Cenone di capodanno e i cibi portafortuna

Quali sono i cibi portafortuna che non possono mancare in un cenone di capodanno?

La tradizione vuole che si rispettino alcuni “rituali” di buon auspicio per l’anno nuovo e, tra questi, esistono dei piatti che vanno assolutamente preparati per augurare a tutti un anno di fortuna e prosperità. La loro “fama” arriva da lontano ed è ben radicata in antiche culture popolari, tradizioni e usanze.

Quanto ne sapete in materia?

Sicuramente tutti risponderanno le lenticchie. Vero, ma non è l’unico piatto della buona sorte. Vediamo quali sono i cibi portafortuna del cenone di capodanno.

Il riso con melagrana

Il proverbio dice che “nasce nell’acqua e muore nel vino“, quindi a capodanno, con un buon bicchiere di spumante, non può mancare il riso. Del resto, è un buon auspicio di abbondanza, tant’è vero che si tira agli sposi il giorno del matrimonio.

Ma a capodanno, il piatto di riso da preparare è quello con la melagrana, simbolo anch’essa di prosperità per la mitologia romana, pianta sacra a Giunone e a Venere, e associata a fertilità e ricchezza.

Maiale, cavolo e bietole

Vi parrà strano, ma nei paesi dove la moneta cartacea è di colore verde, come in America, per esempio, queste due verdure sono considerate un buon auspicio di ricchezza e fortuna.

Che siano bollite, saltate in padella o utilizzate come ripieno, non importa. L’importante è che non manchino nel menù del vostro cenone di capodanno, magari, in accompagnamento ad un buon cotechino, guarniti con del guanciale o di contorno ad uno spezzatino, sempre rigorosamente di maiale. Il maiale, infatti, significa futuro, progresso, non a caso il salvadanaio è a forma di maialino, e poichè “del maiale non si butta via nulla“, è simbolo anche di abbondanza.

Legumi e peperoncino

Non solo lenticchie dunque, ma anche fagioli e ceci. In Abruzzo, per esempio, è tradizione cucinare il riso con dei legumi, ma anche diverse minestre. Ben sette, per la precisione, di tredici portate (così dice la tradizione abruzzese) sono a base di legumi che dovrebbero auspicare un anno di salute. A proposito, se volete proprio fare un cenone all’abruzzese, non può mancare la pasta in brodo con le sarde e pomodoro. Non c’entra nulla con la fortuna, ma piace tantissimo!

Per quel che riguarda il peperoncino, la sua fama di portafortuna è valida tutto l’anno. Scongiura la malasorte e il malocchio, tiene lontane le brutte vibrazioni, ma soprattutto, è afrodisiaco, indica potenza e fertilità. Che sia per colpa del peperoncino che ci si deve vestire con un intimo rosso a capodanno?

L’uva e la frutta secca

In Spagna è tradizione fare il count down con dodici chicchi d’uva, uno per ogni secondo che ci separa dalla mezzanotte. Chi ci riesce, avrà un anno molto fortunato e allegro.

Interiorità e crescita spirituale sono invece i buoni auspici derivanti dalla frutta secca. Mandorle, noci, nocciole, pistacchi, insomma, tutto quello che è contenuto in un guscio per gli antichi cristiani rappresentava proprio la spiritualità dell’essere umano. Mangiare a capodanno della frutta secca porterà crescita interiore.

Il mandarino e l’infinito

Chiudiamo questa lista di cibi portafortuna con uno sguardo all’infinito. Non c’è cenone di capodanno che non finisca con le bucce di mandarini sul tavolo. Gli italiani ne consumano una quantità industriale durante le feste natalizie e a capodanno non finiscono il pasto senza aver mangiato questo gustosissimo frutto. Per la sua forma ricorda appunto l’infinito e da qui l’auspicio di lunga vita e tanta salute.

Buon 2023 a tutti!

cibi portafortuna - nella foto la scritta dorata 2023 con i fuochi d'artificio intorno
almadarte
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Almadarte esprime la mia passione per tutto il bello che la vita ci regala. L’arte, il teatro, la musica, il cibo, la poesia. La bellezza è una qualità che diventa sensibile alla prima impressione, l’anima l’apprende e riconosciutala, l’accoglie e in un certo modo le si accorda. 43 anni studi classici, amante dell’arte figurativa in modo particolare, desiderosa di apprendere e curiosa di ogni forma di cultura, osservatrice attenta dell’arte culinaria fa suo il motto di George Bernard Shaw “non c’è amore più sincero di quello per il cibo”