Il verbasco, fiore di luce, tra le “erbacce” care ad Alessandro Manzoni

Il verbasco si riconosce facilmente per l’aspetto nobile. Può infatti raggiungere i 2 metri d’altezza e svetta in riva ai torrenti, sul limitare dei sentieri, nei campi. È una pianta erbacea talmente imponente che è spesso accolta nei giardini rustici, a illuminare l’estate con il giallo dei suoi fiori

un alitssimo fusto in mezzo alla campagna

Il verbasco ne “I Promessi Sposi”

Appartiene alla famiglia botanica delle Scrofulariacee e risponde alla denominazione latina di Verbascum thapsus L. Da qui deriva il nome popolare di tasso barbasso che, tuttavia, ha conferito a quest’erba persino una dignità letteraria. Sì, perché è Alessandro Manzoni a citarla ne “I Promessi Sposi”, quando descrive la vigna abbandonata di Renzo, ormai infestata da svariate “erbacce”.

La sua descrizione botanica

Ha aspetto tomentoso, per la vellutata peluria grigiastra di fusto e foglie. Queste si differenziano: alla base sono grandi, oblunghe e appuntite; sul fusto, invece, si presentano di grandezza decrescente. L’infiorescenza è un lungo racemo composto di fiori giallo oro, che sbocciano tra luglio e agosto. Ciascuno di essi è formato da cinque petali e cinque stami (dei quali tre, più corti, sono barbati).

verbasco con in primo piano la peluria grigiastra di foglie e fusto

Le torce dei soldati romani

Si tratta di una specie nota anche ai popoli dell’antichità. Durante le manovre militari, i soldati romani raccoglievano lungo la strada gli alti steli fioriti del verbasco e li portavano con sé. La sera, li cospargevano di sego e li usavano come torce per illuminare gli accampamenti.

Gli irlandesi e la verga di Aronne

Per secoli, in Irlanda come in molte altre zone d’Europa, le fibre del verbasco sono state impiegate quale lucignolo per le lampade, prima che si diffondessero gli stoppini di cotone. E nell’Isola di Smeraldo questa pianta ha assunto i nomi più strani: in gaelico si dice Coinnle Muire, che significa “candele della Vergine Maria”.  Ma viene indicata anche come Adam’s flannel, Jacob’s staff, Peter’s staff o Jupiter’s staff, attribuendola a patriarchi, a santi e persino a Giove!

Ci soffermeremo su Aron’s rod, ovvero “verga di Aronne” perché riguarda un preciso fatto biblico. Nel capitolo 17 del libro dei Numeri, viene narrato che Aronne era stato rifiutato come sacerdote dagli israeliti. Allora suo fratello Mosè pose il bastone sacerdotale di Aronne, che recava impresso il nome di Levi, nella tenda del convegno, al cospetto di Dio. Vi pose anche gli altri undici bastoni dei capi tribù d’Israele. Ma solo il bastone di Aronne fiorì, quale segno della preferenza di Dio. Gli irlandesi, da popolo assai religioso, vollero vedere nel verbasco un’immagine della verga fiorita di Aronne.

un cottage in stile iralndese con fiori di verbasco dvanti alla casa molto alti

Principi attivi del verbasco

Dal punto di vista fitoterapico, è una pianta ricca di virtù. Contiene come principi attivi coloranti gialli, mucillaggini, zucchero di canna (10%), saponine, acidi grassi, esperidina e una piccola quantità di olio essenziale. La droga, ossia la parte medicinale del verbasco, è rappresentata dai fiori, che si staccano con facilità dal racemo.

L’infuso si prepara mettendo una manciata di fiori in una pentola contenente circa un litro d’acqua.  Si porta a bollore, si spegne subito e si lascia riposare coperto per un quarto d’ora. Si filtra, meglio se attraverso una tela fine di cotone, per trattenere i peli dei fiori, e si dolcifica a piacere. Se ne bevono due o tre tazze lungo la giornata, lontano dai pasti, come se fosse un tè. Le tisane infatti non sostituiscono mai le cure mediche in corso, ma possono affiancarle.

Quando è salutare una tisana di verbasco

Giova per le affezioni dell’apparato respiratorio (tracheiti, asma, etc.) ma anche a chi soffre di cistiti, di emorroidi e di diarrea.

Molto utile, in uso esterno, per le dermatosi, per i foruncoli, per i paterecci e per le scottature. In questo caso è preferibile applicare sulla pelle compresse di decotto concentrato, ponendo due manciate di fiori in un litro d’acqua e facendo bollire per una decina di minuti, prima di procedere all’infusione descritta sopra.

Vecchie curiosità di medicina popolare

Tra gli impieghi del passato, diffusi nelle campagne, ce ne sono un paio che si possono menzionare come semplice curiosità. Se uno sventurato cacciatore veniva colpito dai pallini di un compagno di caccia, alcuni medici, prima di estrarli, cospargevano la ferita con il verbasco tritato. Pare che in seguito si rimuovessero più facilmente.

E poi si usavano le foglie di questa pianta al posto di quelle di tabacco. Se ne confezionavano sigarette che si ritenevano emollienti contro il mal di gola. Poiché le foglie stesse, per via del contenuto di saponine, sono anche un po’ tossiche, conviene senz’altro lasciar perdere e smettere del tutto di fumare.

Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.