Assistenza anziani: aumentano vertiginosamente richieste e lavoro nero

Nella società moderna, l’assistenza agli anziani rappresenta un pilastro fondamentale. Con l’aumento della longevità e l’invecchiamento della popolazione, cresce anche la necessità di garantire una cura adeguata agli anziani. Questo compito spesso ricade sulle spalle di badanti e collaboratori familiari (colf), figure essenziali che offrono supporto quotidiano e compagnia a chi non è più autosufficiente.

Attualmente, il settore del lavoro domestico in Italia sta vivendo una trasformazione significativa, dettata dalle dinamiche demografiche e socioeconomiche del Paese. Le stime presentate da Assindatcolf e dal Centro Studi e Ricerche Idos nel loro ultimo rapporto offrono una visione dettagliata del fabbisogno futuro di collaboratori domestici, mettendo in luce le sfide e le opportunità che si profilano all’orizzonte.

Quante famiglie in Italia hanno bisogno di badanti e colf?

L’Italia è uno dei paesi con la più alta percentuale di anziani nel mondo, e questo dato è inversamente proporzionale al tasso di natalità, che è tra i più bassi d’Europa. Questa dinamica demografica crea una pressione significativa sul sistema di assistenza agli anziani. Con meno giovani disponibili per prendersi cura dei più anziani, la domanda di badanti e colf è in continua crescita. Le famiglie italiane si trovano così a dover affrontare la sfida di garantire un’assistenza adeguata ai propri cari in un contesto di risorse umane limitate.

Secondo il terzo Paper del Rapporto 2024 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico“, presentato da Assindatcolf e Idos, entro il 2025 le famiglie italiane avranno bisogno di circa 2 milioni 288mila unità di personale domestico. Questo include 1 milione 524mila lavoratori stranieri e 764mila italiani.

Più specificamente, saranno necessari circa 1 milione e 25mila badanti e 1 milione 262mila colf.La distribuzione geografica del fabbisogno di badanti e colf varia significativamente.

La Lombardia si posiziona al primo posto con 141mila lavoratori necessari, seguita da Campania (98mila), Sicilia (97mila), Lazio (93mila) e Puglia (86mila). Per quanto riguarda le colf, la Lombardia e il Lazio guidano la classifica con rispettivamente 209mila e 208mila lavoratori necessari.

In termini di nazionalità, l’Emilia-Romagna e la Lombardia presentano una quota molto alta di badanti straniere, circa l’85% del totale, mentre la Sardegna ha la percentuale più bassa con meno del 19%.

Un Paese di Anziani: La Sfida Demografica

Secondo uno studio condotto dal Censis per Assindatcolf, l’evoluzione demografica, il mutamento dei bisogni sociali e la necessità di interventi sulla spesa pubblica stanno mettendo sotto pressione il sistema di welfare italiano. La spesa sanitaria pubblica, che nel 2020 ha rappresentato il 7,4% del PIL, è destinata a ridursi al 6,1% entro il 2026. Le strutture residenziali socioassistenziali e sociosanitarie attive sono 12.576, con circa 414.000 posti letto (pari a 7 ogni 1.000 abitanti), con la maggiore disponibilità nel Nord-Est.

Tuttavia, ci sono segnali preoccupanti riguardo alla crescita della popolazione anziana: se attualmente gli over 65 rappresentano il 24,0% della popolazione, si prevede che nel 2050 saranno il 34,5%, mentre la fascia d’età lavorativa (15-64 anni) diminuirà al di sotto del 55%. Inoltre, 6,8 milioni di pensioni sono inferiori ai 1.000 euro mensili, evidenziando una criticità nell’ambito previdenziale.

Il numero crescente di nuclei bisognosi di assistenza domestica in Italia va di pari passo – afferma Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche Idos – con la crisi demografica del Paese e il cronico invecchiamento degli autoctoni. Due criticità strutturali, quelle del fabbisogno di cura e della denatalità, cui gli immigrati potrebbero dare un apporto ancora più apprezzabile se si razionalizzassero le politiche sull’ingresso e la permanenza regolare degli stranieri in Italia, e in particolare quelle spesso contorte che ne normano l’inserimento occupazionale, dalla rilevazione del fabbisogno di manodopera straniera alla determinazione delle quote, alla chiamata nominativa al buio, al click day, all’asseverazione di sostenibilità economica e alla verifica della indisponibilità di lavoratori italiani”.

Colf e badanti: c’è ancora differenza?

Le badanti si dovrebbero occupare di attività quotidiane come la preparazione dei pasti, la pulizia della casa, l’igiene personale e la somministrazione di farmaci. Oltre ai compiti pratici, offrono anche un supporto emotivo, rappresentando spesso un punto di riferimento affettivo per gli anziani. Questo lavoro richiede pazienza, empatia e una grande dedizione.

Il ruolo di collaboratrici (colf) invece, dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle mansioni domestiche come la pulizia della casa, il bucato e la cucina. Le colf permettono alle famiglie di mantenere un ambiente domestico ordinato e funzionale, sollevando i familiari dalle incombenze quotidiane e consentendo loro di dedicare più tempo agli anziani.

Se una volta la differenza era netta, oggi i due ruoli si sovrappongono, sulla base della necessità delle famiglie.

Mentre in passato la figura della colf era quella nettamente prevalente rispetto alla badante, nel 2023 siamo arrivati al punto che si è quasi annullata la forbice. Le due figure ormai si equivalgono in termini di contratti” Afferma Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. “Questo dovrebbe far riflettere le istituzioni rispetto al peso che ricopre il settore domestico nella gestione della terza età e della non autosufficienza, purtroppo ancora considerato di serie B”.

Perchè ci sono tanti lavoratori stranieri nel settore dell’assistenza anziani?

Gli immigrati rappresentano una componente fondamentale del settore domestico in Italia. La loro presenza è particolarmente significativa nelle regioni come l’Emilia-Romagna e la Lombardia. La prevalenza di lavoratori stranieri nel settore dell’assistenza agli anziani in Italia è il risultato di una combinazione di fattori economici, culturali e di mercato.

Da una parte, per molti lavoratori stranieri, infatti, il settore dell’assistenza rappresenta una delle vie più accessibili per entrare nel mercato del lavoro italiano. Le barriere all’ingresso sono relativamente basse rispetto ad altri settori che richiedono qualifiche specifiche o conoscenze linguistiche avanzate. Tuttavia, l’integrazione di questi lavoratori non è sempre facile. Le barriere linguistiche e culturali possono creare difficoltà sia per i lavoratori che per le famiglie. Per questo è essenziale promuovere percorsi di formazione e integrazione per garantire un’assistenza di qualità e il rispetto reciproco.

Dall’altra parte, molti italiani preferiscono cercare lavori che offrono opportunità di carriera e che sono percepiti come più prestigiosi o meglio retribuiti. Il lavoro di badante o colf è visto come una soluzione temporanea piuttosto che una carriera a lungo termine.

Risultato: la mancanza di una forza lavoro locale sufficiente per coprire questa domanda spinge le famiglie a cercare lavoratori all’estero.

Il Fenomeno del Lavoro Nero

Uno dei problemi più gravi nel settore dell’assistenza agli anziani è il lavoro nero. Molti lavoratori vengono assunti senza un regolare contratto, privati così dei diritti e delle tutele previste dalla legge. Questo fenomeno è diffuso per vari motivi: la necessità di ridurre i costi per le famiglie, la mancanza di consapevolezza sui diritti dei lavoratori, e la difficoltà di regolarizzare i lavoratori stranieri. Il lavoro nero espone i lavoratori a sfruttamento e precarietà, e priva anche gli anziani di un’assistenza garantita e professionale.

L’aspetto critico emerso dal rapporto riguarda proprio l’aumento del lavoro irregolare nel settore domestico. Secondo i dati presentati dall’Inps, nel 2023 il numero di lavoratori domestici regolari è diminuito di 68mila unità. Questo calo indica un aumento del lavoro ‘nero’, una problematica che necessita di interventi urgenti per essere contrastata.

Allarmanti i dati sul settore domestico presentati oggi dall’Inps: il continuo decremento del lavoro regolare, che nel 2023 è calato di altre 68mila unità, certifica un indubbio aumento del ‘nero’”, afferma sempre il presidente di Assindatcolf.

Il Ruolo delle Agenzie di Assistenza

Le agenzie di assistenza rappresentano una risorsa importante per le famiglie che necessitano di badanti o colf. Queste agenzie selezionano, formano e gestiscono i lavoratori, assicurando che siano qualificati e idonei a svolgere il loro compito. Affidarsi a un’agenzia può garantire un’assistenza professionale e ridurre il rischio di incorrere nel lavoro nero. Tuttavia, è importante scegliere agenzie affidabili e trasparenti, che rispettino i diritti dei lavoratori e offrano un servizio di qualità.

L’assistenza domiciliare presenta numerose sfide. Gli anziani spesso preferiscono rimanere nella propria casa piuttosto che trasferirsi in una struttura di cura, ma questo comporta la necessità di adattare l’ambiente domestico alle loro esigenze. Inoltre, la gestione dell’assistenza a domicilio può essere complessa, richiedendo una buona organizzazione e la collaborazione tra i vari membri della famiglia e i professionisti coinvolti. Anche la formazione continua dei lavoratori è fondamentale per affrontare situazioni sempre diverse e migliorare continuamente la qualità del servizio.

Assistenza Personalizzata: croce e delizia dell’INPS

Uno degli aspetti più positivi dell’assistenza anziani domiciliare è la possibilità di offrire un supporto personalizzato. Ogni anziano ha esigenze diverse e la possibilità di ricevere cure su misura può fare la differenza nella qualità della vita. Le badanti e le colf che lavorano a stretto contatto con gli anziani possono sviluppare un rapporto di fiducia e comprensione reciproca, fondamentale per un’assistenza efficace e umana.

E qui entrano ingioco altri fattori, soprattutto di tipo economici.

Le politiche pubbliche hanno un ruolo fondamentale nel regolamentare e sostenere il settore dell’assistenza agli anziani.

A questo proposito, Andrea Zini dichiara: “Con il nostro studio vogliamo consegnare a Governo, Parlamento e Regioni un’inedita fotografia delle esigenze delle famiglie in tema di assistenza domestica e quindi di welfare. La stima del fabbisogno include, infatti, anche chi avrebbe bisogno di assumere colf e badanti ma non può permetterselo, a testimonianza di come il ‘costo’ sia ormai diventato un problema trasversale.

Per questo da anni chiediamo misure universali, e non legate all’Isee o all’età, che aiutino tutte le famiglie a sostenere i costi del personale domestico, lato contributivo ma soprattutto sul fronte delle retribuzioni. È arrivato il momento che anche lo Stato faccia la sua parte perché attualmente è tutto sulle spalle dei singoli”.

Cosa non funziona e cosa si può fare?

Le attuali politiche sono inadeguate per affrontare queste problematiche, e c’è un urgente bisogno di riforme che incentivino la regolarizzazione e penalizzino il lavoro ‘nero’.

Servono misure universali e non legate all’Isee, altrimenti si produrrà evasione per dimostrare di essere ‘poveri’ ed un incremento del lavoro irregolare. Al contrario, – prosegue – abbiamo urgente bisogno di provvedimenti che rispecchino l’evoluzione che ha vissuto il comparto domestico negli ultimi decenni. Un cambiamento che emerge anche nei dati presentati dall’Inps sia rispetto alla nazionalità, che alla tipologia di lavoro. Sebbene, infatti, quello domestico resti un settore a prevalenza straniera, colpisce il dato che riguarda gli italiani. Guardando alla zona geografica di appartenenza quella italiana risulta essere la seconda, dopo l’area dell’Europa dell’Est (297.373 lavoratori, pari al 35,7% del totale), con 259.689 domestici, pari al 31,1%”.

In un Paese che tende sempre più strutturalmente all’invecchiamento, nonché fanalino di coda per nuovi nati, è impensabile che il lavoro domestico non venga ancora considerato una priorità dell’agenda politica. Gli unici provvedimenti recentemente messi in campo per il comparto sono tutti rivolti ad una platea over 80 con Isee bassissimo, una goccia in mezzo al mare rispetto alle reali esigenze”.

Le Richieste di Assindatcolf

È necessario promuovere misure che incentivino la regolarizzazione dei lavoratori, offrano sostegno alle famiglie e migliorino le condizioni di lavoro di badanti e colf. Inoltre, investire nella formazione e nell’integrazione dei lavoratori stranieri può contribuire a creare un sistema di assistenza più equo ed efficiente. Guardare al futuro significa anche considerare l’innovazione tecnologica, che può offrire nuovi strumenti per migliorare l’assistenza e la qualità della vita degli anziani.

Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, ha sottolineato la necessità di misure universali per sostenere le famiglie nei costi del personale domestico. Le attuali politiche, rivolte principalmente agli over 80 con Isee basso, non sono sufficienti per rispondere alle esigenze reali del settore. Zini chiede provvedimenti che rispecchino l’evoluzione del comparto domestico, considerando anche il cambiamento nella distribuzione delle figure professionali tra colf e badanti.

Per affrontare le sfide del settore domestico, è essenziale adottare misure che vadano oltre le attuali politiche limitate all’Isee. Sono necessarie soluzioni universali che supportino tutte le famiglie, indipendentemente dal reddito, nei costi del personale domestico.

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