Dramma Legal Thriller – La dura legge del cinema in tribunale

Il dramma dei grandi atti giudiziari attira da sempre l’attenzione morbosa della gente, non solo nei film legal thriller, ma anche peggio nella realtà di tutti i giorni.

Se non ci credete, basta guardare il recente caso tra Johnny Depp e Amber Heard, che ha generato un seguito da telenovela sui social media di tutto il mondo.

È il desiderio di giustizia che ci spinge a seguirli? O forse è più semplicemente il desiderio di curiosare nella vita degli altri, specialmente se si tratta di qualcuno famoso?

In fondo, mi chiedo, che cosa sono le stesse leggi di ogni stato se non un misero tentativo umano di codificare i concetti di dignità e di protezione di cui tutti abbiamo bisogno?

I processi americani, in special modo, sono costruiti in modo così teatrale che sembrano quasi fatti apposta per essere venduti alle masse.

Perciò non tiriamoci indietro e portiamo questo spettacolo al suo massimo, catturandolo nei fotogrammi di questi drammi da tribunale dei film di cui parleremo oggi.

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La giuria (2003)

La giuria 2003 dramma legal thriller

Iniziamo la nostra sessione legale con una coppia di amanti/complici che si infiltra nella giuria di un processo contro un grande produttore di armi.

Il caso riguarda un impiegato folle che con un’arma automatica acquistata al mercato nero ha massacrato tutti i colleghi del suo ufficio.

Un verdetto di responsabilità segnerebbe la rovina per l’azienda, creando un precedente legale che aprirebbe la strada a innumerevoli cause civili e penali.

Il piano della coppia è semplice: ingannare ed estorcere quanto più denaro possibile agli avvocati sia dell’accusa che della difesa.

Perciò plagiano psicologicamente i membri più deboli della giuria, in modo da poter vendere un verdetto di colpevolezza o innocenza al miglior offerente.

Inizialmente gli avvocati di entrambe le parti si rifiutano di prenderli sul serio, ma con l’avvicinarsi del verdetto la tensione sale e l’esito finale diventa sempre più incerto.

Nessuno ci sta a perdere, sia dentro che fuori dall’aula giudiziaria. Ma forse alla fine oltre ai soldi c’è anche qualcos’altro, come il disperato bisogno di ottenere giustizia.

Quando legge e ordine sono in vendita

La giuria è un legal thriller che affronta il tema scottante e ancora attualissimo del controllo delle armi con un dramma intelligente ed emozionante.

John Cusack e Rachel Weisz sono una coppia perfetta di criminali, innamorati e spietati, nella più grande frode della loro vita.

Mentre lui siede tra i giurati plagiandoli a loro insaputa, la donna invece gestisce i contatti con gli avvocati fuori dall’aula.

Sia per l’accusa che per la difesa abbiamo due fenomenali colonne portanti di Hollywood come Dustin Hoffman e Gene Hackman.

Il primo è un piccolo ma onesto avvocato che vorrebbe cambiare le leggi per evitare altre stragi, mentre il secondo al contrario è uno spietato ed esperto manipolatore di giurie.

Per Gary Fleder è un felice ritorno in vetta alle classifiche, dopo i lontani giorni di Cosa fare a Denver quando sei morto.

Il regista dimostra di avere ancora una buona mano, gestendo con buon ritmo un dramma ispirato al libro di John Grisham, scrittore veterano del genere legal thriller.

Un bel film teso con protagonisti cinici e spiritosi, splendidamente interpretati da un cast di grande livello che ci pone domande non banali sulle questioni della legge e la corruzione, specialmente in America.

Codice d’onore (1992)

Codice d'onore 1992 dramma legal thriller

Per il secondo dramma ci spostiamo alla base militare di Guantanamo, dove questo legal thriller inizia con un giovane soldato che muore dopo l’aggressione di due commilitoni.

Per la difesa l’esercito incarica un giovane con poca esperienza legale, ma figlio di un famoso avvocato, che fin da subito sembra poco interessato a impegnarsi nel caso.

Ma l’insistenza di una affascinante collega dei marines lo porterà suo malgrado a indagare più a fondo di quanto vorrebbe.

Così scoprirà che quello che inizialmente sembrava un episodio di bullismo, è in realtà un intrigo di potere che coinvolge alcuni tra i più alti ufficiali del corpo.

Infatti, i due assassini avevano ricevuto l’ordine dai loro superiori di dare una lezione alla vittima, colpevole di aver tradito la gerarchia testimoniando contro un amico per ottenere in cambio un trasferimento.

Una regola non scritta, ma accettata ufficiosamente come Codice Rosso dai soldati della base, prevede che siano i suoi stessi compagni di plotone a punirlo con le loro mani.

Sarà dura per gli avvocati far emergere la verità, sepolta dietro il rigido rispetto nella catena di comando dei ranghi militari di Guantanamo.

Ma uno dei comandanti più anziani, stufo di mentire, sembra disposto a testimoniare e rompere finalmente il muro del silenzio che circonda questo delitto.

Potete reggere la verità?

Codice d’onore è un legal thriller sul dramma delle dinamiche del nonnismo in un ambiente militare tra i più esaltati e rigorosi del mondo.

Ma dietro l’onore e il dovere di questi marines si nascondono meschini imbrogli che sfruttano e calpestano i più deboli per far carriera, come qualsiasi altro lavoro.

Per la difesa, abbiamo un’eccellente coppia di attori come Tom Cruise e Demi Moore. Giovani, belli e appassionati alla causa, lottano con ardore ammiccando una love story che non vedremo mai consumata.

Anche Kevin Bacon è divertente e forte nel suo ruolo, restando però un pò a metà tra i buoni e i cattivi. Se da una parte deve compiere il suo dovere per l’accusa, dall’altra simpatizza anche con i giovani marines e contro i crudeli ufficiali.

Infine, l’immenso Jack Nicholson regna sovrano sul cast interpretando un colonnello folle esaltato dal suo potere di comando.

Un delirio di onnipotenza riassunto alla perfezione con la battuta Tu non puoi reggere la verità! che diventò un classico istantaneo tra le molte citazioni del famoso attore.

Rob Reiner gestisce il cast in modo sapiente da regista consumato, alternando perfettamente l’acceso dibattito in tribunale con i conflitti personali tra i vari personaggi.

Seppure un pò dimenticato oggi, Codice d’onore è un legal thriller degli anni ’90 senza neppure una scena d’azione, ma con un dramma dai dialoghi serrati e intensi che lasciano letteralmente senza fiato.

Verdetto finale (1989)

Verdetto finale 1989 dramma legal thriller

Questo legal thriller inizia con un dramma che avviene già in carcere, quando un detenuto uccide un compagno di cella durante una rissa.

Un cinico avvocato assume la sua difesa, partendo già rassegnato alla inevitabile perdita di tempo di un caso perso in partenza.

Ma indagando sul crimine che hanno portato il suo cliente in carcere la prima volta, scopre che il caso puzza di complotto anche a distanza di 10 anni.

Un giovane collega e un amico investigatore gli daranno aiuto, cercando di dimostrare come la polizia abbia manipolato prove e testimoni per incastrare un innocente.

Immediatamente tutto diventa più difficile quando un potente procuratore gli sbarra la strada, insieme ai colleghi che a suo tempo arrestarono il suo uomo.

Tutti sembrano intenzionati a coprire il vero omicida, perché la verità potrebbe rovinare una più ampia indagine su un cartello della droga colombiano.

La giustizia negata per un fine più grande

Verdetto finale è un’appassionante legal thriller sul dilemma morale del dramma della corruzione dei tutori della legge per ottenere giustizia, ovvero i crimini cosiddetti a fin di bene.

Si possono offrire favori a loschi individui, arrivando a coprire perfino i loro crimini nel nome di un supposto bene superiore?

James Woods guida alla grande l’esuberante trio degli avvocati buoni, o forse meglio diciamo un pò meno stronzi degli altri.

La sua evoluzione da cinico bastardo a eroe moralizzatore senza macchia è tanto esagerata da accettare, quanto spettacolare e divertente da guardare.

Al suo fianco, ci sono gli entusiasti Robert Downey Jr. e Margaret Colin, ancora ingenui nella gioventù di fronte agli oscuri legami tra crimine e giustizia.

Ma seppure ancora con i denti da latte, saranno proprio loro a far aprire gli occhi all’avvocato inizialmente scontroso e menefreghista.

Infine, Kurtwood Smith è l’implacabile procuratore, idealmente un eroe della legge, che invece è proprio quello che commette i peggiori inganni e crimini per perseguire i suoi scopi.

Tuttavia, continua a credere fermamente di essere il buono e di non aver fatto nulla di male, come fanno veramente coloro che distorcono il senso la legge in questo modo.

Joseph Ruben costruisce un eccellente legal thriller, amalgamando il dramma umano con la parte legale nelle esplosive discussioni tra gli avvocati e i poliziotti.

Verdetto finale è probabilmente il più piacevole di questi film da tribunale. Ma sebbene sia forse il più dimenticato, proprio per questo è anche tutto da riscoprire per i nuovi appassionati di cinema.

Pazza (1987)

Pazza 1987 dramma legal thriller

In questo caso, abbiamo un legal movie che è poco thriller e molto dramma, anche se nella storia non arriveremo neppure al processo.

Infatti, seguiamo le udienze preliminari in cui il giudice dovrà stabilire se l’imputata, una bianca di famiglia benestante, è mentalmente in grado di essere processata.

Dato il suo comportamento altamente aggressivo e l’accusa di omicidio, il giudice la rinchiude temporaneamente in un manicomio.

Ma il suo avvocato, poco convinto da uno psicologo che crede prevenuto, chiede un’udienza per determinare l’effettiva capacità psicologica della sua cliente.

Stabilire un rapporto con la sua cliente non sarà facile, data la sua estrema diffidenza e aggressività verso chiunque, soprattutto verso gli uomini.

Lentamente però l’avvocato conquista la sua fiducia, ascoltandola e permettendole di esprimere il suo punto di vista.

Confrontandosi con i genitori in aula, più tardi verrà fuori che il comportamento della figlia non nasce dal nulla, ma nasconde terribili e inconfessabili traumi infantili.

Il desiderio di libertà è un sintomo di pazzia?

Barbra Streisand domina la scena, riuscendo nel non facile compito di irritare e appassionare con gli atteggiamenti sopra le righe del suo personaggio.

La cantante/attrice si cala alla perfezione nel ruolo di questa elegante e sexy prostituta d’alto bordo dalla innarestabile parlata a mitragliatrice.

Richard Dreyfuss a volte fatica a inserirsi nei dialoghi della scatenata protagonista, ma viene fuori alla distanza nella seconda metà della storia.

Altrettanto bravo è Eli Wallach, il celebre Tuco Ramirez del magnifico Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone.

Qui invece interpreta uno psicologo ottuso e mediocre deciso a rinchiudere la rompiscatole protagonista ad ogni costo, più per dispetto che altro.

In sintesi, Martin Ritt parte da un soggetto forse nemmeno troppo originale eppure ne ricava un piccolo gioiello cinematografico unico.

In special modo, per gli amanti di Barbra Streisand è un film assolutamente imperdibile. Ma anche per tutti gli altri, sarà divertente vedere l’attrice in una luce diversa e più drammatica.

Il Verdetto (1982)

Il verdetto 1982 dramma legal thriller

Dopo la splendida epopea di pazzia con Barbra Streisand, concludiamo in bellezza con un altra mitica stella del cinema, Paul Newman.

Alla soglia dei 50 anni il grande attore interpreta un avvocato consumato dall’alcol e dalla sfiducia nel sistema giudiziario in cui ha lavorato tutta la vita.

Quando un collega gli propone di occuparsi di un caso di imperizia medica in stallo da molto tempo, lui accetta stancamente proponendo subito un patteggiamento.

Resta però stupito quando la controparte si rivela stranamente disposta a pagare un enorme somma senza neppure discutere la causa in tribunale.

Con una reazione di orgoglio che non provava da molto tempo decide di difendere la sua cliente, una povera ragazza rimasta disabile dopo un aborto spontaneo in sala operatoria.

Improvvisamente si ritroverà contro tutto il sistema giudiziario, partendo dal giudice fino all’ultimo dei suoi colleghi che credeva amici.

Il re del dramma nei legal thriller

Tra i vari generi che ha affrontato nella sua carriera, Sidney Lumet con i suoi legal thriller ha insegnato a tutti come si gira un dramma in un’aula di tribunale.

Non a caso il suo esordio da regista è il geniale La parola ai giurati. Un film tutto in una camera dove segue la lunga e appassionata discussione tra un gruppo di giurati, i quali hanno in mano la vita di un giovane ragazzo.

In questo caso lo scomparso regista americano si diverte a prendersi sul serio, come disse Paul Newman durante le interviste alla prima del film.

Destrutturando i colpi di scena che il pubblico di solito si aspetta, la narrazione procede in modo totalmente ostile allo sfortunato protagonista.

Ma nel finale, con incredibile semplicità e naturalezza, tutto cambia nello spazio di un minuto.

Infine, in una storia parallela (ma neanche tanto) di questo legal thriller c’è spazio per un piccolo dramma d’amore con la meravigliosa Charlotte Rampling.

In quegli anni l’attrice entrava nei suoi 40 anni, ma il suo fascino non ne risentiva affatto mutando anzi in maniera più silenziosa e sofisticata.

Nonostante Il verdetto sia uno dei movies meno ricordati per Newman e Lumet, è invece uno dei più importanti nella carriera di entrambi.

Assieme alla sceneggiatura perfetta di David Mamet, diventa l’anticamera del crepuscolo per due mostri di oltre 50 anni davanti e dietro la macchina da presa.

Perciò il martello cala scandendo un poderoso COLPEVOLE! contro chiunque abbia mai visto questo film, che trasuda grande cinema in ogni sua battuta e inquadratura.

Come sempre, mi affido al vostro senso della giustizia per giudicare se i film che ho nominato oggi possano davvero valere il vostro tempo. Se così fosse, venite pure a trovarmi sul mio sito personale per altri consigli di cinema:

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Fabio Emme
Fabio Emme
Amante del buon cinema, grande arte che ha sempre fatto parte della mia vita, plasmando il mio modo di essere e vedere il mondo negli anni e aiutandomi a formare la mia cultura. Da quando ho memoria ho sempre letto, scritto e parlato di film e spero vivamente con i miei articoli di aiutare altri a fare altrettanto. Hobby? ...Il cinema, naturalmente!