Cento anni fa, precisamente il due febbraio del 1922, l’Ulisse di James Joyce fu pubblicato per la prima volta in una piccola libreria di Parigi, la Shakespeare and Company, in una prima edizione di mille copie, di cui cento autografate dall’autore. Prima era stato bandito in due riviste, la londinese Egoist e la rivista letteraria americana The Little Review, per le sue pagine più osè. In America, fu vietato fino al 1933, quando un tribunale stabilì infine che non era pornografico né osceno.


Tra roghi e censure
Nell’ottobre successivo la rivista londinese Egoist Press fece stampare duemila copie sempre in Francia per evitare problemi legali e le importò in Regno Unito. 500 di queste, destinate al mercato statunitense, vennero sequestrate alla dogana e bruciate. Il Regno Unito, quindi, mise a sua volta il libro all’indice. Fino al 1936, quando uscì la prima edizione stampata nel paese, quella della Bodley Head.
In Irlanda, il paese in cui Joyce era nato, l’Ulisse non fu mai vietato ufficialmente. Essenzialmente perché il romanzo non riuscì mai ad arrivare nelle librerie. Qui uscì per la prima volta negli anni Sessanta.
Ulisse, una storia in un giorno
La storia dell’Ulisse si svolge in un solo giorno. Inizia alle 8 del mattino del 16 giugno del 1904 e, in 18 capitoli che raccontano una giornata lunga 18 ore, segue le vicende di Bloom di Leopold Bloom, un agente pubblicitario irlandese che gira per le strade di Dublino. Non a caso, da trent’anni a questa parte, in Irlanda si celebra, proprio il 16 giugno, il Bloomsday in onore di James Joyce. Ma Il 16 giugno del 1904 è anche il giorno in cui Joyce ebbe il suo primo appuntamento con Nora Barnacle, la donna che nel 1930 divenne sua moglie e che ispirò il personaggio di Molly Bloom.


L’Ulisse è una parodia parallela dell’Odissea di Omero, così come tutti i suoi personaggi. Ma Leopold Bloom, invece di vagar per mari, procaccia pubblicità per un giornale e vive con la moglie Molly. Altra non piccola differenza è che, mentre Penelope attende Ulisse per vent’anni restandogli fedele, Molly, invece, ha una relazione extraconiugale. Di cui, tra l’altro, Leopold è a conoscenza. Nel romanzo, insomma, trovano casa il tradimento, il senso di colpa, il peccato, la morale, la religione, l’ubriachezza e l’abbandono all’istinto come anche alla ragione.
Un libro controverso
In una recensione del 1923 su The Dial, il poeta inglese T. S. Eliot definì l’Ulisse l’espressione più importante che i tempi presenti abbiano raggiunto e un’opera verso la quale siamo tutti debitori. Per contro Virginia Woolf lo definì invece dispersivo, oscuro e pretenzioso.
Lo scrittore inglese D.H. Lawrence paragonò il lavoro di Joyce a uno stufato tipico della cucina spagnola, goffo e pieno di oscenità. Pare anche che sua moglie Nora gli avesse consigliato di scrivere libri sensati, che la gente potesse capire. Ma Ezra Pound, amando molto l’opera, disse “Tutti gli uomini dovrebbero ‘unirsi a lodare Ulysses’. Coloro che non lo faranno, potranno accontentarsi di un posto negli ordini intellettuali inferiori“.


Nuovo linguaggio, da modernismo letterario
L’Ulisse di Joyce entra in pieno nel modernismo letterario, una corrente caratterizzata da una narrazione incentrata sul punto di vista soggettivo e sulla psicologia dei personaggi, ma anche e soprattutto da nuove tecniche narrative e modi di utilizzare il linguaggio. Flashback, monologhi interiori, giochi di parole, e lo stream of consciousness, o flusso di coscienza. Una tecnica linguistica che richiama il flusso naturale dei pensieri, che non seguono ordine cronologico, regole grammaticali o punteggiatura, ma circolano in maniera caotica e sconnessa. Con il suo flusso di coscienza, Joyce rende possibile l’impossibile. Il lettore entra direttamente nei pensieri dei suoi personaggi senza i filtri del racconto.
Il romanzo dei sensi
I personaggi non ci raccontano cosa sentono o cosa fanno, ma sentono e fanno tutto insieme a chi legge. Infatti, chi legge sente i rumori lungo la via e sulla spiaggia. Ascolta i toni umani più disparati: dall’ubriachezza al dialogo intellettuale. Guarda e vede con lui colori vividi di una carta da parati floreale, dei fuochi d’artificio e del sangue mestruale sul lenzuolo o del mare al tramonto.
Ma mente si legge si sentono anche gli odori delle strade, degli oggetti, delle persone , dei locali. E ancora i profumi delle saponette al limone che si mescolano con l’odore acre del rognone bruciato nella padella della colazione. Il lettore avverte i sapori del cibo o la fragranza del fumo che emana dalle loro poltrone.
“Ci ho infilato talmente tanti puzzle ed enigmi che il mio romanzo terrà i critici impegnati per secoli a discutere quale ne sia il vero significato. Questo è il solo modo per assicurarsi l’immortalità”. J.Joyce