Achille Lauro, con “me ne frego” plagia se stesso?

Achille Lauro è stata la vera “rivelazione”, del festival di Sanremo, in tutti i sensi. Le sue esibizioni sono state caratterizzate da una serie di costumi che hanno fatto parlare e la sua canzone “me ne frego” è quasi passata in secondo piano, di fronte a cotanto estro.

Personalmente, nulla contro. Anzi, nell’edizione precedente del Festival mi era pure piaciuto e l’avevo anche difeso dalle varie polemiche bigottiste che lo volevano al rogo, radiato dal festival perchè Rolls Royce era considerata amorale e inneggiante alla droga. Del resto, i Beatles cantavano Strawberry fields forever non parlava propriamente di fragole, ma nessuno ha mai avuto niente da dire.

Achille Lauro 2.0

C’è chi lo ha trovato straordinario, chi lo ha trovato indecente. Esprimersi con l’arte è un’arte e come tale deve essere originale. Cosa c’era di originale nei travestimenti di Achille Lauro? L’unica cosa che mi permetto di dire è: vi prego, non paragonatelo a Renato Zero, perchè diventa villipendio.

Stupire va bene se prevede di fare per qualcosa che nessuno ha mai fatto. Per esempio, non ho ben capito cosa accomuna il testo di “me ne frego” al travestimento “David Bowie”, ne cosa avesse di artistico. Mah…sicuramente sono io che non sono al passo con i tempi.

Ma il “replicante”- Achille non si ferma al look. Secondo alcuni, è riuscito a plagiare anche se stesso.

A quanto pare, gli intenditori sostengono che “Me ne frego“, presentato a Sanremo 2020, abbia la base musicale uguale a “Rolls Royce“. E’ così? Proviamo ad ascoltare attentamente.

Qualche differenza c’è ma, effettivamente, ad un ascolto più attento…

Probabilmente l’attenzione era talmente puntata sul look, che pochi si sono accorti che anche la canzone sarebbe una copia, oltretutto del brano della precedente edizione!

Geniale, ha copiato se stesso.

Va detto, per amor di verità, che anche “Rolls Royce” sarebbe un plagio. Infatti, i fans dei Smashing Pumpkins sostengono che è di fatto uguale a “1979”.

Ma si sa, le note sono sette…

Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”