Maleficia: stregoneria, Santa Inquisizione e torture in mostra al Castello di Foglizzo

Maleficia porta in mostra al Castello di Foglizzo, anch’ esso visitabile, fino al 28 maggio, un’esposizione di strumenti di tortura con cui i tribunali medievali punivano eretici e streghe, colpevoli di blasfemia o malefici. La mostra è promossa dall’Associazione Amici di Castelli Aperti nell’ambito di Castelli in giallo e in collaborazione con l’Esposizione Criminologica Nazionale con molti reperti, ( alcuni ricostruiti), usati dal Sant’Uffizio nella persecuzione della stregoneria. Un’indagine sociologica che pone in rilievo anche dati sconvolgenti, come quelli relativi proprio al Sant’Uffizio.

allestimento della mostra maleficia nei sotterranei del castello di Foglizzo
allestimento di Maleficia

I dati ammessi dalla Chiesa

Negli anni tra il 1480 e il 1520 e poi tra il 1560 e il 1650 si concentra la cosiddetta “Caccia alle streghe“, Nel libro L’ inquisizione. Atti del Simposio internazionale (Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998), ma pubblicato solo nel 2003 la Chiesa, come si legge anche sulle didascalie di Maleficia, dichiara che su 100.000 processi ecclesiastici e civili effettuati secondo la procedura della Santa Inquisizione “le condanne al rogo sono state 4 in Portogallo, 59 in Spagna, 36 in Italia. In tutto, quindi , meno di 100 casi”.

I dati…degli altri

Stime laiche diverse parlano invece di 110.000 processi. Alcuni storici valutano che più della metà di questi si siano conclusi con la condanna al rogo, portando il numero a circa 60.000 giustiziati. Tra questi l’ 80% è di sesso femminile. Nel 1934, secondo la dichiarazione del Cardinale Jean-Louis TAURAN , vengono portate alla Biblioteca Vaticana circa 1200 opere che costituivano la Biblioteca del S. Uffizio. “Queste opere rappresentano il riferimento canonico, teologico e giuridico del lavoro dei Padri Inquisitori, costituivano insomma la loro Biblioteca”. In Italia l’ultimo caso di donna giustiziata, perchè ritenuta una strega, pare sia avvenuto nel 1828 a Cervarolo in Valsesia, provincia di Vercelli.

particolare della sedia inquisitoria con chiodi a vista
particolare della Sedia Inquisitoria

Maleficia gli strumenti di tortura in mostra

Nella mostra al Castello di Foglizzo sono molti gli strumenti usati dalla Santa Inquisizione per torturare e costringere quindi alla confessione i malcapitati eretici. Dalla garrota allo schiacciatesta, al collare spinato. Dal fallbrett alla graticola. Dal rogo, alla sedia inquisitoria alla culla di Giuda. La cosa sconvolgente è che alcuni degli strumenti in mostra a Maleficia sono originali. Per cui effettivamente usati .

Stivale e pantofola di ferro

la pantofola fi ferro in mostra s

Ne descriveremo uno per tutti, forse il meno cruento, il resto lo lasciamo alla scoperta dei visitatori che vorranno andare a Maleficia. Lo stivale e la pantofola di ferro erano strumenti di tortura punitiva, inquanto provocavano lesioni che invalidavano a volte in modo permanente. La gamba del condannato veniva infilata e trattenuta all’interno degli attrezzi, dotati di una vite che, stringendosi, permetteva di piegare l’arto fino a spezzarlo.

Una curiosità in mostra la radice di Mandragora

Esposta in originale sotto liquido conservativo una radice di Mandragora ( pianta appartenente alle solanacee). Alla Mandragora, ancora oggi in molte tradizioni popolari, vengono attribuiti poteri sovrannaturali. Nel Medioevo era usata nella preparazione di pozioni varie. Secondo le credenze, le mandragore nascevano dallo sperma emesso dagli impiccati in punto di morte, ( in realtà l’erezione era data dal cappio che premeva sul cervelletto). Ricondotta a molte usanze di stregoneria è considerata una pianta magica anche dalla Wicca,  una delle più influenti tradizioni del moderno Paganesimo. la Wicca è anche conosciuta come Stregoneria o Stregoneria moderna.

radice di Mandragora dentro un vaso
Info

Per le modalità di visita, i costi e i turni di visita al Castello di Foglizzo e alla Mostra sono consultabili sul sito di Castelli Aperti cliccando qui

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".