Genitori e figli: mollare la presa…o la preda?

Ciao Wanda! I boccioni! Ciao Margherita, sono Francesca e ho 16 anni. Sono fidanzata da 3 mesi con un ragazzo di 20. Lui vorrebbe che andassi a dormire da lui visto che i suoi genitori sono nella loro casa al mare per 2 settimane ma i miei non vogliono. Sicuramente pensano che succede qualcosa se dormiamo assieme ma è una cosa senza senso…poi qualcosa è già successo anche se loro non lo sanno! Mi sento la loro preda. I genitori pensano che noi ragazzi siamo sprovveduti e invece ne sappiamo più di loro!!! Cosa devo fare per convincerli ad andare a casa del mio ragazzo? Fre’ 2003

Cara Fre’

Ti rispondo come risponderebbe Wanda che, nonostante paia un po’ sulle nuvole, è una signora saggia! I genitori tendono, soprattutto nell’adolescenza, ad avere atteggiamenti protettivi – tanto più se si è ragazze – sia perché il mondo là fuori riserva spesso sorprese non sempre simpatiche, sia perché a volte faticano a capire che i loro “bambini” (nel tuo caso, la loro bambina) sono cresciuti e hanno necessità di volare con le proprie ali. Immagino cosa tu intenda con “qualcosa è già successo” e non voglio aggiungere niente; tanto più che sono esperienze normali alla tua età. E’ un modo per conoscere l’altro e per conoscersi se stessi.

Tuttavia, non sento di poter biasimare i tuoi genitori. Fondamentalmente, questo ragazzo lo conosci solo da 3 mesi; ovvero lo conosci poco tu, e lo conosceranno ancora meno i tuoi genitori, presumo. Per cui, dai loro la possibilità di dargli fiducia, magari invitandolo prima a casa tua, o organizzando una cena in pizzeria, addirittura coi genitori del tuo partner e probabilmente i tuoi cominceranno a tranquillizzarsi e a “mollare la presa”!

Un forte bacione, Wanda…o Margherita!

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Margherita Fumero
Margherita Fumero
Attrice teatrale televisiva e cinematografica. Allieva di Macario, ha lavorato per anni in coppia con Enrico Beruschi. Tra le sue partecipazioni più famose: Drive In di Antonio Ricci e Camera Cafè nel ruolo della stagista Wanda. Dice di sè: Descrivermi? Io? Già è difficile descrivere una persona che si conosce da diverso tempo, figuriamoci se stessi, ma...ci proverò! Anche perché non è così scontato che un individuo si conosca in tutte le sue sfaccettature, nonostante sia in “compagnia di se stesso” da tutta una vita. Infatti, ci sono parti di noi che ci sfuggono, altre che sono sotterrate negli strati più profondi del nostro animo, oppure altre che semplicemente non vogliamo vedere. Io, complice il lavoro che faccio, ho dovuto scavare dentro di me, anche per fare arrivare al pubblico l'emozione che deriva dall'essere in una particolare situazione. In più – e lo dico per chi non conosce la mia formazione – ho frequentato l'Accademia di arte drammatica, non di “arte Comica”! Fu Macario che mi consigliò di dedicarmi al comico, attraverso la frase che cito in tutte le interviste dove mi chiedono dei miei esordi: “con quella faccia lì, devi far ridere”, mi disse. Tuttavia, non si deve pensare che essere attori comici significhi per forza conoscere solo il lato divertente della vita; anzi! Si dice che i più grandi comici della storia siano stati dei depressi; un po' come i clown che, in alcune scuole di mimo e recitazione, vengono presentati come personaggi in realtà tristi. Io, in realtà, a parte qualche triste e naturale accadimento – come quelli che la vita riserva più o meno ad ognuno di noi – non posso sicuramente dire che sia o sia stata una persona infelice. Al contrario: la mia “voglia di far ridere” deriva da quella serenità che ho sempre respirato in famiglia. Mia mamma Luisa era un po' come me: ironica, sorridente e con la battuta pronta. Il mio papà Gino era più riflessivo, più incline alla saggezza, ma sempre sereno. Io ho fatto un bel frullato di queste caratteristiche, ci ho aggiunto quello che la natura mi ha regalato attraverso il temperamento et voilà: signore e signori, questa è la Fumero! Una signora buffa ma dignitosa; un soggetto autoironico ma profondamente rispettoso degli altri; una donna che può interpretare mille personaggi, pur rimanendo sempre se stessa. Una persona che finge sul palcoscenico ma che è profondamente vera nella vita reale.