Dall 7 ottobre 2021 la Galleria Giorgio Persano presenta, nello spazio di Via Stampatori 4 a Torino, Miliardi di universi, di Jan Dibbets. Qui, in un percorso di grandi fotografie realizzate nell’ultimo decennio, chiamato NewColorStudies l’artista riprende, in scatti che riflettono il paesaggio circostante, alcuni dettagli di carrozzerie di automobili.
Questi scatti prendono origine dai suoi ColorStudies degli anni ’70, ingrandendone il negativo analogico fino a ottenere immagini digitali monocromatiche. L’artista invita, in questo modo, ad addentrarsi in nuove possibili astrazioni cercando di rispondere alla domanda: Cosa succederebbe se togliessi all’immagine la sua struttura? Un tuffo in una rivisitazione del reale che non viene mai però completamente perso. Miliardi di universi che aprono.
Ian Dibbets e la serie B. O. U
Per Dibbets la fotografia diventa un puro strumento per analizzare spazio, luce e percezione. Smette di essere veicolo di documentazione o informazione per diventare agente di trasformazione. Lo stesso processo, che troviamo anche nella serie B.O.U. Serie in cui tutte le opere provengono da un negativo degli studi sul colore dei ColorStudies del 1976, diviso verticalmente in due parti.


Qui l’artista ingrandisce i particolari dando vita a composizioni astratte di colori e forme. Moltiplicando all’infinito i punti di vista sottolineando il ruolo primario della tecnologia. Avvia uno studio di illusione tridimensionale attraverso la frammentazione dei tempi di esposizione, trasformando immagini del reale in proposizioni astratte. Sempre però mantenendo una contatto visivo con la realtà.
La realtà è un astrazione in miliardi di universi
Per Dibbets, infatti, “la realtà è un’astrazione”. La percezione è una potenza trasformativa che interviene direttamente nella costruzione del mondo. Citando il filosofo V. Flusser, Ian Dibbets afferma che “Queste virtualità sono praticamente inesauribili. Nessun fotografo può sperare di scattare tutte le fotografie possibili. L’immaginazione della macchina fotografica è più grande di quella che può avere un singolo fotografo o l’insieme di tutti i fotografi al mondo. È precisamente questa la sfida del fotografo”.
Sia in NewColorStudies (2010-2014) sia nella serie B.O.U. (2019), la tematica del passaggio dall’immagine analogica a quella digitale è centrale. Secondo le dichiarazioni rilasciate dell’artista nel corso degli anni, si capisce però che la sua arte è strettamente connessa alla storia della pittura, con particolare attenzione alla tradizione olandese. A partire dai paesaggisti del Seicento.
L’ orizzonte visivo, reale o percepito, è uno degli elementi che segnano in maniera determinante la sua ricerca. Si tratta quindi di comprendere a che tipo di realtà ci dia accesso questo nuovo tipo di percezione. Con queste opere Jan Dibbets ci offre dunque la chiave per i miliardi di universi che si schiudono davanti a noi quando proviamo a guardare oltre quello che si vede.


Jan Dibbets
Jan Dibbets, olandese classe 1941, vive e lavora ad Amsterdam e in Toscana. Affronta i suoi studi presso l’Accademia d’Arte di Tilburg ottenendo il Royal Grant for Painting e poi la St. Martins School of Art, Londra. Nel 1969 inizia a insegnare all’Atelier 63, Haarlem-De Ateliers, Amsterdam, dove continua fino al 1998. Rappresenta l’Olanda nella 36esima edizione della Biennale di Venezia e nel 79 gli viene conferito il Premio Rembrandt dalla F.V.S. Foundation, Basel.
Nel 1984 inizia a insegnare all’Accademia d’Arte di Düsseldorf, dove resterà fino al 2005. Nel 1995 riceve il premio Sikkens per il design delle vetrate per la cattedrale di Blois in Francia, presentate nel 2000. I suoi lavori sono esposti in numerosi musei e collezioni private di tutto il mondo, inclusi Stedelijk Museum Amsterdam, Miami Art Museum, Museum of Modern Art Oxford, Solomon R. Guggenheim Museum New York, Walker Art Center Minneapolis and Musée d’Art Moderne de la ville de Paris.
Info e orari sulla mostra sul sito di Galleria Persano.