L’albero della morte esiste e uccide chi cerca riparo sotto di lui

Non è una favola dei fratelli Grimm e neanche una leggenda metropolina: l’albero della morte esiste davvero e uccide.

E’ un albero peraltro comune, dalle sue parti. L’albor de la muerte, cioè l’albero della morte, scientificamente noto con il nome di Hippomane Mancinella, è una pianta, vitale per l’ecosistema, ma decisamente letale per l’essere umano, tanto da essere entrato nel Guiness World Records ed essersi guadagnato il primato di albero più pericoloso nel mondo. La si trova in diverse zone geografiche d’America, in Florida, nelle Bahamas, ai Caraibi, soprattutto nell’isola caraibica di Tobago, in centro e sud America.

Tutte mete che attraggono turismo e vacanzieri.

Per onor di verità, anche in Italia cresce un “albero della morte”. E’ una siepe comune che da dei frutti rossi altamente tossici che possono causare gravi sintomi, fino alla morte.

Ma oggi parliamo di un albero ancora più pericoloso, perchè le sue insidie non si fermano ai frutti.

Per distinguerlo dagli alberi innoqui, la sua presenza è segnalata da cartelli e da vistosi anelli o croci sul suo tronco, dipinti con vernice rossa

albero della morte - un cartello rosso scritto in spagnolo che mette in guardia dalla presenza di alberi pericolosi

Una mela…stregata!

Da dei frutti molto simili a delle mele verdi che, quando cadono, possiamo trovare ovunque sulla spiaggia, ma non provateci neanche a raccoglierli!

Sono verdi, e stanno in una mano. Come spesso accade ai Caraibi, gli alberi da frutta crescoo spontaneamente sulle coste e sulle spiagge. Cocco, Ananas e banani sono sempre a nostra disposizione per offrirci un pò di ristoro gratuitamente, pertanto, molti turisti raccolgono frutti dalle piante o caduti in terra per fare un piccolo snack.

Malgrado abbiano un aspetto invitante, come le nostre Renette del Trentino, le mele dell’albero della morte sono invece, come le mele della strega di Biancaneve: estremamente velenose!

L’albero che faceva impazzire i cavalli

E’ letteralmente la traduzione del suo termine scientifico: Hippomane. L’unione di due parole greche che significano “cavallo” e “follia”.

Dalle storie del passato emerge che i cavalli che si cibavano dei suoi frutti diventavano pazzi e che per questo fu deciso di chiamare questa pianta “Hippomane Mancinella”.

La Mancinella è stata usata dalle maghe per riti occulti e creare pozioni velenose.

Un riparo traditore

L’albero della morte ha dei folti rami, radici pèrofonde ed è indispensabile per l’ecosistema. La sua presenza, infatti, è vitale per l’erosione delle spiagge e ripara dal vento la casta, ma, quando piove, dal il meglio e il peggio di se.

L’acqua piovana trasporta con se la linfa dell’albero che è un liquido bianco particolarmente pericoloso per la nostra pelle. Agisce infatti come un liquido corrosivo che brucia all’istante qualsiasi cosa con la quale venga a contatto. Nella migliore delle ipotesi, causa gonfiori, dermatite e bruciature.

Quindi, se piove, evitate di ripararvi sotto le sue fronde. Potrebbe costarvi caro.

Anche la sua corteccia è altamente tossica. Questa parte della pianta rilascia sostanze nocive che provocano la cecità anche permanente. Parrebbe che in epoche antiche, gli indigeni impregnassero le loro frecce con la resina dell’albero della morte per uccidere il loro nemici.

Se andate in vacanza ai Caraibi o alle Bahamas, ma anche in Florida o in sud America, fate dunque attenzione a dove appoggiate la vostra stuoia: siete sicuramente in un Paradiso Terrestre ma proprio per questo, diffidate delle mele!

albero della morte molto basso con foglie verdi e radici sulla spiaggia
Tina Rossi
Tina Rossi
(a.k.a. Fulvia Andreatta) Editrice. Una, nessuna e centomila, il suo motto è “è meglio fingersi acrobati, che sentirsi dei nani” Dice di sé:” Per attimi rimango sospeso nel vuoto,giuro qualche volta mi sento perduto, io mi fido solo del mio strano istinto, non mi ha mai tradito, non mi sento vinto, volo sul trapezio rischiando ogni giorno, eroe per un minuto e poi...bestia ritorno...poi ancora sul trapezio ad inventare un amore magari...è solo invenzione, per non lasciarsi morire...”