Che “Merda d’artista” , 60 anni di Piero Manzoni e arte concettuale.

La Merda d’artista ha compiuto sessant’anni. Era infatti il 1961 quando Piero Manzoni sconvolgeva il raffinato pubblico dell’arte con la sua merda. Novanta scatolette, simili a quelle della carne in scatola, diametro di 6 cm, in ognuna delle quali asseriva di aver introdotto 30 grammi delle proprie feci.

Esposte al pubblico in un’ operazione artistica a dir poco spiazzante. Basata sulla fiducia più totale perchè di quelle scatolette (e forse per fortuna), non ne era prevista l’apertura.

Ecco a loro la merda… Così disse Piero Manzoni

Vorrei che tutti gli artisti vendessero le loro impronte digitali, o che si facessero delle competizioni per vedere chi riesce a fare la linea più lunga, o che tutti vendessero la loro merda in scatola. L’impronta è l’unico segno della personalità che si possa ammettere: se i collezionisti desiderano qualche cosa di intimo, veramente personale dell’artista, ecco a loro la merda“. Così scrive Piero Manzoni in una lettera a Ben Vautier nello stesso anno.

La Merda d’artista, così sigillata, è valutata da Manzoni stesso in 300 grammi di oro zecchino, attraverso uno scambio diretto che non prevede la mediazione del denaro. Se il compratore vuole accertarsi del contenuto, e se ne può accertare solo aprendola, in pratica la distrugge e ne annienta il valore. Una merce, dunque, che viene paragonata all’oro, tanto da seguirne le quotazioni. Nel 2016, una scatoletta è stata venduta all’asta per ducentosettantacinquemila euro.

La bagarre in Parlamento nel 1971

Le scatolette, non si accontentano di quella gloria e continuano a dare scandalo anche dopo 10 anni. Infatti, siamo nel febbraio 1971, quando la Merda d’artista è esposta alla Galleria d’arte moderna di Roma. Risultato:lo scalpore è tale da suscitare una interrogazione parlamentare.

L’allora deputato della Dc Guido Bernardi attacca la direttrice della galleria Palma Bucarelli per i suoi criteri di selezione e la «veridicità» dell’opera. La bagarre a seguito vale titoli e titoli sulla stampa nazionale sulle discussioni alla camera intorno agli «escrementi d’artista».

Piero Manzoni e le sue scatole foto bianco nero
Piero Manzoni, courtesy of sito merda d’artista Fondazione Manzoni

L’arte concettuale, questo mistero…

La merda d’artista di Manzoni, è conosciuta da tutti anche solo per leggenda, ma in verità pochi ne sanno davvero parlare. È un tema che ci apre un orizzonte. È legata a un tema più generale dell’arte contemporanea di cui Manzoni è stato un grandissimo esponente, l’arte concettuale.

Ma che cosa intendiamo per arte concettuale? Dato per scontato che in realtà tutta l’arte è concettuale, perché ogni opera esprime un sistema di valori concettuali e ideali, in questo tipo di arte i concetti e le idee espresse, in realtà, assumono un valore più importante del risultato estetico dell’opera stessa.L’arte viene quindi fondata sul pensiero sottraendola ai vincoli formali e culturali che ne hanno costituito la tradizione. Arrivando fino all’estremo di rifiutare l’opera stessa.

Non sarò io a rompere le scatole

Tornando a Manzoni e alla sua arte diventa evidente che qui il concetto è che l’arte deve essere accessibile a chiunque. Senza limitazioni dovute al possesso materiale, all’accessibilità fisica, né alla riproducibilità tecnica. Ma sottolinea, in modo squisitamente ironico l’idea che che un artista già affermato troverebbe mercato e consenso della critica per qualsiasi opera produca.

Agostino Bonalumi, amico intimo di Manzoni, interrogato sul contenuto delle scatolette così risponde nel 2007 sul Corriere della Sera. “Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole“.

Monica Col
Monica Col
Vicedirettore di Zetatielle Magazine e responsabile della sezione Arte. Un lungo passato come cronista de “Il Corriere Rivoli15" e “Luna Nuova”. Ha collaborato alla redazione del “Giornale indipendente di Pianezza", e di vari altri giornali comunali. Premiata in vari concorsi letterari come Piazza Alfieri ( 2018) e Historica ( salone del libro 2019). Cura l’ufficio stampa di Parco Commerciale Dora per la rassegna estiva .Cura dal due anni la promozione della Fondazione Carlo Bossone,. Ha curato per quattro anni l'ufficio stampa del progetto contro la violenza di genere promosso da "Rossoindelebile", e della galleria d’arte “Ambulatorio dell’Arte “. Ha curato l'ufficio stampa e comunicazione del Movimento artistico spontaneo GoArtFactory per tre anni. Ha collaborato come ufficio stampa in determinati eventi del Rotary distretto 2031. Ė Presidente dell 'Associazione di promozione sociale e culturale "Le tre Dimensioni ", che promuove l' arte , la cultura e l'informazione e formazione artistica in collaborazione con le associazioni e istituzioni del territorio. Segue la comunicazione per varie aziende Piemontesi. Dice di sé: “L’arte dello scrivere consiste nel far dimenticare al lettore che ci stiamo servendo di parole. È questo secondo me il significato vero della scrittura. Non parole, ma emozioni. Quando riesci ad arrivare al cuore dei lettori, quando scrivi degli altri ma racconti te stesso, quando racconti il mondo, quando racconti l’uomo. Quando la scrittura non è infilare una parola dietro l’altra in modo armonico, ma creare un’armonia di voci, di sensazioni, di corse attraverso i sentimenti più intensi, attraverso anche la realtà più cruda. Questo per me è il vero significato dello scrivere".