In occasione della Giornata della memoria e dell‘impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie (21 marzo), il Museo Nazionale del Cinema organizza per le scuole di tutta Italia, la proiezione in streaming del film “I cento passi”.
Il Piemonte sta andando di nuovo verso un periodo buio e di restrizioni. La zona rossa è quasi ormai certa e la DAD è l’unica soluzione per tutelare le famiglie e i ragazzi. Purtroppo, non si vede ancora la fine di questo incubo che mette i nostri ragazzi di fatto ai domiciliari e non è ancora possibile creare eventi in presenza. Per questo, l’iniziativa, in collaborazione con Cinemovel Foundation, Libera, Gruppo Editoriale Minerva RaroVideo e Rai Cinema, è gratuita e aperta a tutte le scuole Secondarie di I grado (classi terze) e Secondarie di II grado. La partecipazione è gratuita grazie al contributo di Agenzia Antonelliana-Reale Mutua Assicurazioni.
A seguire, l’incontro on-line con il regista Marco Tullio Giordana. Parteciperà all’incontro DANIELA MARCONE, Vicepresidente nazionale di LIBERA e referente dell’Associazione per l’Area Memoria.
Per partecipare è obbligatori compilare la scheda di adesione.
Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie
La giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie ricorre il 21 marzo ed è stata riconosciuta con voto unanime dalla Camera dei Deputati nel 2017.
E’ un’iniziativa che si svolge in tutta Italia. Ogni anno, in una città diversa, un lungo elenco di nomi e cognomi viene letto, come a sgranare un rosario infinito, in ricordo di tutti coloro che hanno perso la vita e di cui nessuno pronuncia più il nome. Una commemorazione che nasce dal dolore di quelle madri, mogli, figli che sono diventati anch’essi vittime innocenti delle mafie. ”.
I cento passi racconta la storia di una ribellione, non solo contro la mafia, ma per la libertà e per l’impegno civile.
E’ la storia di Peppino Impastato, giovane attivista, e la sua lotta attuata attraverso l’ironia, la sfida della sua voce alla radio ed il coraggio di perdere tutto. Peppino Impastato impegnò la sua vita alla lotta alla mafia nella sua terra: la Sicilia.
I cento passi sono esattamente quelli che separano la sua casa da quella del boss mafioso Gaetano Badalamenti. Il film ha vinto un premio ai Nastri d’Argento, quattro David di Donatello, è stato premiato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e ha ottenuto una candidatura al Golden Globes.


I Cento Passi: storia di un ragazzo siciliano
Peppino Impastato era un ragazzo semplice, pulito, nato in un contesto famigliare contaminato dalla criminalità organizzata. Aveva ironia da vendere, Peppino, e la usava per raccontare storie di paese, del suo paese, Cinisi, in provincia di Palermo.
Peppino era un giornalista e non solo. Già molto giovane fonda un suo giornalino, partecipa attivamente alle lotte per l’espropriazione terriere dei contadini. Ma non gli basta. Peppino vuole fare di più, vuole denunciare e combattere. Vuole diventare la voce che tiene testa alla mafia.
Lo fa attraverso un microfono, trasmettendo da quelle che all’epoca erano chiamate “radio libere”, e che libere lo erano per davvero. Radio Aut diventa il suo mondo. Da quella stanza Peppino parla a tutti i suoi concittadini, mettendo in scena racconti di vita, attraverso ipotetiche marionette, personaggi di storie che narravano fatti veri.
Si candida anche alle elezioni comunali, con l’intento di agire dall’interno della dirigenza comunale.
Peppino è cosi e da fastidio. Fastidio per la sua insolenza, per la sua sfrontatezza, per il suo coraggio. Ma darebbe la vita pur di non stare zitto.
E infatti, l’unico modo per farlo stare zitto è ammazzarlo. La sua vita finisce in una tiepida notte di maggio del 1978, lungo una ferrovia, con una carica di tritolo posta sotto il suo corpo. Una patetica messa in scena per far passare come suicidio un terribile attentato.
Ironia della sorte, la sua morte passa quasi inosservata perchè, poche ore dopo, le cronache di tutto il mondo racconteranno del ritrovamento del corpo di Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana, ucciso alle Brigate Rosse.
Foto copertina da www.studentireporter.it