“Piero Guccione è L’Infinito di Leopardi davanti al mare”, con queste parole, il curatore , Vittorio Sgarbi, apre la mostra : “Novecento, da Pirandello a Guccione, Artisti di Sicilia”. Duecento opere esposte al Convitto delle Arti. Un omaggio incredibile della città di Noto al Gruppo di Scicli, che vede esposta anche la Vucciria di Guttuso.
Novecento Da Pirandello a Guccione, artisti di Sicilia, è un tributo alla Sicilia e si innesta perfettamente nel ciclo quinquennale, che ha visto Noto diventare palcoscenico di grandi mostre d’arte.
La mostra raccontata da Vittorio Sgarbi
“Da ragazzo, quando l’avanguardia travolgeva tutto, io mi accorsi del Gruppo di Scicli – spiega Vittorio Sgarbi-. Avevo intuito già allora che l’arte italiana era soprattutto arte siciliana. Così come la letteratura Italiana del Novecento è letteratura siciliana: Luigi Pirandello, Vitaliano Brancati, Tomasi di Lampedusa.
Questo vale anche per la pittura: Piero Guccione, Franco Polizzi, pittori meravigliosi che lasciano Roma per tornare a Scicli. Guardano la natura dell’uomo restituendo un’immagine di assoluto che, nelle tele di Piero, fa pensare all’Infinito di Leopardi davanti al mare.


La scuola di Scicli
La scuola di Scicli mi era sembrata, negli anni Sessanta, Settanta, quando le avanguardie cominciavano a mostrare qualche incrinatura, una apertura a un’idea di ritorno alla pittura. Essenzialmente alla pittura figurativa, che oggi è il solco degli artisti più importanti al mondo: da Francis Bacon a Lucian Freud.
Ma ho scoperto anche Giovanni Lissandrello, e i palermitani Andrea Di Marco, Fulvio Di Piazza, Francesco De Grandi, e Alessandro Bazan, pittori straordinari. Ecco, il primato siciliano diventa primato italiano, perché volto al paesaggio, al concetto guccioniano di Infinito, alla vitalità del mondo”.
Tutto il Novecento è un secolo senza Dio
“Tutto il Novecento è un secolo senza Dio nella pittura. Il primo quadro di questo secolo è Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Un’opera del 1902, dove la pala d’altare non è più verticale, come nella tipica composizione che spera che Dio ci aiuti. Ma è orizzontale, dove se Dio c’è, e Dio c’è, è nella coscienza di ognuno. Nessuno chiede aiuto al Cielo, in quel quadro, alzando la testa, cercando un intervento Superiore.
Il Novecento è senza Dio in De Chirico, Morandi, Picasso, Meloni. Questo non perché noi siamo come gli islamici, che non riescono a rappresentare ciò che non capiscono. Noi, a differenza loro, abbiamo Cristo. Cristo che è un uomo, è racconto, storia viva, e l’arte è il suo specchio.
Arte Cristiana, l’arte della bellezza
Il Cristianesimo è la religione di un uomo che racconta Dio, e in questo nessun pensiero religioso è riuscito a esprimere tanta bellezza nelle arti, nella musica, nell’architettura, nella pittura, e nella letteratura (pensate a Dante) come il Cristianesimo.
Ecco perché gran parte dell’arte italiana e occidentale è arte sacra, cristiana. Un tema importante che in questa mostra decliniamo secondo la lettura novecentesca”
La mostra è visitabile fino al 30 ottobre
Orari
Gennaio, febbraio, marzo: lunedì – domenica 10.00 -18.00 (ultimo biglietto alle 17.00)
Aprile, maggio, giugno: lunedì – venerdì 10.00 – 20.00 (ultimo biglietto alle 19.00), sabato e domenica 10.00 – 23.00 (ultimo biglietto alle 22.00)
Luglio, agosto e settembre: lunedì – domenica 10.00 – 24.00 (ultimo biglietto alle 23.00)
Ottobre: lunedì – domenica 10.00-20.00.