Artemisia Gentileschi era certamente una donna forte. Resa ancora più forte dalle innumerevoli prove, anzi dal dramma a cui la vita la sottopone. Artemisia Gentileschi, però, combatte contro tutti i pregiudizi di una società maschilista, per affermarsi quale eccellenza artistica del suo tempo. Siamo nei primi anni del Seicento.
La sua vicenda artistica, inoltre, è profondamente legata a due tragedie personali. La morte della madre, a 12 anni , e un violento stupro subito a 18, seguito da un durissimo processo.
Artemisia Gentileschi, il dramma familiare e l’inizio del l’apprendistato.
Dopo la scomparsa della madre, Artemisia rimane in casa con i fratelli più piccoli e il padre, Orazio Gentileschi, pittore molto richiesto in quegli anni a Roma. Artemisia rimane affascinata dal suo lavoro, tanto che Orazio la premia, consentendole un regolare praticantato. Una decisione di grande scalpore per quell’epoca, dove l’arte è appannaggio esclusivamente maschile.


Ma anche Orazio deve scendere a compromessi. Il praticantato deve avvenire solo ed esclusivamente all’interno delle mura domestiche. L’apprendimento in bottega é riservato solo agli uomini. Ma Orazio è anche grande amico di Caravaggio, e la sua pittura si troverà, per le connotazioni violente e tragiche, e i fondi scuri, in tutta l’arte di Artemisia Gentileschi.
Agostino Tassi e il dramma dello stupro
Essere confinata in casa però non salva Artemisia dal dramma che segna la sua vita. Artemisia ha il torto di fidarsi di un pittore con cui collabora: Agostino Tassi. Ritenuto uno sbruffone e prepotente, conquista però la fiducia di Gentileschi padre, tanto da permettergli di dare lezioni alla figlia.
Tassi tenta, invano,di sedurre più volte Artemisia, fino al maggio del 1611. Quando, con la compiacenza di una vicina che doveva vegliare sulla ragazza, Agotino Tassi stupra Artemisia. Ne segue un processo assurdo e pieno di dramma. Questa triste vicenda influenzerà tutta la pittura di Artemisia, che inizia a dipingere figure femminili bibliche. Ester, Betsabea,e Giuditta sono raffigurate mentre lottano e vincono contro un nemico forte. Soprattutto uomo. Giuditta che decapita Oloferne è l’esempio più noto e lampante.


Il processo
Ma prima di diventare la pittrice richiesta a tutte le corti, comprese quelle di Parigi e Londra, Artemisia affronta un dolorosissimo percorso. Insieme a papà Orazio danno credito alle promesse del Tassi di un matrimonio riparatore. Per un anno Artemisia attende le nozze, soggiacendo anche alle richieste sessuali di Tassi finché scopre che il suo presunto fidanzato ha già contratto matrimonio.
A quella notizia Orazio Gentileschi decide di denunciare il Tassi. Si apre un processo lungo sette mesi in cui la ragazza stessa viene messa sotto accusa. Ma Artemisia Gentileschi dà prova di grandissimo coraggio. Ormai è considerata da tutti una donna promiscua, anche grazie a false testimonianze recuperate dal Tassi, e al ritardo nella denuncia. Quindi accetta di testimoniare sotto tortura, unico modo per venirne a capo durante un confronto diretto con il Tassi.
Il dramma della testimonianza sotto tortura
La Pittrice si sottopone ala tortura detta dei Sibilli. I pollici venivano legati a delle cordicelle che, grazie ad un legno, venivano strette sempre di più intorno alle falangi. La conseguenza poteva essere la perdita completa dell’uso delle dita che avrebbe significato la rovina professionale di Artemisia Gentileschi.
Il processo si conclude con la vittoria solo formale di Artemisia. Il Tassi viene esiliato da Roma, anche se in realtà non se ne andrà mai, complici suoi facoltosi e influenti clienti. Se ne andrà invece Artemisia, a Firenze, il giorno dopo il processo. Ormai Roma l’aveva bollata come prostituta. La sua arte è richiesta a Venezia, Genova, Parigi, Londra. E lavora tutta la vita sotto commessa esterna.
Il gran rifiuto dell’arte e l’amicizia con Galileo
In realtà il mondo dell’arte però la rifiuta. Viene solo ricordata per il dramma che ha sconvolto la sua vita. Per questo il suo talento è stato sempre messo in secondo piano rispetto alle vicende biografiche. Vicende che l’hanno poi dipinta come una specie di femminista ante litteram. Ma Artemisia era una donna costretta a sottostare alle vicende del suo tempo, per cui volerne fare una femminista é solo un esercizio retorico.
Nonostante gli scandali, Artemisia intrattiene rapporti di grande amicizia con Cosimo II de’ Medic e Galileo Galilei. Fu anche amata dal nipote omonimo di Michelangelo Buonarroti.
La lettura psicoanalitica dei quadri
Alcuni suoi quadri sono stati perfino letti da un punto di vista psicoanalitico. Nella sua prima opera, Susanna e i Vecchioni, c’è chi vede il padre e il suo aggressore, Tassi. Nella Giuditta ed Oloferne, opera di grande violenza, c’è chi legge il desiderio di vendetta della donna contro il suo stupratore.


Infine, per quanto riguarda le sue eroine bibliche, spesso affiancate da amiche ed ancelle, si può trovare la sua delusione per il tradimento di Tuzia che permise la violenza e l’accusò in tribunale. Nonostante le vicende personali, quello che è sicuro è che fu una pittrice straordinaria, capace non solo di spiccare, ma anche di innovare. Di denunciare attraverso l’arte l’intero malcostume di un epoca.