Brutto o avanguardia? Un viaggio ai confini del kitsch.

Il concetto di bello o brutto è un qualcosa che cambia, a seconda dei tempi, delle culture e anche delle mode del momento. Ci sono state stroncature a dir poco imbarazzanti, viste con gli occhi del poi, non solo nell’arte figurativa, ma anche nella letteratura e nella musica. Tanto per citare qualche esempio sono finite nel calderone del brutto o, ancora peggio del kitsch, La divina commedia, le composizioni di Bach, di Chopin e pure il Rigoletto. Non ne sono usciti bene neanche il Diario di Anna Frank, le esibizioni di Fred Astaire, Les demoiselles d’Avignon di Picasso. E l’elenco potrebbe continuare ancora per molte righe.

Il concetto di bello, ma più ancora quello di brutto, perchè, diciamolo, alla fine è il brutto quello che attrae più l’attenzione e fa versare parole e fiumi d’inchiostro, è un fenomeno sociale che si perde nella notte dei tempi. Fenomeno sociale perché i gusti delle classi più basse sono stati da sempre ridicolizzati e presi ad esempio di sgradevolezza, di kitsch, di”brutto”, dalle classi più abbienti. Fenomeno che purtroppo resiste, oltre ogni logica, ancora oggi.

Bello brutto, kitsch, o avanguardia? Ma chi lo determina?

Diciamo che i canoni per determinare la sensibilità estetica sono in mano a coloro che vengono ritenuti dal mercato letterario, artistico, accademico o della moda “esperti di cose belle”. E si va da artisti a persone colte, da persone di grande potere politico a persone con grande disponibilità economica. Possiamo essere d’accordo o no, ma il mondo gira così.

Per cui il nostro viaggio oggi si addentrerà in quella forma d’arte che molti, della cosiddetta “alta cultura” hanno definito kitsch. Ma prima di partire definiamo cosa vuol dire la parola kitsch. Pare il termine derivi dalla seconda metà dell’Ottocento dalla parola inglese sketch ,schizzo di disegno. E da allora sia usata per indicare paccottiglia senza valore , vendere cose a poco prezzo, raccogliere fango dalla strada.

L’arte celebrativa e l’art pompier

Rientra dunque nel kitsch senza possibilità di ripensamento tutta l’arte popolar-celebrativa delle dittature, da Stalin a Hitler a Mussolini. Così come ci rientrano, per unire sacro e profano, tutte le immaginette di santi e santini: le cosiddette “devozionali”. Fa la sua comparsa nell’elenco anche la cosiddetta art pompier , cioè quell’arte della fine 800 con nudi di sensuali e procaci odalische, di divinità classiche o di auliche celebrazioni storiche.

Tra brutto e kitsch. Alexandre Cabanel e il suo quadro di Art pompier Cleopatra. Donne egiziane on vesti da odalisca con tigre e uomini che vengono trasportati a braccia seminudi
Alexandre Cabanel Cleopatra esempio di Art Pompier

Una pittura nata in Francia sotto l’influsso delle Accademie di Belle Arti. Un arte accademica e ufficiale, gradita al potere, ma non celebrativa, che, pur eseguita con tecnica magistrale, risuona falsa e vuota fino a sconfinare nel brutto e nel cattivo gusto. Il perché si sia chiamata pompier è dubbio. Potrebbe derivare dagli elmi delle figure di dèi ed eroi classici, o riferirsi a rappresentazioni pompose e oltremodo retoriche. O forse un riferirmento ai pittori del circolo di Charles Gleyre, imitatori della pittura pompeiana.

Il Madonna Inn, un’esperienza estetica… Unica

Un eesempio più contemporaneo di gusto kitsch, che merita un capitolo a sé, è l’albergo californiano, inaugurato nel 1958 nella città di San Luis Obispo, Madonna Inn. Nato, secondo i proprietari Alex e Phyllis Madonna per fornire un’esperienza “estetica” unica e irripetibile. Troviamo di tutto, dai nani da giardino immersi nelle fontane delle toilette delle stanze, alle lampade Tiffany in ambienti rosa confetto con luci di Natale tutto l’anno della sala da pranzo. Difficile immaginarlo? La descrizione più azzeccata l’ha fatta Umberto Eco. Eccola.

Le povere parole di cui è dotato il linguaggio naturale degli uomini non possono bastare a descrivere il Madonna Inn. Diciamo che Piacentini mentre sfogliava un libro di Gaudí, abbia ingerito una dose esagerata di LSD e si sia messo a costruire una catacomba nuziale per Liza Minnelli. Ma non rende l’idea. Diciamo l’Arcimboldi che costruisca per Orietta Berti la Sagrada Famìlia. Oppure Carmen Miranda che disegna un locale Tiffany per i motel Motta. Ancora, il Vittoriale immaginato da Fantozzi, le città invisibili di Calvino descritte da Liala. La sonata in si bemolle minore di Chopin cantata da Claudio Villa su arrangiamenti di Valentino Liberace e eseguita dalla banda dei pompieri di Viggiú.

Lasala da pranzo con Putti, calici baccarat di gusto ecclesiastico, farfalle.

Avanguardia rivalutata

Ora è abbastanza chiaro cosa si intende per kitsch? É un arte (del decoro, pittorica, letteraria..) che mira a stupire e impressionare, a innescare un effetto passionale piuttosto che una contemplazione disinteressata dell’opera. Chi ama il kitsch lo ritiene un’ arte di avanguardia, un’esperienza qualitativamente alta. Un’espressione cioè di scoperta e invenzione che ha come fine ultimo la reazione emotiva.

In realtà, nonostante siano stati ritenuti dalla classe colta orribili, e classificati nel brutto senza possibilità di appello, i quadri dell’arte pompier citata prima sono oggi venduti a peso d’oro a raffinati collezionisti. E, udite, udite, sono anche esposti in famosi musei di tutto il mondo. Quindi, in pratica, il brutto di ieri diventa il bello di oggi. L’ alta cultura, come sempre accade, va al recupero dei prodotti dell’arte popolare. Quei prodotti che da kitsch diventano invece nostalgici e riconosciuti di notevole qualità artistica. Insomma, se avete nani da giardino… Teneteli!

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".