Il trifoglio, verde simbolo d’Irlanda nel Saint Patrick’s Day

Il trifoglio e la storia di Patrizio

Il trifoglio, da pianta umile e semplice qual è, non avrebbe mai immaginato di diventare addirittura l’emblema di una Nazione. Se ciò avvenne, lo si deve al vescovo Pádraig che, nel V secolo, evangelizzò l’Irlanda. Ma facciamo un piccolo passo indietro. Patrizio era un ragazzo della vicina Britannia, figlio di Calpurnio, un funzionario dell’Impero Romano. E, per sua stessa ammissione, era un giovane piuttosto scapestrato: forse commise persino un omicidio. All’età di 16 anni, fu rapito dai pirati irlandesi e per otto anni fu tenuto in schiavitù a pascolare le pecore.

L’estrema solitudine in cui fu abbandonato lo portò a dialogare costantemente con Dio. Proveniva infatti da una famiglia cristiana, ma non si era mai molto curato di questioni religiose. In Irlanda, al contrario, solo a Dio poteva aprire il proprio cuore. Sino al giorno in cui riuscì a fuggire: si trattò di un miracolo, perché niente e nessuno gli fu d’ostacolo. Tornò a casa, ma con il fermo proposito di prepararsi al sacerdozio e di portare agli irlandesi il Vangelo di Gesù Cristo. Convertire l’Irlanda divenne la sua missione, anzi divenne la sua “vendetta” nei confronti di chi lo aveva reso schiavo.

Nominato vescovo, si faceva chiamare Pádraig, in lingua gaelica, e percorse in lungo e in largo l’Isola di Smeraldo, conquistando la gente con il suo sorriso. Testimoniava la gioia di essere cristiano perché era convinto che se avessero visto felici lui e i suoi discepoli, tutti avrebbero voluto imitarli. Così, in poco tempo, ottenne la conversione in massa della popolazione e l’Irlanda fu l’unica Nazione europea a non aver avuto martiri.

scritta happy saint patricks day su pergamena e con trifogli

Ciò che capitò a Cashel 

Il legame tra il vescovo Pádraig e il trifoglio è probabilmente dovuto a un’intuizione fortuita. Il futuro Santo patrono d’Irlanda si trovava sulla piana di Cashel e aveva davanti a sé una folla oceanica che proveniva da ogni parte dell’isola. C’erano anche Eithne e Fedein, le due figlie del Gran Re d’Irlanda, l’Ard Rí Laoghaire. Tutti ascoltavano in silenzio il mistero della Santissima Trinità, che stava molto a cuore a Patrizio.

Si era infatti formato nel monastero che c’era sull’isola di Lero, nel sud della Gallia, nel quale s’indagava la verità di Dio, Uno e Trino. Eppure gli irlandesi non capivano. Allora Patrizio strappò dal terreno uno stelo di trifoglio e mostrò come un’unica foglia fosse costituita da tre foglioline assolutamente identiche. Fu un’idea vincente, tanto che, da allora, i cristiani d’Irlanda si fregiarono del trifoglio, anche durante le lotte di religione e le persecuzioni.

primo piano di una foglia di trifoglio

L’enigma del trifoglio che scelse il patrono d’Irlanda

Solo in Italia si contano una settantina di varietà del genere trifoglio, che aumentano in modo considerevole, se si prende in esame l’intera Europa. Tra queste, quale scelse davvero san Patrizio? Resta un enigma! Sono state formulate parecchie ipotesi, alcune anche piuttosto sorprendenti. Sono stati esclusi a priori il trifoglio pratense, dal capolino viola, e il trifoglio arvense, dal capolino cilindrico allungato. Nel genere trifoglio sono, invece, più probabili il Trifolium dubium, dai fiori gialli, e il Trifolium repens, dalle foglie arrotondate e dai capolini bianchi. Essi sono i cosiddetti Na Seamra, ossia i trifogli per antonomasia (il termine gaelico è Seamar al singolare). Quello di Patrizio è detto Seamróg (Shamrock in inglese), in una sorta di diminutivo o vezzeggiativo.

Ci sono, tuttavia, altre piante che non sono trifogli veri e propri ma che corrispondono alla descrizione della foglia usata da vescovo Pádraig. C’è chi sospetta che fosse crescione o acetosella o erba medica. Chi vi scrive sostiene l’ipotesi del trifoglio fibrino, che è addirittura una Genzianacea, perché la sua foglia è grande, rispetto alle altre che sono minuscole. Dato il folto gruppo di persone che, in quel giorno del V secolo, ascoltava san Patrizio, occorreva pertanto mostrare una foglia ben visibile da lontano. Per questo, nel giallo storico che dura da più di un millennio e mezzo, il trifoglio fibrino è il sospettato ideale. È nostra intenzione, qui sulle pagine di ZetaTiElle Magazine, illustrarvi via via ognuna di queste erbe, anche perché in Irlanda non ci si formalizza. Durante la grande parata per le vie di Dublino, il 17 marzo, festa liturgica di san Patrizio, ogni tipo di trifoglio può e dev’essere indossato.

un  campo di trifoglio con un fiore nel mezzo bianco

Alcune tradizioni curiose del Saint Patrick’s Day

Si dice che trovare un quadrifoglio in mezzo ai trifogli porti fortuna. Ma in Irlanda ciò avviene solo nel giorno di san Patrizio, quando in parchi e giardini si scatena la caccia alla quarta, rara fogliolina. Chi lo trova, riuscirà a portare a termine con successo ogni suo affare, purché non mostri mai agli altri il prezioso amuleto. Al pub, poi, c’è la tradizione d’immergere un trifoglio nell’ultimo bicchiere di whiskey della serata. Pare che questo porti fortuna per tutto l’anno, sino al prossimo Saint Patrick’s Day.

simbolo grafico del trifoglio

Una breve descrizione botanica

Abbiamo deciso di proporvi il Trifolium repens L., ossia il trifoglio bianco, perché molto comune e, forse, più interessante dal punto di vista fitoterapico. Come gli altri trifogli, appartiene alla famiglia delle Papilionacee ed è diffuso in tutta Europa, nei prati che hanno suolo argilloso. Ha un robusto apparato radicale e i fusti striscianti, che emettono a loro volta radici, lo rendono infestante, se attecchisce nei giardini. Le foglie sono ovviamente tripartite e recano il disegno mediano di una banda biancastra. I fiori, che sbocciano tra aprile e settembre, sono capolini globosi bianchi o rosati, muniti di lunghi peduncoli e apprezzati dalle api per il loro nettare.

primo piano del fiore di trifoglio

Un tè di fiori, nella medicina popolare

Gli studi scientifici sul trifoglio sono ancora piuttosto scarsi. La droga è costituita dal fiore, da sempre usato nella medicina popolare. Tra i principi attivi troviamo diversi tipi di flavonoidi e isoflavonoidi, resine, tannini e olio essenziale. L’infuso si prepara ponendo due cucchiai rasi di sommità fiorite in mezzo litro d’acqua fredda. Si porta a bollore, si spegne e si lascia riposare, coperto, per una decina di minuti. Si filtra, si dolcifica e si beve lungo la giornata, proprio come se fosse un tè. Giova in caso di malattie reumatiche o di gotta ed è un depurativo primaverile. Sarebbe utile approfondire con esperimenti mirati l’azione lenitiva sugli ingrossamenti ghiandolari, per confermarne la validità quale alleato della nostra salute. D’altronde, già Plinio, nel I secolo, sosteneva che dove cresceva il trifoglio non potevano esserci serpenti, che incarnavano ogni male e ogni malanno. Sembra impossibile eppure Patrizio scacciò per sempre i serpenti dall’Isola di Smeraldo proprio con il trifoglio, simbolo della Trinità donato all’Irlanda.

un prato di trifoglio con piccoli fiori bianchi che spuntano
Maura Maffei
Maura Maffei
Maura Maffei è da trent’anni autrice di romanzi storici ambientati in Irlanda, con 17 pubblicazioni all’attivo, in Italia e all’estero: è tra i pochi autori italiani a essere tradotti in gaelico d’Irlanda (“An Fealltóir”, Coisceim, Dublino, 1999). Ha vinto numerosi premi a livello nazionale e internazionale, tra i quali ci tiene a ricordare il primo premio assoluto al 56° Concorso Letterario Internazionale San Domenichino – Città di Massa, con il romanzo “La Sinfonia del Vento” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2017) e il primo premio Sezione Romanzo Storico al Rotary Bormio Contea2019, con il romanzo “Quel che abisso tace” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza, 2019). È a sua volta attualmente membro della Giuria del Premio Letterario “Lorenzo Alessandri”. Il suo romanzo più recente è “Quel che onda divide” (Parallelo45 Edizioni, Piacenza 2022) che, come il precedente “Quel che abisso tace”, narra ai lettori il dramma degli emigrati italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di Mussolini alla Gran Bretagna, e in particolare l’affondamento dell’Arandora Star, avvenuto il 2 luglio 1940, al largo delle coste irlandesi. In questa tragedia morirono da innocenti 446 nostri connazionali internati civili che, purtroppo, a distanza di più di ottant’anni, non sono ancora menzionati sui libri di storia. Ha frequentato il corso di Erboristeria presso la Facoltà di Farmacia di Urbino, conseguendo la massima votazione e la lode. È anche soprano lirico, con un diploma di compimento in Conservatorio. Ama dipingere, ha una vasta collezione di giochi di società e un’altrettanto vasta cineteca. È appassionata di vecchi film di Hollywood, quelli che si giravano tra gli Anni Trenta e gli Anni Sessanta del secolo scorso. Tra i registi di allora, adora Hawks, Leisen e Capra. Mette sempre la famiglia al primo posto, moglie di Paolo dal 1994 e madre di Maria Eloisa.