Sindrome di Stendhal, oppure ancora “Sindrome di Firenze”, o sindrome del turista. Vari modi per definire una vera e propria neuropatologia di carattere psicosomatico. In parole più accessibili palpitazioni, dispnea, “cuore in gola”, attacchi di panico, confusione mentale, vertigini,disturbi senso-percettivi, svenimenti che colgono persone ipersensibili di fronte a opere d’arte.
E il tutto può capitare davanti a dipinti, sculture, affreschi, opere d’arte molto suggestive , in special modo durante le visite a chiese antiche e musei d’arte che portano le persone ipersensibilità a percepire una grande tensione psicologica che dà luogo a queste “vertigini d’arte” .


La sindrome di Stendhal descritta da lui stesso
Il nome arriva proprio da Stendhal, noto scrittore e letterato. Il primo ad essere stato affetto da tale sindrome. E il primo a descriverla nella sua opera, “Napoli e Firenze: un viaggio da Milano a Reggio”. Qui Stendhal racconta la sua esperienza incredibile e sconvolgente nello stesso tempo, durante una visita a Firenze verso i primi del 1800, presso la Chiesa di Santa Croce.
“Ero già in una sorte di estasi per l’idea di essere a Firenze, e la vicinanza dei grandi uomini di cui avevo visto le tombe. Assorto nella contemplazione della bellezza sublime. […] Ero arrivato a quel punto di emozione dove si incontranole sensazioni celestiali. […] Ogni cosa parlava così vividamente alla mia anima. Ah, se solo potessi dimenticare. Uscendo da Santa Croce avevo una pulsazione di cuore, quelli che a Berlino chiamano nervi. La vita in me era esaurita, camminavo con la PAURA di cadere (H. STENDHAL)
La psicoanalista Graziella Magherini studia per prima la sindrome
Uno dei primi medici che analizzarono la sindrome di Stendhal è, negli anni 70, la psicoanalista Graziella Magherini. Ha coordinato la direzione del Dipartimento di Salute Mentale di Firenze e il reparto di psichiatria del vecchio ospedale Santa Maria Nuova di Firenze. I suoi studi sono raccolti nel saggio La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte, Milano,Ponte alle Grazie, 2003.
In questo studio vengono riportati centinaia di casi clinici di sindrome di Stendhal osservati in turisti prevalentemente uomini, adulti, statunitensi, canadesi ed europei, solitari e con un elevato bagaglio culturale.


I casi clinici
“Nel libro riportiamo il caso di un giovane turista americano che fu particolarmente colpito dal “Narciso” del Merisi, nel cui ginocchio riconosceva un simbolo fallito – descrive la dottoressa Magherini durante un intervista del 2018 –. oppure il caso di un maturo signore bavarese, a cui il confronto con il Bacco adolescente ripropose violentemente il conflitto interiore derivante da una non risolta valenza omosessuale.
Ma altrettanto significativo è il caso di una ragazza colpita nel profondo dall’incontro con la bellezza passionale delle fanciulle dipinte da Botticelli. E ancora posso citare il caso di una ragazza che ha subito in modo traumatico la vista della “Trinità” di Masaccio a Santa Maria Novella“. I pazienti affermano di accusare disturbi d’ansia generalizzata, panico, allucinazioni visive ed uditive, disturbi del pensiero.
I sintomi
La psicoanalista Graziella Magherini elenca nello studio La sindrome di Stendhal. Il malessere del viaggiatore di fronte alla grandezza dell’arte, I sintomi riscontrati durante queste vertigini d’arte. Abbiamo quindi: attacchi di panico, disforia, crisi depressive, stati deliranti, allucinazioni visive e uditive. E poi ancora manie di persecuzione, deliri di rovina, tachicardia e palpitazioni, vertigini e perdita di equilibrio. Riscontrati anche disorientamento spazio-temporale, dispnea, avvilimento, tristezza, deliri di grandezza, megalomania, disturbi ansiosi e fobici, iperidrosi (sudorazione elevata). Infine inquietudine, tensione emotiva, mancamenti.


La visione psichiatrica
Gli psichiatri Siracusano, Biondi, Cassano, Carpiniello e Pancheri nei loro Manuale di Psichiatria portano le conclusioni di Sigmund Freud e di molti altri studiosi. Tutti si trovano concordi nel sostenere che la creatività, il modo di rappresentare l’arte e di comunicare per mezzo di essa diventa un importante mezzo di comunicazione di contenuti inconsci.
Infatti, affermano che, attraverso le varie forme d’arte come dipinti, sculture, disegni, si trasmettono i propri conflitti interiori. Emergono dunque traumi infantili, istinti sessuali, complessi di Edipo, emozioni ed impulsi repressi, che si manifestano solo nell inconscio delle rappresentazioni artistiche, così come accade nei sogni.
Dobbiamo preoccuparci? Assolutamente no, nonostante si tratti di sintomi clinici acuti, le persone affette da “vertigini d’arte” o sindrome di Stendhal che dir si voglia, godono di buona salute mentale perché non soffrono di specifiche malattie psichiatriche. È solo che , per citare lo scrittore George Bernard Shaw, “Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima” .