La fragola nei tempi antichi, tra i versi di Ovidio e di Virgilio
La fragola fu consumata come alimento sin dalla preistoria: ne furono trovati i semi in diversi insediamenti dell’Europa centrale, dalle grotte ai villaggi su palafitta. I greci ne andavano pazzi e i romani la cantarono attraverso i versi dei loro poeti più famosi. Nel I Libro delle Metamorfosi, Ovidio la descrive sul terreno non ancora arato, che produce frutti spontanei, come le fragole che ognuno può cogliere. Virgilio, invece, la cita nella III Egloga. Nell’anno 124, infine, Apuleio la consiglia come alimento dalle sorprendenti virtù salutari.


Beniamina dei più grandi botanici
Il nome con cui è catalogata, ovvero Fragaria vesca L., le fu impartito nel XVIII secolo dal celebre medico e botanico svedese Carl Linnaeus. Sì, avete inteso bene: si tratta proprio di Linneo! E avete notato la lettera L che segue la maggior parte dei nomi latini delle piante? Essa indica che è stato Linneo a classificare la specie: chiamò la fragola “fragaria” per la sua fragranza. Le dedicò addirittura il breve trattato De Fragaria Vesca perché soffriva di gotta e fu solo la fragola a guarirlo del tutto. Ma già Pier Andrea Mattioli, nel XVI secolo, esaltava le “fraghe che spengono la sete, medicano le ulcere calide della faccia e chiarificano gli occhi”. Nel Settecento, il francese Louis Lemery sosteneva che la fragola “fortifica il cuore e il cervello, promuove l’orina e resiste al veleno”.


Nel linguaggio dei fiori e nei versi di Shakespeare
Nel linguaggio dei fiori, la fragola simboleggia la completezza dell’amore. I candidi petali delle sue corolle sono la purezza di un sentimento nobile e disinteressato. Il colore acceso dei suoi frutti è, al contrario, la rossa passione che incanta i sensi. Ben doveva saperlo William Shakespeare, quando immaginò fragole ricamate sul fazzoletto che Otello regala a Desdemona.


L’antica tradizione irlandese d’offrire la prima fragola
In Irlanda, le fragole sono una coltivazione d’eccellenza della contea di Loch Garman (Wexford). In realtà, sono assai differenti dalla fragola selvatica che vi illustriamo in questo articolo. Sono ibridi che, storicamente, si iniziarono a selezionare (prima in Francia e poi nelle Isole Britanniche) a partire dal XVI secolo. Già allora erano richieste come varietà d’aiuola e da frutto. Ma torniamo alle nostre fragole irlandesi. Un’antica tradizione impone al contadino di non mangiare mai la prima fragola che matura nei suoi campi. Viene lasciata sopra un palo o su una pietra, perché la prenda un uccello e la porti ai folletti, che saranno i primi ad assaggiarla. Ciò servirà a rendere fortunato e abbondante il raccolto. In lingua irlandese, la fragola prende il nome di sú talún, con il significato poetico di “nettare della terra”.


Le coordinate per riconoscere la fragola di bosco
La Fragaria vesca L. appartiene alla famiglia botanica delle Rosacee, propria di molti alberi da frutto. In questo caso, abbiamo una piantina erbacea, che non supera i 30 centimetri d’altezza e che predilige i boschi e i prati erbosi. La radice è un grosso rizoma: essa emette stoloni, ossia fusti striscianti, che in corrispondenza dei nodi producono altre radici, formando nuove piante. Pure le foglie nascono direttamente dal rizoma e hanno un lungo picciolo ricoperto di peli bianchi. Sono a loro volta formate da tre foglioline ovali, dentellate e vellose. I fiori candidi, a cinque petali perché abbiamo a che fare con una Rosacea, sbocciano tra maggio e luglio.
Attenzione, perché quello noi chiamiamo frutto, in realtà frutto non è: si tratta, piuttosto, del ricettacolo florale che si ingrossa dopo la fecondazione. Esso assume la caratteristica colorazione rosso vivo a maturazione, tra giugno e agosto, ed è rivestito da minuscoli acheni sporgenti che rappresentano i veri frutti.


Impiego terapeutico delle fragole
Mangiar fragole fa senz’altro bene, sebbene l’eccessivo consumo possa indurre forme di orticaria a chi ne va soggetto. Come alimento, contengono ferro e calcio, vitamina C e levulosio, zucchero che è di più facile assimilazione rispetto al glucosio. Per questo motivo, le fragole entrano nella dieta di chi soffre di forme leggere di diabete. Sono diuretiche, lassative, toniche e rimineralizzanti. Ma la droga con le specifiche proprietà medicinali è costituita dalla foglia e dal rizoma. Tra i principi attivi ci sono, infatti, acidi salicilico, chinico, citrico e tartarico, sali minerali (silicio, sodio, magnesio, fosforo, potassio, ferro e calcio) flavoni, mucillagini e tannino.
Il decotto di radici, portato a bollore, o l’infuso di foglie, preparato esattamente come un tè, giova per contrastare diversi disturbi. Si beve se si soffre di asma, di patologie epatiche, di reumatismi, di gotta, di coliche renali, di infezioni alle vie urinarie (cistiti). È anche prescritto dai medici naturalisti in caso di enterocolite, diarrea infantile e come emostatico, nelle emorragie intestinali.


Per concludere, qualche consiglio insolito
Le foglie primaverili sono molto gustose e salutari, se vengono tritate e aggiunte alle zuppe, alle minestre o alle frittate. E al tè preparato con le foglie, che è di ottimo sapore, si possono mescolare spezie come la vaniglia o a cannella. Si può persino servire con un sorso di latte, secondo la tradizione britannica. Un tempo, tramite distillazione si ricavava dalle fragole un’acqua cosmetica, quale rimedio contro le efelidi: la cita Antoine Mizauld già nel XVI.
Per schiarire la carnagione, nella Toilette de Flore, firmata da Pierre-Joseph Buchoz nel 1771, il consiglio impartito alle signore era alquanto curioso. Imponeva di andare a dormire applicando sul viso una maschera di fragole schiacciate, da lavare via solo al mattino. Secondo noi, è meglio rendere questa maschera più moderna, applicandola di giorno e al massimo per un’ora. Avrete comunque risultati eccellenti per la vostra pelle, senza macchiare in modo irreparabile federe e lenzuola.