Riccardo Bassi: “Sognando Bologna”, il nuovo romanzo

In occasione della pubblicazione del suo nuovo romanzo “Sognando Bologna” (Gilgamesh Edizioni), ho avuto la ghiotta possibilità di scambiare quattro chiacchiere con l’autore, Riccardo Bassi, che racconta qualche curiosità sull’opera, sulla sua genesi e su se stesso.

Riccardo, ho letto di te: “scrittore e imprenditore milanese”. Comincerei proprio da qui: cosa fai nella vita, e come è nata la passione per la scrittura?

La mia vita è molto intensa: mi divido tra la famiglia, lavoro, sport e scrittura. La mia professione principale si svolge nell’ambito informatico, inoltre collaboro con AC. Milan come Referente Partnership c/o Rogoredo84 A.s.d. nel progetto Milan Academy. La passione per “lo scrivere” l’ho sentita pulsare fin da giovanissimo. Poi, sai com’è, tanti scrivono oggi ed è facile – dopo aver buttato fuori qualche idea magari anche ben confezionata – rileggersi e temere di aver scritto delle banalità Sono stati gli altri a darmi coraggio e fiducia, i miei amici prima e i miei lettori poi.

Il tuo nuovo romanzo “Sognando Bologna” chiude una trilogia: vuoi raccontarci brevemente i primi due romanzi?

Trilogia nel senso solo numerico perché in realtà sono tre storie molto distanti tra loro che, a parte i valori di base come l’amore e l’amicizia, hanno ben poco in comune. Il primo fu quasi un gioco, dove ho proiettato tutta la mia esperienza e passione di sportivo s’una storia fantastica, immaginata ma molto vicino alla realtà Lo sci, uno sport non facile da raccontare in stile narrativo, mi ha suggerito la strada per descrivere i sentimenti puliti e conflittuali dei giovani che, a volte, si ritrovano dall’essere “amici” ad essere “avversari”. Il secondo romanzo è “giovanilista”, apparentemente molto leggero, ma usa la metafora del viaggio fisico per narrare quello della vita. E poi c’è la musica, l’avventura della ricerca del successo, le sconfitte, le vittorie.

Dicci qualcosa di “Sognando Bologna”.

Qualcuno l’ha definito una sorta di pink-noir che racconta, senza giudicare, le difficoltà sociali ed economiche di un gruppo di ragazzi. Poi, si sposta nel fantapolitico senza mai dimenticare il filo conduttore esistenziale del sentimento.

Perché proprio il capoluogo emiliano?

L’Emilia Romagna è stato un punto di riferimento molto importante per la cultura italiana, dalla letteratura alla musica passando dallo sport e dalla cucina famosa in tutto il mondo… L’ispirazione mi è arrivata una mattina quando un DJ alla radio passò Piazza Grande di Lucio Dalla. Dopo qualche nota, nel mio immaginario, mi ritrovai ad osservare Luca Carboni e Dalla seduti su una panchina a chiacchierare di progetti futuri osservando i famosi “innamorati di Piazza Grande” che mano nella mano rubavano baci dietro agli angoli più nascosti dei portici di Bologna illuminati da un sole primaverile.

Luca Bonaffini ha scritto la prefazione del tuo nuovo romanzo. Come è nata e come si è sviluppata la vostra collaborazione?

Per usare una comparazione “sportiva”, Bonaffini è il mio Mister, un allenatore molto diretto (e a volte spietato) che mi sta insegnando l’arte di scrivere romanzi… Mi piace molto il suo modo di interpretare i miei pensieri e di indirizzare la mia scrittura affrontando tematiche anche delicate come quelle sociali senza snaturare le mie idee e il mio modo di essere, come uomo e come scrittore.

La copertina di “Sognando Bologna” è opera di Samuele, figlio di Luca Carboni. Come lo hai conosciuto e come è arrivata una sua foto sulla copertina del tuo romanzo?

Cercavo un’idea per la copertina. Un giorno, casualmente, vidi una foto postata da Samuele del centro di Bologna e la inviai a Luca Bonaffini, il quale mi consigliò di parlare direttamente all’autore. Alla fine di un concerto a Crema (data zero del Sputnik Tour 2018) di Luca Carboni incontrai Samuele che, anticipato da una mia mail, aveva già delle idee in merito allo scatto da “regalarmi” … Per arrivare alla copertina di “Sognando Bologna” ci sono voluti mesi, e in questi mesi ho avuto il privilegio di conoscere un giovane grande artista…

Sono anch’io uno scrittore, anch’io ho scritto un thriller-noir, tra gli altri. Vorrei girarti una domanda che mi fanno spesso: cosa scrivi per primo, l’inizio o la fine, o prima uno e poi l’altro? Quale tecnica usa Riccardo Bassi in generale per i suoi romanzi?

La mia scrittura è molto istintiva, inizio con una trama ma poi mi immedesimo in tutti i miei personaggi a un punto tale da smarrirmi nei loro pensieri, problemi e sogni. Se fosse per me rischierei di non arrivare mai a una conclusione perché mi spiace ogni volta “abbandonare” i protagonisti; ma come dice sempre Luca Bonaffini “nella vita nulla finisce tutto si interrompe…”

Per chiudere: dicci perché il pubblico dovrebbe comprare il romanzo di Riccardo Bassi

Perché è bellissimo! Scherzo, ovviamente. Ma, da come mi è stato recensito da amici e da ormai affezionati lettori, pare che questa volta io abbia svoltato verso nuovi orizzonti. Invito tutti a curiosarci un po’ dentro!

Grazie per l’intervista e per aver parlato di un mio sogno che si è realizzato!

#stayalwaystuned

Lele Boccardo
Lele Boccardo
(a.k.a. Giovanni Delbosco) Direttore Responsabile. Critico musicale, opinionista sportivo, pioniere delle radio “libere” torinesi. Autore del romanzo “Un futuro da scrivere insieme” e del thriller “Il rullante insanguinato”. Dice di sè: “Il mio cuore batte a tempo di musica, ma non è un battito normale, è un battito animale. Stare seduto dietro una Ludwig, o in sella alla mia Harley Davidson, non fa differenza, l’importante è che ci sia del ritmo: una cassa, dei piatti, un rullante o un bicilindrico, per me sono la stessa cosa. Un martello pneumatico in quattro: i tempi di un motore che diventano un beat costante. Naturalmente a tinte granata”.