Tessera onoraria dell’Ordine dei giornalisti italiani, in nome del principio della libertà di informazione per Julian Assange.
Un gesto simbolico per tenere viva l’attenzione su un’oscura vicenda che coinvolge tutti coloro che hanno a cuore la vicenda del giornalista australiano. Una vicenda che è un gravissimo attentato contro la libertà di informazione nel mondo, davanti al quale non si può tacere.
Rischio di 175 anni di carcere con l’estradizione
L’estradizione decisa dalla Gran Bretagna, dove attualmente Assange si trova detenuto, se attuata, corrisponderebbe a 175 anni di carcere per il fondatore di Wikileaks. Una condanna durissima, da scontare in un carcere speciale negli USA. Rischiando di far scrivere un capitolo nerissimo nella storia della democrazia. L’editore di WikiLeaks è stato perseguito, tra le altre cose, per aver informato il pubblico sui modi in cui le nazioni potenti hanno evitato un’azione significativa di fronte a una crisi climatica.
La decisione del Regno Unito, approvata venerdì 17 giugno dalla ministra degli Interni britannica Priti Patel, è, forse, l’ultimo capitolo di una lunga battaglia legale. Battaglia iniziata quando l’ex analista dei servizi segreti militari statunitensi Chelsea Manning ha sottratto dei documenti governativi secretati sulle guerre in Afghanistan e Iraq. Documenti che Julian Assange pubblica poi su WikiLeaks nel 2010.
Quest’ultima sentenza capovolge quella del 4 gennaio 2021 in cui il giudice distrettuale Vanessa Baraitser ha respinto la richiesta di estradizione del governo degli Stati Uniti. Questo sulla base del fatto che l’estradizione sarebbe “oppressiva” e comporterebbe l’aumento del rischio di suicidio. Ora, però, il giudice londinese ha accettato le assicurazioni degli Stati Uniti. Assange non sarà sottoposto a isolamento e avrà accesso a cure psicologiche.
Ordine dei Giornalisti Italia: La libertà di stampa non può subire restringimenti


“Non è possibile ed è intollerabile trattare come un criminale, un giornalista che ha contribuito alla diffusione della verità, mettendo a disposizione dell’opinione pubblica informazioni senza scopo di lucro. -spiegano dalla direzione nazionale dell’Ordine dei giornalisti italiani – Numerose sentenze della Corte Europea dei diritti dell’uomo hanno ribadito che la libertà non può subire restringimenti quando si esercita, per rendere noti alla comunità internazionale, non solo fatti di interesse pubblico ma crimini contro l’umanità.
Il collegio degli avvocati difensori ha depositato presso l’alta corte di Londra, l’istanza di ultimo appello contro l’estradizione del giornalista negli Stati Uniti. La mobilitazione internazionale diventa ancora più essenziale in questo momento. E quella di Assange deve essere la battaglia di tutti i cittadini che devono fare pressione sulle istituzioni per salvare la sua vita. E con lui la libertà di tutti i giornalisti di informare correttamente e il diritto dei cittadini di conoscere”.
10 anni da rifugiato, dall’Ecuador al Regno Unito in nome del diritto di informazione
Assange ha trascorso gli ultimi dieci anni rifugiandosi nell’ambasciata londinese dell’Ecuador o in una prigione del Regno Unito. Inoltre, il sempre più probabile processo in un tribunale statunitense evidenzia un momento delicato per la libertà di stampa. Mina la facoltà degli organi di informazione di pubblicare materiale che può essere considerato una minaccia alla sicurezza nazionale di un paese.
“Questo è un giorno buio per la libertà di stampa e per la democrazia britannica – ha dichiarato WikiLeaks in una dichiarazione condivisa su Twitter –. Julian non ha fatto nulla di male. Non ha commesso alcun reato e non è un criminale. È un giornalista e un editore”.


Un attacco alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo
Attaulmente Julian Assange, pluripremiato giornalista, rimane incarcerato nella prigione di Belmarsh nel Regno Unito, in detenzione preventiva, separato dalla moglie e dai due bambini piccoli. L’accusa degli Stati Uniti è un attacco frontale al diritto del pubblico di impartire e ricevere informazioni.
E compromette così la base stessa dell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Quella dell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e del primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
Le scomode rivelazioni di Wikileaks: dall’Afghanistan alle insabbiature sul clima alla raccolta di dati biometrici
Sebbene Julian Assange e WikiLeaks siano forse meglio conosciuti per la pubblicazione dei diari in Afghanistan, dei registri della guerra in Iraq e dei file dei detenuti di Guantanamo Bay, i materiali pubblicati dal pluripremiato notiziario investigativo vanno ben oltre questo.
Julian Assange ha rivelato, tramite Wikileaks, spionaggi governativi e sorveglianza di diplomatici e negoziatori. Una dettagliata direttiva di Hilary Clinton che chiede di ottenere tutti i tipi di dati biografici e persino biometrici (ad esempio impronte digitali, DNA) appartenenti ai lavoratori delle Nazioni Unite.
Le sconvolgenti rivelazioni del vertice sul clima a Copenaghen
Julian Assange ha partecipato al vertice sul clima a Copenaghen (COP15) nel 2009 e ha ottenuto una bozza dell’accordo. Il testo ha rivelato un accordo privo di sforzi significativi per affrontare il riscaldamento globale. L’accordo di Copenaghen vieterebbe inoltre ai paesi poveri di emettere più di 1,44 tonnellate di carbonio pro capite entro il 2050, consentendo al contempo ai paesi ricchi di emettere quasi il doppio di tale quantità (2,67 tonnellate). Una violazione aperta al Protocollo di Kyoto.


I cablogrammi diplomatici pubblicati da Julian Assange nel 2011 rivelano che lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico è visto come un’opportunità. Come ha detto l’ex ministro degli Esteri danese Per Stig Møller ai diplomatici statunitensi: un modo per poter ritagliare l’Artico per l’estrazione di petrolio, oro e uranio quando altrimenti non sarebbe stato. Lo scioglimento dei ghiacci a causa del riscaldamento globale è anche visto come un aspetto positivo per l’apertura di “nuove rotte di navigazione”, secondo Møller, in un cablogramma del 2009 e resp pubblico da Wikileaks.
Tutto questo costituisce per Julian Assange capo d’accusa.