Polli Lidl: bruciature da ammoniaca oltre al white striping

Il caso dei polli Lidl riporta all’attezione della cronaca la criticità degli allevamenti intensivi, sia per le condizioni in cui versano gli animali, sia per la salute dei consumatori ai quali sono destinati i prodotti finali di carne e uva.

Gli allevamenti intensivi, noti anche come allevamenti concentrati o factory farms, sono sistemi di produzione animale in cui un gran numero di animali viene mantenuto in spazi ristretti e controllati per massimizzare la produzione di carne, latte o uova. Questi sistemi sono caratterizzati da un’alta densità animale, l’uso estensivo di alimenti concentrati e la somministrazione di farmaci per promuovere la crescita e prevenire le malattie.

Hanno un impatto significativo sull’ambiente. Uno dei problemi principali è l’inquinamento delle acque causato dallo smaltimento dei rifiuti animali. Le grandi quantità di escrementi prodotti dagli animali possono contaminare le risorse idriche superficiali e sotterranee, compromettendo la qualità dell’acqua e minacciando la salute umana e la biodiversità acquatica.

Inoltre, gli allevamenti intensivi sono responsabili di una considerevole emissione di gas serra. Il metano, prodotto dalla digestione degli animali, e il biossido di carbonio derivante dalla deforestazione per creare terreni agricoli possono contribuire in modo significativo al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici.

Benessere degli animali e rischio per la salute umana

L’allevamento intensivo di animali è spesso associato a problemi di salute pubblica. L’uso eccessivo di antibiotici negli allevamenti per prevenire le malattie e promuovere la crescita ha contribuito alla diffusione dell’antibiotico resistenza batterica, una delle principali minacce per la salute globale.

Inoltre, gli alimenti provenienti dagli allevamenti intensivi possono essere contaminati da batteri patogeni, come la salmonella, che possono causare gravi malattie gastrointestinali nei consumatori umani.

Nel caso dei polli Lidl, l’analisi di Open Cages e BBC ha inoltre rilevato la presenza di white striping anche nel 94% delle confezioni di petto di pollo Lidl venduto in UK. Gli evidenti segni di white striping riscontrati sui polli Lidl possono avere un contenuto di grassi maggiore fino al 224% e livelli di proteine più bassi (fonte GreenMe).

Ma uno dei più grandi dilemmi morali legati agli allevamenti intensivi riguarda il benessere degli animali. Le condizioni di vita stressanti e poco igieniche causano sofferenza e malattie agli animali, compromettendo il loro benessere fisico e psicologico e, di conseguenza, la nostra stessa salute.

Gli animali negli allevamenti intensivi spesso sono confinati in spazi angusti che limitano il loro movimento naturale e privano le loro esigenze comportamentali fondamentali. Gli animali vivono nei loro stessi escrementi e sviluppano malattie trasmissibili.

I polli LIdl? Un caso tra tanti

Gli allevamenti intensivi di polli rappresentano una delle realtà più critiche del settore agricolo moderno. In questi sistemi, migliaia di polli vengono confinati in spazi ristretti, spesso in condizioni di sovraffollamento, dove le condizioni igieniche sono precarie e lo stress è diffuso.

Nei grandi allevamenti intensivi di polli, lo spazio limitato e la promiscuità possono causare elevati livelli di stress negli animali. Lo stress cronico è associato a una serie di problemi di salute, tra cui l’indebolimento del sistema immunitario, che rende i polli più suscettibili alle malattie.

Le condizioni di sovraffollamento favoriscono anche la diffusione rapida delle malattie tra gli animali. Le infezioni possono diffondersi rapidamente attraverso le popolazioni di polli confinate, con conseguenze devastanti per la salute e il benessere degli animali.

Le condizioni igieniche negli allevamenti intensivi di polli sono spesso inadeguate, con escrementi accumulati e una ventilazione insufficiente. Questo ambiente favorisce la proliferazione di batteri e agenti patogeni, aumentando il rischio di malattie e contaminazione degli alimenti.

Le condizioni igieniche precarie possono anche causare problemi dermatologici nei polli, come le lesioni da decubito e le infezioni cutanee, compromettendo ulteriormente il loro benessere e la loro produttività.

Gli allevamenti intensivi di polli possono sono fonte di una serie di danni alla salute degli animali. La selezione genetica per aumentare la produttività ha portato a una serie di problemi di salute, tra cui deformità scheletriche, problemi cardiaci e disturbi respiratori.

Inoltre, le pratiche comuni negli allevamenti intensivi, come il taglio del becco e la deprivazione della luce naturale, causano stress cronico e comportamenti anormali nei polli, compromettendo il loro benessere fisico e psicologico.

Soluzioni e alternative ne abbiamo?

Certo che si! Esistono diverse alternative agli allevamenti intensivi che promuovono pratiche agricole più sostenibili e rispettose del benessere animale. L’agricoltura biologica, ad esempio, si basa su pratiche di allevamento che privilegiano il rispetto dell’ambiente e il benessere degli animali, limitando l’uso di pesticidi e antibiotici.

Gli allevamenti intensivi di polli rappresentano una grave minaccia per il benessere degli animali e la salute avicola. Le condizioni di vita precarie, lo stress cronico e la diffusione delle malattie pongono seri interrogativi sull’etica e la sostenibilità di questi sistemi di produzione.

È fondamentale che i consumatori, i produttori e i responsabili politici prendano coscienza degli impatti negativi degli allevamenti intensivi di polli e si impegnino per promuovere alternative più etiche e sostenibili. Solo attraverso un cambiamento collettivo verso pratiche agricole più rispettose degli animali possiamo sperare di garantire un futuro migliore per il settore avicolo e per il benessere degli animali.

Inoltre, un crescente numero di consumatori sta optando per diete a base vegetale o per prodotti di origine animale provenienti da fonti etiche e sostenibili, come gli allevamenti a pascolo o le aziende agricole biologiche.

End the Cage Age

Gli allevamenti intensivi rappresentano una delle sfide più urgenti del settore alimentare moderno. Mentre soddisfano la domanda di prodotti animali a basso costo, il loro impatto sull’ambiente, sulla salute umana e sul benessere animale è motivo di crescente preoccupazione.

È essenziale che i consumatori, i produttori e i responsabili politici considerino alternative sostenibili e etiche per garantire la sicurezza alimentare, proteggere l’ambiente e promuovere il rispetto degli animali. Solo attraverso un impegno collettivo per un sistema alimentare più equo e sostenibile possiamo sperare di affrontare efficacemente le sfide poste dagli allevamenti intensivi.

Già da mesi, oltre 140 scienziati di tutto il mondo aderenti a End The Cage Age, tra cui anche la Coalizione italiana End the Cage Age (costituita da Animal Equality, Animalisti italiani, Ciwf, Enpa, Humane Society International Italia, Lav, Legambiente, Lega Nazionale del Cane e Oipa) hanno inviato una lettera all’Unione Europea per una proposta di legge popolare.

E sono gli stessi produttori dell’industria alimentare a schierarsi contro gli allevamenti in gabbia, specialmente per quel che riguarda le galline ovaiole. In Ialia, tra i promotori Barilla e Ferrero. Queste aziende alimentari hanno già iniziato a produrre con uova di galline di allevamenti all’aria aperta. L’impegno è di arrivare totalmente a questa modalità entro il 2025.

Allevamenti in gabbia

Purtroppo, ancora oggi, in Europa gli animali destinati all’industria alimentare sono ancora allevati in condizioni a dir poco inadeguate per il rispetto degli animali stessi. Galline, maiali, conigli, e volatili in genere, sono tenuti in allevamenti intensivi, in stato di gravi sofferenze fisiche e psicologiche.

Gli spazi sono minimi, per niente conformi alle necessità degli animali, costretti a vivere in ambieti malsani, convivendo con le proprie deiezioni, in condizioni igieniche pietose.

Inoltre, l’allevamento in gabbia costringe l’animale a subire una reclusione stressante e che lo condiziona psicologicamente.

Per non parlare dei metodi di mattanza, che di rispettoso hanno davvero ben poco.

Le battaglie per il rispetto degli animali sono davvero tante. Ultima, ma non certo per importanza, quella ancora in corso per bandire definitivamente il foie gras dagli scaffali dei supermercati.

L’eliminazione delle gabbie negli allevamenti di animali è una battaglia che in Europa sta arrivando in Parlamento e che ha trovato il sostegno dei rappresentanti delle principali istituzioni dell’Unione Europea stessa.