Nico Ivaldi, lo scrittore di Torino: i Portici, i Manicomi, Rol e Segre

Nico Ivaldi è uno scrittore che intreccia parole e passi lungo luoghi, memorie, personaggi e storie di Torino. Essenzialmente i suoi passi si fermano sulle storie. Ne ha vissute, ascoltate, camminate e raccontate tante nei suoi più di sessant’anni a Torino. E di Torino ha preso quel fare riservato ma affabile, distinto ma sagace, sempre in bilico tra la gentilezza e l’ironia.

Sicuramente un uomo che conosce il capoluogo piemontese più di tanti altri, tanto da essere direttore di Piemonte Mese e da qualche tempo anche del Calendario Piemontese “LA MEMÒRIA DËL TEMP”. Il suo editore? Editrice il Punto, Piemonte in Bancarella, non poteva che essere così. Lo incontriamo durante un affollato firma copie alla Libreria Edicola di via Gioberti 60.

torino di fine ottocento color seppia imamgine creta con IA con tram e carrozz
Veduta di Torino fine Ottocento – immagine geenrata da Ai copilot Microsoft
Nico, nei tuoi libri emerge un grande attaccamento al territorio. Cosa ti affascina di più di Torino?

Di Torino mi affascina il fatto che per quanto tu la conosca in realtà non la conosci mai. Mi affascina la sua doppia anima. Quella storica, barocca, dei luoghi noti, dei portici, delle passeggiate, quella da turista insomma. E anche quella più nascosta. La Torino misteriosa ed enigmatica.

Un luogo in particolare.

Senza dubbio via Palazzo di Città. Non soltanto perché ospita i Portici più curiosi, corti e particolari di Torino, ma perché svela il lato più noir e misterioso di Torino. Amo percorrerla durante quelle nebbiose giornate invernali. Diventa il mio teatro dell’immaginazione. Fantastico di veder uscire da questa nebbia Jack lo Squartatore, o anche bambini poveri ed emaciati che chiedono l’elemosina. Quelli dei romanzi di Dickens e Zola per intenderci. Qui rivedo la Torino antica, povera e anche un po’ truculenta.

Con questa descrizione hai parlato ora de I Portici di Torino che è uno dei tuoi libri tra i più richiesti. Ci puoi raccontare una “chicca”? Una sola delle tante che si trovano nel tuo libro.

Ce ne sono davvero tante.Ti parlo di un posto che è legato ai luoghi del cuore, a ricordi personali. Ti parlo della Cartoleria di “tota”, signorina [nda] Germana in via Po. Era un luogo dove ti sentivi prigioniero del passato. “Tota” Germana, questa vecchina cosi tranquilla, così calma ti accoglieva con grazia e ti lasciava passeggiare per il suo negozio anche se sapeva già che non avresti comprato nulla. Perché, per uno come me, non c’era nulla da poter comprare: quaderni con la copertina nera degli anni Quaranta, calendarietti dell’avvento, libricini di cornicette.

Eppure, camminando tra gli scaffali attingevo a quell’aria fatta di memorie passeggiando tra i ricordi della Torino di Gozzano. Ecco questo è uno di quei luoghi emblematici in cui è inserita la memoria storica di una certa Torino, un luogo dove anche Mario Soldati andava a passeggiare e a declamare insieme a Tota Germana vecchie poesie in dialetto piemontese.

i portici di via po di sera
portici di via Po a Torino descritti da Nico Ivaldi nel suo libro – immagine licenza CC
Nietzsche, nel famoso libro “lettere da Torino”, descrive Torino come  una città di portici. Quanto di Nietzsche e delle sue descrizioni ha influito su Nico Ivaldi per il modo di vedere e di narrare Torino ?

In un certo senso ha influito eccome. Le passeggiate che Nietzsche narra lungo i portici sono le passeggiate immancabili per un turista. La sosta da Fiorio per il gelato alla crema. Il passaggio al Caffè Nazionale d’obbligo per due motivi: per i concertini al pianoforte e perché era uno dei due luoghi dove si trovavano riviste in inglese, francese e tedesco. Anche Nietzsche ha, quindi ,fatto parte del mio immaginario. Fantasticavo di vederlo passeggiare intabarrato con i suoi lunghi baffoni lungo i Portici di Torino da Piazza Carlo Alberto ai Murazzi e ritorno, perso nei suoi pensieri del mondo.

So che il tuo libro i Portici ora è diventato anche una passeggiata fisica vera e propria con una guida turistica.

Vero. Sabato 11 maggio, si svolgerà il primo tour dei portici di Torino. Una guida ci porterà alla scoperta di Piazza Castello e delle sue mille storie, con arditi salti temporali e divertenti divagazioni, chiacchierate e letture di brani del libro, ricordi “estorti” ai partecipanti e incontri inattesi che faranno scoprire storie del passato e storie del presente.

Videomaker Matteo Quaglia Faccio
Nico hai scelto di descrivere in tuo libro uno dei personaggi più famosi e anche più discussi di Torino: Gustavo Rol. E hai scelto di farlo in un modo diciamo singolare, non come una biografia, ma come un romanzo. Perché?

Come una biografia romanzata. Ho letto tantissimi libri di personaggi famosi e non che raccontano di Gustavo Rol e che hanno assistito ai suoi esperimenti e prodigi. Io volevo entrare di più dentro l’uomo. Volevo raccontare chi era, come aveva sviluppato questi suoi poteri, da chi aveva imparato. Volevo raccontare l’uomo Rol con le sue debolezze, con il suo fascino da tombeur de femme. Perché tener celati i suoi amori e le sue avventure galanti? Non ti nascondo che questo modo di narrare Rol mi ha provocato anche un po’ di inimicizie tra qualcuno dei suoi ferventi ammiratori.

Gustavo Rol di Nico ivaldi  a figura intera con fondo verde
libro di Nico Ivaldi copertina Rol il prodigioso
Il tuo libro porta la prefazione di Franco Rol, cugino di Gustavo Rol, quindi in pratica la famiglia ha, nonostante certe tue narrazioni, “smarcato” senza ombra di dubbio il tuo scritto.

Franco Rol mi ha fatto solo qualche piccola correzione temporale. E sinceramente devo dirti che questo libro gli è piaciuto talmente tanto che, nel sito che ha dedicato al suo famoso cugino compare, tra la miriade di testi scritti, come secondo. E’ un libro che parla di Gustavo Rol senza alcuna riserva o pregiudizio e che serve soprattutto come testo di accostamento a chi non ha mai sentito parlare di lui.

Gustavo Rol è scomparso nel 1994, l’ hai mai incontrato?

No. Gli ho telefonato nel 1993. E sono certo che mi sia venuto a rispondere lui. Solo che Rol aveva una grande capacità di intuire chi ci fosse dietro la cornetta, se un curioso, un seccatore o una persona che chiedeva consigli. Sicuramente avrà intuito che facevo parte della schiera dei curiosi del personaggio e mi ha risposto con un imitazione di un altra voce dicendo che il dottor Rol non era in casa.

nico ivaldi durante il firmacopie in piedi nella libreria borio con Paolo borio
Hai affrontato anche un altro gigante di Torino, Bruno Segre. Avvocato, giornalista, partigiano. Un outsider, come si direbbe oggi. Che cosa ti ha affascinato di più di lui? Il giornalista, il laico, o il dissidente.

Ho conosciuto Brune Segre in un momento della mia vita in cui ancora non avevo deciso cosa fare. Lui aveva già più di settant’anni. Segre è stato per me una guida politica, culturale, lavorativa e di vita. Un amico con cui ho condiviso esperienze e confidenze. In lui ho sempre ammirato la grande forza morale e la grande fiducia nei propri valori che non ha mai lasciato da parte. Attivo negli anni Settanta, periodo in cui si iniziava a capire il forte connubio fra politica e industria. Scoperchia i primi vasi di Pandora con il suo grande senso di fiducia nella giustizia e con grande dirittura morale.

bruno segre libro di nico ivaldi  n copertina in bianco nero Bruno Segre tra quotidiani e libri
Nico iValdi copertina del libro Non mi sono mai arreso su Bruno Segre
Cosa sottolinei di più nella sua biografia

E’ una biografia cronologica per domande. In cui c’è tra me e lui come un botta e risposta, un dialogo, come quando ci parlavamo. Una vita piena , anche difficile da raccontare.

Nella tuo raccontare Torino hai anche pubblicato un Libro sulla Storia dei suoi Manicomi dal Settecento a Basaglia. Hai avuto modo di raccogliere testimonianze dirette? E se sì quale ti ha colpito più come uomo e quale più come giornalista?

Qui non parla più il testimone delle storie, parla l’uomo. La persona che ha raccolto il grido di dolore di questi reclusi a tutti gli effetti. Mi ha colpito in modo estremo il senso di normalità. Ossia che la società di allora reputasse normale di poter decidere del destino, a volte di una vita intera, di alcune persone solo perché malate. Anzi a volte nemmeno malate, ma solo considerate pericolose per la moralità come prostitute , omosessuali, alcolisti, vagabondi. Mi hanno commosso molto i casi di Albertino Bonvicini e della moglie di Salgari. Ecco, ora come ora, un libro così non lo scriverei più.

C’è una storia di cui parlo nel libro e che probabilmente, in senso giornalistico meriterebbe di essere approfondita. Il manicomio di Collegno ebbe la maggior affluenza tra gli anni Sessanta e i primi anni Settanta. Non sono anni banali, sono gli anni della grande immigrazione dal Sud, del lavoro operaio. E sono tantissimi, ma veramente tanti, gli operai delle fabbriche che in quegli anni sono finiti in manicomio a Collegno. Per forme di alienazione da catena di montaggio , forme di stalkeraggio dei capireparto, del lavoro massacrante di ore e ore. C’è una forte correlazione tra lavoro nell’industria e manicomio. Ho raccolto ovviamente tutto con dei dati. Ecco, questo è un aspetto di cui poco si è parlato e meriterebbe un’ attenzione in più.

il fronte di Villa Azzurra ai giorni d'oggi
il fronte di Villa Azzurra , il manicomio dei bambini oggi – ph Monica Col
Quale tra questi libri di cui abbiamo parlato finora ti rappresenta di più come scrittore?

Io scrivo perché mi piace e per testimoniare fatti e personaggi. Il libro è un percorso, una ricerca, una storia che si sprigiona. I libri sono come figli ti affezioni e li ami tutti.

Tutti i libri che presuppongono da parte mia una ricerca storica e soprattutto che mi permettono di raccontare storie di vite vissute di cui si è perso ricordo e memoria e che tramite ricerche, testimonianze e la mia scrittura posso riportare alla luce, sono il mio significato di scrittore.

Informazioni utili

Per chi volesse acquistare, prenotare o anche farsi consegnare a domicilio i libri di Nico Ivaldi può trovarli tutti presso la libreria edicola Borio di via Gioberti 60 a Torino.. Tutte le info per come raggiungerla, numero di telefono e mail si trovano sulla loro pagina Facebook cliccando qui

Per chi volesse partecipare al primo tour dei Portici e in programma per sabato 11 maggio, può trovare tutti i riferimenti su prenotazioni, costi e orari sulla pagina Facebook di Nico Ivaldi cliccando qui

Nico Ivaldi sarà anche presente all’imminente Salone del libro presso lo Stand di Editrice il Punto Piemonte in Bancarella.

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Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".