Canapetta, gallinaccia o erba giudaica?
La canapetta appartiene alla famiglia della Labiate ed è conosciuta con diversi nomi. Linneo la classificò come Galeopsis tetrahit L. facendo riferimento a Plinio (I secolo). Fu infatti il celebre naturalista romano a chiamarla Galeopsis, dal termine latino galea (elmo) e da quello greco opsis (aspetto). Significa, infatti, “aspetto d’elmo” perché il labbro superiore della corolla ha la forma di cappuccio ed è simile agli antichi elmi dell’esercito romano. L’aggettivo tetrahit pare invece un’alterazione della parola greca trachytòs che si traduce come “scabro”. Ciò è giustificato dal fatto che il fusto presenta fitti peli rigidi, che rendono la pianta ruvida.


Detto questo, come si giustificano i nomi popolari che le sono stati imposti? È nota come canapetta o addirittura canapa selvatica, ma le sue foglie, se non nel vederle accoppiate, non sono paragonabili a quelle della canapa. È detta anche gallinaccia perché i suoi fiori svettano come la cresta di un gallo. Quanto alla definizione di erba giudaica, è oscura ed è meglio evitarla, perché è condivisa con altre piante, come la betonica gialla o la verga d’oro.
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La verga d’oro, la cura miracolosa dei saraceni che rivela tesori nascosti


Pianta d’alterne fortune
La canapetta non vanta una lunga tradizione medicinale. Anzi, è un’erba che è stata a lungo odiata perché è un’infestante che attecchisce facilmente, togliendo spazio alle coltivazioni. È la pianta delle frane, nel senso che, quando il terreno smotta, è una delle prime a colonizzare la nuda terra. In Italia, ad esempio, è diffusa ma non è poco conosciuta in fitoterapia. Al contrario, in Svizzera è stata inserita nella Farmacopea Ufficiale.


Nelle Isole Britanniche, prende il nome di hemp-nettle, ossia canapa-ortica e se ne prepara un tè amaro-tonico. In Irlanda è più rara, rispetto alla vicina Gran Bretagna: si trova solo al nord, in Ulster, e nella parte sudorientale. Eppure è molto stimata, tanto da avere il nome gaelico di Gá buí, che abbina la necessità con la gratitudine. Un tempo si usava nelle campagne come espettorante, per debellare catarri ostinati e cronici.


Un piccolo ritratto botanico
Si tratta di una specie annua, abbastanza ramificata, che raggiunge il metro d’altezza. È tipica dell’Europa occidentale ma è presente anche in Asia. Predilige come habitat i terreni aperti, poveri di calcio e ricchi di silicio, e i mucchi di detriti e sassi. Ma attecchisce pure nei prati incolti, nei campi e a margine di sentieri. I fusti sono ricoperti da peli rigidi e recano sotto i nodi tipici rigonfiamenti a clava, ricchi d’acqua. Tali rigonfiamenti possono avere la larghezza di un centimetro ma mancano nella parte superiore della pianta, in corrispondenza dei fiori. Lo foglie hanno un lungo picciolo e sono ovali-lanceolate, opposte e appuntite, con margine seghettato e crenato.


I fiori sbocciano tra giugno e settembre e sono riuniti in verticillastri posti all’ascella delle foglie. La corolla è rosa, rossiccia, bianca o tendente al violaceo. Ha la forma bilabiata che caratterizza le Labiate. Il labbro superiore è ricurvo, proprio come un elmo, mentre quello inferiore è ampio e diviso in tre lobi: uno centrale e due cornetti laterali. Il calice ha cinque denti piuttosto lunghi e si dilata quando contiene il frutto maturo, costituito da quattro acheni obliqui. La canapetta, per la particolarità dei rigonfiamenti, è abbastanza riconoscibile in natura; tuttavia, conviene identificarla ricorrendo sempre alle chiavi botaniche.


Un’erba utile, ma che richiede molta prudenza
Dal punto di vista fitoterapico, la droga della canapetta è rappresentata dalla pianta essiccata. Come principi attivi, contiene saponine, silicio, olio essenziale, tannini e sostanze amare. La presenza di saponine dovrebbe metterci in allarme, perché sono tossiche per l’organismo. Inducono in questo caso l’espulsione del catarro ma rendono la specie di stretta pertinenza medica. Vi sconsigliamo, dunque, un uso fai da te, perché è meglio che sia esclusivamente un medico a prescriverla. Il silicio la rende utile per contrastare l’anemia e, in passato, veniva impiegata per curare la tubercolosi. Ci sono anche rimedi omeopatici a base di canapetta, indicati nelle patologie della milza.

