Iniziamo a segnare queste date 19 settembre – 4 ottobre 2020, perché saranno i giorni in cui Christo “impacchetta l’Arc de Triomphe”, 16 giorni in cui Parigi è Land Art. Sotto le mani di uno dei più grandi artisti mondiali.
“Dopo 35 anni torno a Parigi a realizzare una grande opera” ha dichiarato Christo. E si parla, niente di meno, che dell’impacchettamento delll’Arco di Trionfo. Con settemila metri di corda e venticinquemila metri quadri di tessuto. Ovviamente Coronavirus permettendo.
Christo, e Jeanne-Claude
A 10 anni dalla scomparsa della sua moglie e partner, Jean Claude, Christo continua a a progettare, produrre e realizzare progetti in ogni parte del mondo. Come un continuum poetico di una vita insieme spesa per l’arte. Si perché Christo e Jeanne-Claude, sono stati uniti per più di cinquanta anni in un binomio artistico incredibile. Insieme hanno creato progetti visionari, segnando il mondo con un linguaggio artistico del tutto inedito.


Uno dei primi progetti ha luogo proprio a Parigi, nel 1962. Parigi è Land Art in Rue Visconti. In una delle vie più strette della città, viene costruito il Muro di Barili. Una vera e propria barricata di 89 barili di metallo impilati. Un’implicazione politica molto forte con il muro di Berlino appena eretto. L’installazione viene portata a termine nonostante il dissenso della città. Si delineano l’enorme tenacia e carattere della coppia.
Wrapped Coast, One Million Square Feet
Le loro opere continuano e stupiscono e, nel 1969, gli artisti avvolgono oltre due chilometri della costa di Sidney. Il tutto in 93 mila metri quadrati di stoffa antierosione, assicurandola con una altrettanto interminabile corda. Wrapped Coast, One Million Square Feet


Nel 1968 avvolgono con teli di plastica e corde la Fontana di Piazza del Mercato e il Fortilizio dei Mulini a Spoleto. Tocca nel 1969 al Chicago Museum. Sono a Milano, nel 1970, in occasione del Funerale del Nouveau Réalisme. E lì impacchettano il monumento a Vittorio Emanuele in piazza Duomo e quello di Leonardo da Vinci di fronte alla Scala.
Furono “interventi che provocarono un acceso dibattito nel mondo culturale italiano sulla dignità di tali opere e sul loro reale valore artistico“, ricorda Ettore Camuffo.
E nel 1995 fu il turno del Reichstag di Berlino, avviluppato nella stoffa assieme a tutta la carica politica e simbolica che la struttura portava con sé


Un panorama quotidiano mutato
Appropriarsi del reale, usare il mondo come una tela e propagare ovunque l’espressione artistica. Le opere di Christo e Jeanne-Claude sono spettacolari, immense agli occhi degli osservatori, eppure il loro significato rimane indecifrabile.
Ciò che fa parte del panorama visivo quotidiano viene improvvisamente cambiato, alterato, nascosto allo sguardo. È proprio nell’oscuramento visivo di un elemento a cui si è abituati, a cui non si fa quasi più caso , che l’“impacchettamento” sprigiona tutto il suo significato. Un significato politico, storico, istituzionale o geografico che sia. Nel caso di un edificio, il contenitore diventa improvvisamente il contenuto; nel caso di una statua, un pacco da scartare diventa opera finita.
Tutto autofinanziato e riciclato
Credendo fermamente nella libertà artistica come condizione primaria , danno vita alle loro immense imprese autofinanziandosi. Tra un’opera e l’altra corre un lungo tempo in cui la coppia raccoglie energie e fondi tramite i ricavi di schizzi, bozzetti, disegni e modellini.


Le installazioni di Christo e Jeanne Claude sono sconvolgenti ma di brevissima durata. Così, una volta terminato il loro periodo di esposizione, vengono smontate, pezzo per pezzo. I materiali vengono riciclati, mentre il paesaggio torna al suo consueto aspetto.
Land Art o God Art?
“Christo e Jeanne-Claude sono i precursori di quella che poi sarà definita la Land Art, l’arte che usa il paesaggio come proprio atelier.” Racconta Francesco Bonami che poi ironicamente aggiunge “Io chiamerei questo tipo di arte piuttosto God Art, arte per Dio, visto che il punto di vista migliore per godersela è quella del padreterno.”
Non si contano le volte in cui i critici hanno cercato di dare una definizione alle opere di Christo e Jeanne-Claude. Gli artisti affermano che le loro installazioni consistono essenzialmente nell’atto del vivere un momento e un luogo, lasciando a ognuno un’esperienza libera e personale.
Arte come missione di una vita in comune
Il loro progetto artistico è stato una vera e propria missione. Quando viaggiavano per lunghe distanze, lo facevano sempre su aerei separati. Mettendo in atto la strategia dei massimi vertici aziendali. Poiché, se uno dei due avesse subito un incidente, l’altro avrebbe potuto portare a termine ciò che avevano cominciato insieme. E così è stato alla morte di Jeanne-Claude, avvenuta, dopo una lunga malattia, nel 2009.


Nell’estate di due anni fa si è svolta Floating Piers sul Lago di Iseo. La passerella di Christo si estendeva sulla superficie dell’acqua creando un collegamento tra le località di Sulzano e Monte Isola con l’isoletta di San Paolo. L’opera non è un muro che divide, ma un ponte che connette luoghi distanti, permettendo ai visitatori di “camminare sulle acque”, avvolti dalla luce intensa irradiata dal tessuto giallo della passerella. In cantiere già dal 1970, tale progetto, il primo realizzato da Christo senza la compagna, porta con sé un retrogusto di dolente malinconia, ma anche immensa bellezza poiché lo spirito di Jeanne-Claude continua a vivere nei progetti ancora da realizzare.
La Ville Lumiere si appresta quindi ad ospitare una delle più grandi installazioni al mondo mai immaginate. 25mila metri quadri di Polypropylene ricopriranno uno dei simboli di Parigi dal1936. Christo, artista bulgaro, classe 1935 torna a far parlare di sé. E Parigi è Land Art.