Malati psichiatrici e famiglie : 40 anni di solitudine.

Sono passati ben più di quarant’anni da quando il 13 maggio del 1978 la legge numero 180 (legge Basaglia), approvata in fretta e furia dal Parlamento, chiude definitivamente i manicomi e libera così migliaia di malati psichiatrici togliendoli da una spesso ingiusta e disumana “detenzione”.

Sono più di quarant’anni però che la legge Basaglia ha condannato centinaia di migliaia di persone a un limbo di solitudine, di stigma, di emarginazione e di non assistenzialismo. Una legge che ha dato un taglio radicale senza aver creato tutte le strutture indispensabili. Perchè il problema del malato mentale resta.

Franco Basaglia

Basaglia : è una legge transitoria cui bisognerà dare contenuti

Lo stesso Basaglia commentò a caldo: «E’ una legge transitoria nata per evitare il referendum. Bisognerà dare dei contenuti, superare ambiguità, ma è pur sempre una vittoria anche se piccola».

Peccato che quella legge transitoria si sia fermata al transito. Si sia fermata alle ideologie e non abbia poi dato contenuti. Si sia ammantata di ideali senza tener conto del reale. Perchè oggi siamo di fronte a una voragine incredibile, un baratro cui si affacciano i malati psichiatrici e le loro famiglie. Un baratro che a volte fa più paura della malattia stessa. Il baratro del dimenticatoio e di nessuna legge che possa accorrere in aiuto.

Il rovescio della medaglia

L’Italia è l’unico Paese al mondo che ha effettivamente superato le “Istituzioni totali”, giungendo alla definitiva chiusura dei manicomi e degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari , dichiarano dalla Società Italiana di Psichiatria. Ma è anche al ventesimo posto posto in Europa come numero di psichiatri e come spesa per la salute mentale. Siamo al 3,5% della spesa sanitaria a fronte di Paesi come Francia, Germania e Regno Unito dove tale spesa si colloca al 10-15%.

Ma il problema vero, tragico, e fin’ora senza nessun tipo di legge a tutela, sottolineano dalla stessa Società è la mancanza di un’adeguata assistenza alle famiglie e ai pazienti quando il malato non è consenziente. Per cui, nel caso tutt’altro che raro, anzi pressochè di routine in cui la persona malata psichiatrica non riconosce di avere bisogno di cure, le famiglie non hanno gli strumenti per costringerla a farlo. E’ considerata una violazione della libertà del soggetto. La conseguenza diretta è che il malato, proprio perchè non consenziente, non viene sottoposto ad alcun tipo di psicoterapia, né di terapia farmacologica, andando incontro a una cronicizzazione del problema.

la parola psichiatria vista dentro un dizionario

Una testimonianza diretta

Sono più di quarant’anni che mia madre entra ed esce dai “repartini” di psichiatria. Ha subito circa venti TSO (trattamento sanitario obbligato), tre ricoveri di “lungodegenza” di circa trenta giorni in cliniche psichiatriche e nel frattempo sono transitati più di 25 psichiatri del servizio sanitario che l’hanno presa in carico. Ci racconta la figlia di una malata psichiatrica di Torino.

Il problema, o meglio la dinamica è sempre la stessa. Mia madre è bipolare schizofrenica e rifiuta qualsiasi cura. Nessuno gliela può imporre perchè, finchè non entra nelll’episodio maniacale, è ritenuta in grado di intendere e volere per cui non si può forzare. Il risulato è che si assiste impotenti a un’escalation di parole, azioni e dinamiche sempre più gravi finchè si arriva al momento inevitabile in cui lo psichiatra decide per un ricovero forzato, il TSO.

Un loop infinito

Lì entra nel primo repartino psichiatrico disponibile in quel momento, e vi rimane circa 15 giorni. In questo tempo le viene stabilizzato l’umore tramite psicofarmaci dopodichè viene rimandata a casa. Dal momento in cui esce viene ritenuta di nuovo in grado di intendere e volere per cui ricomincia il giro. Non prendo farmaci, nessuno mi può obbligare.

La situazione, quindi, ricomincia a degenerare dopo poco, nel giro di sei/otto mesi, se si è fortunati 1 anno. Nuovo TSO, nuovo repartino, altri 15 giorni, di nuovo a casa, nuova escalation, nuovo tso…in un loop infinito.

Il servizio sanitario come si comporta in questi casi?

Posso dirle quello che è successo a noi. Dopo trent’anni di questa situazione, dopo insistenze incredibili da parte nostra, da circa 10 anni è stata presa in carico dal CSM, centro salute mentale, di appartenenza. Ma anche qui la cosa non cambia. Non c’è nessuna attenzione o collaborazione con i familiari che ormai vivono in una situazione di degenerazione di rapporti familiari e sociali a causa del suo comportamento dovuto alla malattia psichiatrica.

Non è previsto nessun supporto psicologico alla famiglia, nessun colloquio per imparare ad accettare o gestire la cosa. Mia madre ha un calendario di sedute con degli psichiatri, ma molte volte non va. Nessuno se ne preoccupa. Nessuno ci chiama per avvisare che non è andata. Noi non possiamo forzarla. Ora ha ottant’anni e per lei non è previsto, data l’età, nessun inserimento nei nuovi programmi di accompagnamento.

Non vorremo certamente che ci fossero di nuovo i manicomi. Ma il malato mentale ha bisogno di supporti e con lui, e a volte anche più di lui, la famiglia. Invece non c’è niente.

Lei è abbandonata con la sua malattia. Noi siamo abbandonati con il problema. Da più di quarant’anni.

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".