Perchè il TAR annulla l’affidamento del Festival di Sanremo alla Rai? Quali conseguenze a questa sentenza? Quale sarà il futuro del Festival e per la città di Sanremo? La replica della RAI.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Liguria ha sganciato una vera e propria bomba sul Festival di Sanremo, dichiarando illegittimo l’affidamento diretto dell’organizzazione alla Rai per le edizioni 2024 e 2025. La decisione, che impone al Comune di Sanremo di indire una gara pubblica, apre scenari rivoluzionari per uno degli eventi più amati dagli italiani. Ma quali saranno le conseguenze di questa sentenza? Scopriamo tutti i dettagli di una vicenda destinata a riscrivere le regole del gioco e, soprattutto, la replica immediata della RAI.
Perchè il TAR annulla l’affidamento del Festival di Sanremo alla Rai? Una sentenza che cambia le regole del gioco
Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Liguria ha emesso una sentenza che potrebbe segnare una svolta nella gestione del Festival di Sanremo, uno degli eventi musicali più iconici d’Italia. La decisione di dichiarare illegittimo l’affidamento diretto alla Rai da parte del Comune di Sanremo per le edizioni 2024 e 2025 apre scenari inediti e suscita interrogativi sul futuro del Festival. Di seguito, esploreremo le implicazioni della sentenza, le reazioni e i possibili sviluppi.
Il TAR ha stabilito che, fatta eccezione per l’edizione 2025 ormai vicina, il Festival di Sanremo non potrà più essere affidato direttamente alla Rai senza una gara pubblica. Questa decisione, inattesa per molti, rappresenta una netta rottura con il passato e potrebbe ridisegnare il futuro del Festival.
Una decisione inattesa: il Festival va a gara
Secondo la sentenza del TAR, il Comune di Sanremo non potrà più assegnare direttamente l’organizzazione del Festival alla Rai, come avvenuto finora. Fatta eccezione per l’edizione del 2025 già pianificata, gli anni successivi richiederanno una gara pubblica aperta a tutti gli operatori del settore. Questa decisione ha colto molti di sorpresa, inclusi i vertici del Comune e della Rai.
Il sindaco Alessandro Mager ha definito la sentenza “inaspettata, articolata e complessa”. Ha inoltre dichiarato che, insieme ai legali e ai dirigenti comunali, approfondirà i dettagli della pronuncia per definire le strategie future. La necessità di una gara pubblica implica un cambiamento significativo rispetto alla prassi consolidata e obbliga tutte le parti interessate a ripensare il modello di gestione dell’evento.
La replica della Rai
Immediata la replica della RAI che dichiara: “I Giudici amministrativi hanno confermato l’efficacia della convenzione stipulata tra Rai e il Comune di Sanremo per l’edizione 2025, nonché la titolarità in capo a Rai del format televisivo da anni adottato per l’organizzazione del Festival.
Il Tar Liguria ha giudicato irregolari soltanto le delibere con le quali il Comune di Sanremo ha concesso in uso esclusivo a Rai il marchio ‘’Festival della Canzone Italiana’’, nonché alcuni servizi ancillari erogati in occasione dell’organizzazione del Festival stesso. Dunque, nessun rischio che la manifestazione canora, nella sua veste attuale, possa essere organizzata da terzi”. (fonte Ufficio Stampa RAI)
L’origine del ricorso: chi ha sfidato lo status quo?
Perchè il TAR annulla l’affidamento del Festival di Sanremo alla RAI?
La controversia nasce dal ricorso presentato dall’Associazione Fonografici Italiani (AFI), guidata da Sergio Cerruti. La AFI, attraverso la società discografica JE, ha contestato l’affidamento diretto della gestione del Festival alla Rai, mettendo in discussione l’esclusività dell’accordo.
Cerruti ha espresso il desiderio di “smantellare l’attuale impianto del Festival”, proponendo un approccio più aperto e competitivo. Secondo i giudici, tuttavia, le motivazioni del ricorso non sono state sufficientemente solide da mettere in discussione le edizioni imminenti. La JE non ha fornito elementi concreti che dimostrino la capacità di gestire l’evento in alternativa alla Rai, rendendo vano qualsiasi tentativo di interrompere l’edizione 2024.
Il cuore della sentenza: marchio e format non sono indissolubili
Un aspetto cruciale della sentenza riguarda la distinzione tra il marchio “Festival di Sanremo” e il format televisivo che la Rai ha costruito intorno a esso. Secondo i giudici, il marchio è semplicemente un segno distintivo e non può essere vincolato a un unico format. La Rai aveva sostenuto che il legame tra il marchio e il proprio format fosse inscindibile, ma il TAR ha respinto questa interpretazione.
Per dimostrare l’infondatezza di tale tesi, i giudici hanno ricordato le numerose trasformazioni del Festival nel corso degli anni. Hanno citato, ad esempio, l’edizione del 2021 senza pubblico a causa della pandemia, l’introduzione del televoto nel 2004 e la divisione in categorie come “Campioni” e “Giovani”. Questi cambiamenti mostrano che il format non è un’entità immutabile e che potrebbe essere reinterpretato da altri operatori.
Gare pubbliche e qualità: un binomio possibile?
Secondo il TAR, aprire l’organizzazione del Festival a una gara pubblica potrebbe portare a un incremento della qualità complessiva dell’evento. Finora, l’affidamento diretto alla Rai è stato giustificato dalla lunga tradizione e dalla capacità tecnica dell’azienda, ma i giudici non ritengono che ciò sia garanzia di eccellenza perpetua.
Una procedura aperta darebbe la possibilità ad altri operatori di proporre idee innovative e migliorare ulteriormente il livello tecnico e artistico del Festival. Questa prospettiva, tuttavia, comporta rischi legati alla necessità di selezionare un gestore all’altezza delle aspettative, considerata la complessità organizzativa dell’evento.
Il Festival non è patrimonio culturale: una precisazione rilevante
Nella parte conclusiva della sentenza, il TAR ha affrontato una questione simbolica ma significativa: il Festival di Sanremo non può essere considerato un patrimonio culturale ai sensi della legge italiana o delle convenzioni internazionali.
I giudici hanno sottolineato che il Festival è un evento annuale circoscritto nel tempo e nello spazio, non una tradizione o un’arte dello spettacolo riconosciuta dall’UNESCO. A differenza del canto lirico o dell’opera dei pupi siciliani, il Festival di Sanremo non rappresenta una testimonianza di valore civile o storico. Questa precisazione ridimensiona, almeno formalmente, il valore “intoccabile” spesso attribuito all’evento.
Le reazioni: tra sconcerto e opportunità
La sentenza ha generato reazioni contrastanti tra gli operatori del settore e l’opinione pubblica. Per alcuni, rappresenta un’occasione per rinnovare il Festival, rendendolo più moderno e inclusivo. Per altri, si tratta di una decisione che rischia di destabilizzare un evento di grande successo.
I dirigenti della Rai hanno espresso perplessità, ritenendo che la competizione aperta possa mettere a rischio l’identità del Festival. Il Comune di Sanremo, invece, si trova di fronte alla sfida di gestire una transizione delicata, garantendo che il Festival mantenga il suo prestigio anche sotto una nuova gestione.
Le prossime tappe
L’edizioe 2025, ormai alle porte, si svolgerà senza cambiamenti significativi. Tuttavia, il 2026 potrebbe segnare l’inizio di una nuova era, con una gestione di alcuni aspetti potenzialmente diversa e una competizione aperta tra operatori.
Molte domande rimangono senza risposta: chi parteciperà alla gara pubblica? Sarà possibile mantenere lo stesso livello di qualità artistica e organizzativa? E, soprattutto, come reagirà il pubblico a eventuali cambiamenti? Il dibattito è aperto e le prossime decisioni saranno cruciali per definire il destino del Festival.
Tra tradizione e futuro incerto
Malgrado ogni anno, in questo perioso, spunti fuori questa mannaia sul Festival di Sanremo, la sentenza del TAR rappresenta un momento di svolta nella storia dela manifestazione. Mentre il legame tra il marchio e la Rai viene messo in discussione, il Festival si trova a un bivio tra tradizione e innovazione.
Il Festival di Sanremo non è solo un evento musicale: è un’istituzione nazionale, una macchina perfettamente oliata che funziona con successo da 75 anni. Ogni edizione si basa su un’organizzazione complessa e ben collaudata, che richiede competenze specifiche, capacità gestionale ed esperienza consolidata in ambiti che spaziano dalla produzione televisiva alla promozione culturale e mediatica. Una capacità che la RAI ha assolto pienamente nel tempo e affidare la gestione a un operatore privo di questa esperienza potrebbe mettere a rischio l’identità stessa di un evento così radicato nell’immaginario collettivo italiano.
Sebbene l’apertura a una gara pubblica possa offrire nuove opportunità, non si può ignorare che la Rai abbia dimostrato negli anni una capacità unica di gestire l’evento, garantendo un livello qualitativo che ha contribuito al suo successo planetario. La sfida ora sarà trovare un equilibrio tra tradizione e innovazione, senza compromettere la qualità e il prestigio che hanno reso il Festival di Sanremo un simbolo dell’Italia nel mondo.


Potrebbero interessarti:
Daspo per i rapper che incitano alla violenza: “a Sanremo non li vogliamo”