Il pioppo nero, amico delle api, il più elegante e potente tra tutti i pioppi

Il pioppo nero, bello e dannato

Il pioppo nero non è entrato a far parte del calendario arboreo irlandese, come abbiamo visto la scorsa settimana. Eppure, fra tutti i pioppi, vanta il primato per nobile aspetto e per virtù terapeutiche. Si tratta di un grande albero dal tronco moro e dalla chioma ampia, con rami tanto forti quanto flessuosi. Il colore scuro della sua corteccia lo ha reso temibile. Se le foglie del pioppo tremolo continuano a piangere la crocifissione di Gesù, il pioppo nero ha la sinistra fama di piacere al diavolo. Per questo motivo, in Irlanda non viene mai toccato.

corteccia di pioppo nero in macro

Gli scuri e nudi rami invernali gli hanno fatto guadagnare il soprannome di Devil’s fingers e le sue gemme vengono raccolte dalle streghe. Pare che vi preparino un unguento che, se sparso sul corpo, dona loro la capacità di volare. All’inizio del secolo scorso, si verificò un episodio significativo, non lontano da Marquette, in Michigan. Per puntellare le gallerie di una miniera, un sovraintendente minerario indicò ai suoi operai, che erano tutti d’origine irlandese, un boschetto di pioppi neri. Ordinò loro di tagliarli e di ricavarne dei pali. Ma gli irlandesi posarono le seghe a terra e si rifiutarono. Per giustificarsi, dissero che avrebbero preferito tagliarsi entrambe le mani, piuttosto che toccare quei pioppi.

dei pioppi lungo un filare all'aperto sotto cielo azzurro

Un ritratto botanico per il più elegante tra i pioppi

Anche il pioppo nero, come il bianco e il tremolo, appartiene alla famiglia delle Salicacee ed è stato catalogato come Populus nigra L. Ha fusto slanciato e diritto e può raggiungere i 30 metri d’altezza. Predilige come habitat i terreni umidi, che costeggiano i corsi d’acqua. La chioma è larga, cupoliforme e tende a espandersi, assumendo un aspetto rado. Le foglie, che ingialliscono in autunno, presentano la forma di un triangolo arrotondato e allungato.

Molto interessanti sono i germogli primaverili (detti anche occhi di pioppo), dal profumo resinoso e inebriante e dal colore bruno dorato. Trasudano un liquido viscoso e ambrato che solidifica in cima ai rami. I fiori si dividono in maschili e femminili e sbocciano a marzo su alberi diversi. Gli amenti maschili sono rossicci, a differenza di quelli femminili, che sono verdi e che a giugno liberano semi dal soffice e candido involucro setoso.

amenti maschili pendenti del pioppo nero
Amenti maschili

Antichi rimedi a base di pioppo nero

L’apocon era un balsamo di pioppo che ci è stato tramandato da Galeno, nel II secolo. Si trattava di un rimedio vulnerario, capace cioè di cicatrizzare ferite e piaghe. Secondo l’antica ricetta, si preparava mettendone i germogli a macerare per tre mesi in olio d’oliva. Il recipiente trasparente doveva essere esposto a sole e scosso ogni giorno. Viene invece attribuita al medico greco medioevale Nicolas de Myrepse l’invenzione dell’ounguentum populeum. Era una pomata che si usava come lenitivo per le emorroidi, per le ustioni, per i geloni, per ogni malattia della pelle e per le piaghe. Oggi è talvolta riproposto nella forma semplificata, perché in quella originale al pioppo erano aggiunte un paio di Solanacee velenose, il giusquiamo e la belladonna.

firio e bacche di pioppo nero in primo piano ricche di resina vischiosa

Principi attivi e impiego fitoterapico

La droga medicinale, in questo caso, è costituita proprio dai germogli, che contengono salicina, populina, crisina, olio essenziale e tannino. Tali principi attivi conferiscono al pioppo nero proprietà balsamiche (fluidificano le secrezioni bronchiali), diuretiche, toniche, sudorifere, sedative e vulnerarie. Gli studi clinici condotti da Henri Leclerc (1938) lo portarono ad affermarne la validità per curare artrosi, reumatismi e nevralgie. Nel 1949, il dottor Decaux ottenne invece ottimi risultati in soggetti affetti da cistite e uretrite.

La tisana giova inoltre in caso di bronchiti e infiammazioni delle vie aeree e di piaghe e dermatosi. Si prepara ponendo due cucchiai rasi di germogli in mezzo litro d’acqua, si porta a bollore, si spegne la fiamma e si lascia in infusione per un quarto d’ora. Si filtra e si dolcifica. Infine si beve poi lungo la giornata, proprio come se fosse un tè, dallo spiccato aroma resinoso.

primo piano di una verdissima foglia di pioppo simile al seme di picche

Usi diversi e curiosi

A differenza degli altri pioppi, quello nero offre legno pregiato per la costruzione di mobili, soprattutto per realizzare cofani e cassoni. Secondo tradizione, in Olanda i famosi zoccoli, simbolo della Nazione insieme con i tulipani, sono intagliati appunto nel suo legno. I rametti giovani e flessibili vengono intrecciati per realizzare cesti, proprio come si fa con quelli di salice. Oppure si fanno cuocere per ottenere un bagno colorante, perché il pioppo è anche una pianta tinctoria e dona ai tessuti una brillante nuance giallo dorato.

Turismo esperienziale - un'ape va vwerso il cuore di un fiore giallo

Un albero amico delle api

Le api hanno da sempre un rapporto speciale con il pioppo nero. Oltre a raccogliere dagli amenti un polline prezioso, è dalla sostanza viscosa che ricopre i germogli che esse ricavano la propoli. Questi straordinari insetti la usano come materiale da costruzione, nelle arnie, per cementare i favi e per tappare le cellette. Ma è pure un rimedio unico per la nostra salute, soprattutto nei mesi invernali, perché è un ottimo antisettico naturale.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.