Esiste un’arte che eleva gli oggetti a vere proprie opere: il Ready-Made (già pronto appunto) . Cioè oggetti di uso comune che vengono scelti da un artista così come sono. Non viene eseguito alcun cambiamento di carattere estetico o tecnico. E l’oggetto non viene scelto per le sue carattestiche di bellezza esteriore. L ‘artista ne determina il valore con l’atto mentale di percepirlo come opera d’arte. Il precursore dell’ odierna arte concettuale. Difficile? Facciamo qualche esempio.
Duchamp inventore del Ready-Made
Il Ready-Made viene inventato , o forse è più corretto dire che questo termine viene coniato, per la prima volta, agli inizi del Novecento, da Marcel Duchamp, uno fra i più importanti e influenti artisti del XX secolo. L’opera? Una Ruota di bicicletta montata su uno sgabello. Anche se non si tratta di un’opera pura, in quanto la ruota è stata in parte modificata e infilata dentro a uno sgabello, sancisce la nascita del concetto artístico Ready-Made.


Eccolo dunque il Ready-Made: una semplice ruota di bicicletta avvitata al contrario su un sedile da cucina. Il dinamismo e il movimento contrapposti a immobilità e staticità. Della Ruota di bicicletta oggi ne esistono undici repliche diverse. L’originale è stata lasciata a Parigi da Duchamp stesso e non esiste più.
Oltre ad essere la prima opera di Ready-Made , la Ruota rappresenta anche il manifesto del “Dadaismo” a cui Duchamp si ispira: il rifiuto di ogni forma di cultura tradizionale. “Dada non significa nulla. Dada è un prodotto della bocca, usato per designare quello che sarà, più che un movimento artistico omogeneo, uno spirito e un atteggiamento accomunante intellettuali di diversa estrazione nei confronti del fare e del pensare l’arte”.Questa la definizione di dadaismo data dal suo teorico Tristan Tzara.
La “Fontana”
Sembra una sorte comune quella della perdita degli originali di Duchamp. Anche la Fontana andrà persa, forse proprio appositamente dai membri stizziti della Society of Indipendent Artist. È il 1917, per l’esattezza il 10 aprile. Giorno dell’apertura a New York della mostra al Grand Central Palace sulla Lexington Avenue, organizzata proprio dalla Society of Indipendent Artist. Duchamp, membro della stessa società organizzatrice, ha inviato al comitato direttivo sotto falso nome e indirizzo la sua Fontana: un orinatoio di ceramica bianca, firmato R. Mutt. Non sarà esposto perché reputato non adeguato.


L’esperimento di Kennick
C’è un esperimento, datato 1958 di Kennick che può spiegare in modo chiaro e semplice il concetto Ready-Made, che è questo. “Immaginiamo un immenso magazzino riempito di ogni genere di cose, quadri di ogni genere, spartiti musicali per inni danze e sinfonie, macchine, strumenti, barche, case, statue, vasi, libri di prosa e di poesia, mobili e vestiti, giornali, francobolli, fiori, alberi, pietre, strumenti musicali. Ora chiediamo a qualcuno di entrare nel magazzino e di portare fuori tutte le opere d’arte che contiene“.
Questi oggetti,. semplicemente presentati, offrono la possibilità di potenziare il valore della quotidianità. Certo esiste il pericolo della non comprensione, perché l’oggetto è solo la chiave per scoprire il codice che porta al concetto. Se non si pensa alla chiave interpretativa se ne coglie solo l’oggettualità, senza il concetto. Se la ruota o l’orinatoio fossero insieme ad altri oggetti nel magazzino di cui parla Kennick, li riconosceremmo come Ready-Made. Per cui non è importante che l’artista abbia creato un’opera, ma che abbia scelto qualcosa. Che sia un orinatoio o una ruota di bicicletta, li ha innalzati ad uno status artistico.
Da Man Ray a Picabia a Manzoni
Questo nuovo concetto d’arte è sviluppato da molti altri artisti, tra i quali Man Ray, Francis Picabia e Piero Manzoni. Picabia combinerà il Ready-Made con l’arte pittorica tradizionale applicando dei ciuffi di criniera su un dipinto, per rappresentare i capelli. Man Ray produrrà invece il “regalo“. Un ferro da stiro con 14 chiodi che sporgono dalla piastra, rendendolo inutilizzabile di fatto nel suo ruolo, ma dandogliene uno nuovo cioè quello di “ridurre un abito in brandelli“


Il più geniale e controverso fu Piero Manzoni che portò all’estremo il Ready-Made di Duchamp con la sua Merda d’artista del 1961. Novanta scatolette di latta con etichetta multilingue, dal contenuto netto di 30 grammi, si presume di escrementi. Questo il concetto: se tutto ciò che è prodotto dall’artista è arte, di conseguenza anche le deiezioni assumono lo status di opera.
Un oggetto una firma
Un oggetto e una firma. Un’idea semplice e disarmante. In più l’oggetto è già pronto (Ready-Made). Nessuno, prima di Duchamp, aveva osato tanto. L’uovo di Colombo? Non troppo. Picasso definisce così gli artisti che vogliono sbandierare il concettuale senza avere solidità artistica alle spalle. “Svaligiano il magazzino di Duchamp limitandosi a cambiare gli imballaggi”.
Marcel Duchamp: in un fumetto la sua vita ready made
Che “Merda d’artista” , 60 anni di Piero Manzoni e arte concettuale.