L’Agenzia svedese per la sanità pubblica denuncia migliaia di tamponi difettosi. Durante i controlli a tappeto i kit di test COVID-19 provenienti dalla Cina contenevano circa 3700 falsi positivi.
Secondo Reuters, un’importante agenzia di stampa britannica, i kit realizzati in Cina producono falsi positivi. È stato dimostrato in due diversi laboratori.
Circa 3.700 persone in Svezia sono state dichiarate infette da Coronavirus, ma è stato un errore. Lo ha comunicato martedì l’Agenzia di sanità pubblica svedese. Tutto a causa di un “difetto” nei kit di tamponi COVID-19 prodotti in Cina. Purtroppo, i tamponi difettosi sono stati distribuiti non solo in Svezia ma in tutti i Paesi del mondo.
Karin Tegmark Wisell, capo del dipartimento di microbiologi, ha affermato: “il kit fornito dalla BGI Genomics non è riuscito a distinguere tra livelli molto bassi di virus e un risultato negativo”. Inoltre “il fornitore deve regolare le prestazioni richieste per l’utilizzo di questo tampone”.
L’Agenzia svedese per la sanità pubblica ha subito fornito le informazioni sui falsi positivi, tra cui molti bambini, alle autorità europee.
Va ricordato che la BGI Genomics, società cinese di sequenziamento del genoma, con sede a Shenzhen, è stata aggiunta alla lista nera economica degli Stati Uniti. Secondo Reuters l’accusa è quella di condurre analisi genetiche utilizzate per promuovere la repressione della minoranza cinese uigura.
L’immunità di gregge in Svezia
La Svezia sta attualmente registrando un basso tasso di infezione grazie al suo approccio di “immunità di gregge”. Nel Paese nordico non c’è stato infatti alcun lockdown. Nonostante ciò, secondo Market Watch, i numeri dei contagi in Svezia sono inferiori a quelli di molti paesi europei che hanno adottato misure draconiane.
Arne Elofsson, professore di biometria all’Università di Stoccolma, ha affermato che “le regole rigide non funzionano perché le persone tendono a infrangerle. La Svezia sta andando bene.” “Ora sono molte le persone che pensano che avevamo ragione”, ha detto il primo ministro Stefan Löfven. “La strategia che abbiamo adottato, credo sia stata giusta. Abbiamo protetto i nostri cittadini, limitando la diffusione del virus.”
I numeri stanno dimostrando che i leader svedesi hanno ragione. Sempre Market Watch riporta quanto segue:
I dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie mostrano che la Svezia ha un tasso di infezione di 37 casi ogni 100.000 persone. Un dato molto inferiore alla Francia, con 60 casi su 100.000 e alla Spagna con 152,7 casi su 100.000.
È vero che il tasso di mortalità della Svezia è stato uno dei più alti al mondo con 57,08 decessi correlati a Covid ogni 100.000 (marzo). Però bisogna valutare anche le molte speculazioni sulla correttezza di questi numeri.
Lo ha spiegato Michael Thau all’inizio di agosto: “il tasso di mortalità della Svezia è un po’ esagerato. Si è scoperto che il metodo svedese di conteggio delle morti da COVID era impreciso e gonfiato quanto quello americano.”
“La Svezia controlla sistematicamente l’elenco delle persone che sono risultate positive al virus”, ha scritto Johan Norberg. “Ogni volta che una persona con il virus muore risulta come morte COVID-19 se è avvenuta entro 30 giorni dalla diagnosi”. Questo significa che il conteggio dei morti COVID era soggetto a molti errori.
Attualmente non è chiaro quanti tamponi difettosi siano stati distribuiti e quindi quanti falsi positivi ci siano al mondo.


E in Italia come si contano i casi Covid?
Durante la conferenza stampa del 27 agosto una giornalista si rivolge a Luca Zaia, presidente del Veneto, chiedendo delucidazioni sull’attuale situazione in regione e sugli 11 decessi del 25 agosto. Tra di loro si sono registrati anche anziani risultati positivi nei mesi scorsi e poi deceduti quando oramai risultavano negativi ai test.
Zaia risponde così: “Qualsiasi patologia abbiano i pazienti la discriminante è il tampone. Una volta entrati in ospedale e positivi al tampone per noi sono pazienti Covid, anche se in ospedale sono per altre patologie mentre la sola positività al tampone gli avrebbe permesso di restare tranquilli a casa. Sui numeri non facciamo distinzioni, non si analizzano le cartelle relativamente all’incidenza del Covid nelle diverse patologie: è assurdo, è sbagliato, ma in Italia si è scelto di fare così.”
Salviamo capre e… papaye
I kit di tamponi proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per rilevare il Coronavirus suscitarono sospetti già da maggio, quando in Tanzania risultarono positivi al Covid una capra, una quaglia e addirittura una papaya.
Il presidente dello Stato africano John Magufuli ha incaricato le forze di sicurezza della Tanzania di verificare la qualità dei kit. Hanno così ottenuto diversi campioni non umani, tra cui quelli di una capra e una papaya, assegnando però loro nomi ed età umani.
Sempre l’agenzia Reuters scrive: “secondo il presidente John Magufuli, a seguito di alcuni casi risultati positivi su campioni di capra si può affermare che i kit hanno errori tecnici”.
Il presidente dichiara inoltre che ciò significa che è probabile che alcune persone positive ai tamponi in realtà non avevano il coronavirus. “I tamponi difettosi possono essere la prova che alcune persone risultano positive alla malattia senza essere state effettivamente infettate“
“Sta succedendo qualcosa. Ho già detto che non dovremmo accettare per buono qualsiasi aiuto che questa nazione riceve”, ha detto Magufuli, aggiungendo che i kit dovrebbero essere studiati.
Nonostante la scoperta di migliaia di falsi positivi, gli esperti ritengono che ciò ha “influenzato marginalmente le statistiche sulle infezioni”.
Nel frattempo però le nostre vite e la pubblica istruzione, soprattutto qui in Italia, continuano a dipendere da questi dati. Come reagireste voi se, ingiustamente, foste costretti a quarantena a causa dell’esito di un tampone difettoso? Inoltre, le autorità mondiali stanno agendo in virtù di linee guide che loro stessi hanno ammesso essere sbagliate. E allora perché la magistratura non reagisce davanti a evidenti reati procedibili d’ufficio? Queste e tante altre domande ci porremo ancora per molto tempo.
Finora l’unica verità è la realtà.