Il riconoscimento facciale con telecamere è una tecnologia che sta diventando sempre più diffusa in vari settori, dall’identificazione personale alla sicurezza e alla sorveglianza. Ma se, da un lato, può essere uno strumento utile per sorvegliare luoghi pubblici, dall’altro è uno strumento che non assicura una totale affidabilità e mette seriamente in dubbio la sicurezza della privacy.
Eppure a Roma si paventa la possibilità di inserire questa misura di controllo nel piano sicurezza delle linee metropolitane di Roma Capitale, in occasione del prossimo Giubileo che si svolgerà nel 2025.
Restyling e telecamere con riconoscimento facciale
Ad esporsi sull’argomento, l’assessore alla Mobilità di Roma Capitale Eugenio Patanè che alle Commissioni Giubileo e Mobilità ha annunciato l’avvio di una doppia gara d’appalto del valore di quasi 100 milioni di euro, mirata a potenziare la sorveglianza e a modernizzare le stazioni della metropolitana di Roma. Un progetto che prevede l’installazione di telecamere con tecnologia di riconoscimento facciale, “in grado di verificare azioni scomposte” all’interno dei vagoni e sulle banchine da parte di chi in passato si è reso protagonista “di atti non conformi”, oltre al restyling delle stazioni al fine di agevolare l’intervento delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco. Sebbene Roma Capitale non abbia competenze specifiche in materia di sicurezza, il presidente di Atac, Patanè, ha sottolineato la necessità di affrontare il problema, poiché l’incidenza della sicurezza influisce direttamente sulla mobilità urbana.
Ma ciò che solleva più dubbi e ha attirato l’attenzione del Garante, è un piano di innovazione tecnologica, che prevede l’installazione di ripetitori 5G e telecamere con funzionalità di riconoscimento facciale e controllo preventivo. Le videocamere saranno in grado di monitorare attività sospette all’interno delle metropolitane e delle banchine, identificando volti associati a comportamenti non conformi o a reati passati, come furti o altre violazioni. Questo sistema sarà integrato con le forze dell’ordine per garantire una maggiore sicurezza nelle aree metropolitane.
Come funziona
Le telecamere per il riconoscimento facciale utilizzano algoritmi complessi per analizzare le caratteristiche facciali di una persona e confrontarle con immagini di volti memorizzati in un database. Questo processo può coinvolgere il rilevamento dei punti chiave del volto, come gli occhi, il naso e la bocca, e la creazione di un’impronta digitale unica per ciascun individuo.
Questa tecnologia viene impiegata in molteplici contesti, tra cui il controllo degli accessi a edifici o dispositivi, il monitoraggio delle folle in luoghi pubblici come stazioni ferroviarie o aeroporti, e persino nell’identificazione di sospetti nei sistemi di sicurezza.
Privacy ed etica in pericolo
Il riconoscimento facciale solleva diverse preoccupazioni legate alla privacy e all’etica. La raccolta e l’archiviazione delle informazioni biometriche delle persone possono essere considerate invasive e possono essere utilizzate per il monitoraggio indiscriminato o persino per scopi di sorveglianza di massa, senza il consenso delle persone coinvolte.
A causa delle preoccupazioni sulla privacy e sull’uso improprio della tecnologia, ci sono crescenti richieste di regolamentazione del riconoscimento facciale da parte dei governi e delle istituzioni. Alcune giurisdizioni hanno introdotto restrizioni sull’uso della tecnologia o stanno esaminando leggi per controllarne l’applicazione.
Le criticità del riconoscimento facciale
Sebbene la tecnologia abbia fatto progressi significativi, ci sono ancora sfide legate alla precisione e all’affidabilità del riconoscimento facciale. Problemi come l’illuminazione scarsa, le espressioni facciali mutevoli e le differenze etniche possono influenzare la capacità della tecnologia di identificare correttamente le persone.
Tutti questi fattori, messi insieme, hanno generato diverse preoccupazioni nel Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP), in merito all’utilizzo di questa tecnologia in occasione del Giubileo 2025. Per questo GPDP ha inviato una richiesta di informazioni a Roma Capitale su un progetto di videosorveglianza nelle stazioni della metropolitana.
L’amministrazione ha 15 giorni per rispondere alla richiesta di informazioni del Garante privacy, fornendo, tra l’altro, una descrizione tecnica delle funzionalità di riconoscimento facciale, la finalità e la base giuridica di tale trattamento di dati biometrici e una copia della valutazione d’impatto sulla protezione dei dati.
Fino a tutto il 2025, ricorda l’Autorità, vige una moratoria sull’installazione di impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale attraverso l’uso di dati biometrici, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, da parte delle autorità pubbliche o di soggetti privati. Tale trattamento è consentito solo all’autorità giudiziaria, nell’esercizio delle funzioni giurisdizionali, e alle autorità pubbliche, a fini di prevenzione e repressione dei reati, e comunque previo parere favorevole del Garante privacy.
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