine vegetale che dimostrano una buona efficacia. Questi prodotti colmano un vuoto rilevante, ma è fondamentale compiere scelte diagnostiche e terapeutiche ponderate.

Noi medici siamo quotidianamente esposti a un’ampia offerta di soluzioni, molte delle quali non supportate da una letteratura scientifica solida. Esiste una “nutraceutica di serie A” – sostenuta da evidenze e da pubblicazioni di rilievo – e una nutraceutica che promette risultati, ma non mantiene, proponendosi come ‘salva prostata’ senza offrire strumenti realmente efficaci nelle mani del clinico. Occorre mettere in luce approcci terapeutici innovativi e condivisi, utili a colmare il vuoto farmacologico che ancora oggi caratterizza la gestione di patologie come la prostatite cronica».

Formazione e confronto: la chiave per una sanità più efficace

La necessità di aggiornare continuamente le conoscenze e di condividere buone pratiche cliniche è stata uno degli elementi distintivi dell’evento di Cefalù. Non una semplice conferenza, ma un vero laboratorio esperienziale. «Il nostro impegno nella ricerca e nel promuovere il confronto scientifico concreto è continuo – spiega Alessandro Bottino, amministratore unico di idipharma – creiamo queste occasioni di dialogo tra esperti per favorire lo scambio e l’aggiornamento basato su casi clinici reali e approcci terapeutici efficaci».

Il messaggio che arriva da questa giornata di studio è chiaro: servono diagnosi precoci, percorsi terapeutici strutturati e strumenti terapeutici realmente efficaci. La nutraceutica, quando sostenuta da evidenze scientifiche robuste, può rappresentare una risorsa strategica. Ma la selezione deve essere rigorosa, il confronto continuo e la formazione sempre al centro.

Foto copertina di Saranya7 da Pixabay

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