Come è iniziata la mia passione per la fotografia? Con una vecchia polaroid trovata in un cassetto a casa di una zia ad Amman, in Giordania. Così comincia la carriera di uno dei più famosi fotografi e artisti contemporanei: Mustafa Sabbagh, classe 1961.
“Io iniziai a scattare e il mondo mi si presentò davanti – racconta Mustafa Sabbagh in un intervista televisiva, parlando proprio di questa Polaroid -. Aver studiato architettura a Venezia mi ha aiutato molto per imparare che occorre sempre pensare a un progetto. Il progetto per un luogo da abitare, per pensare, per un luogo prima di tutto “umano”. Occorre progettazione per ogni impegno, sia che si tratti di elaborare uno spazio espositivo, sia un percorso mentale.


Mustafa Sabbagh, fotografia come progetto
La cultura di un architetto sta nel fatto che nulla si fa solo per estetica, ma essenzialmente per essere usato e vissuto. E quindi anche il progetto di un opera d’arte, di una fotografia fondamentalmente è la stessa cosa. L’ opera è creata, pensata e progettata dall’artista per essere vissuta dalle persone”.
Sabbagh è poliedrico, per mantenersi gli studi lavora saltuariamente come modello. Proprio in questo contesto, all’inizio degli anni ’90, incontra Richard Avedon che gli offre, dopo aver visto dei suoi scatti, di diventare il suo assistente.
Anthro-pop-gonia
Dopo anni di sperimentazioni nasce, nel 2015, Anthro-pop-gonia: l’idea della sostituzione del mito. Dal mito classico al mito contemporaneo in pixel. Un progetto di video-arte molto complesso composto da sette dittici uniti da un suono che crea come una sinfonia infinita. “Arianna riceve su appuntamento. Pigmalione è accusato di plagio. Il Minotauro si allena 6 ore al giorno (e la strada per la palestra è tortuosa). Leda è zoofila. E Teseo è emofetish. Ares? L’apparenza inganna. Morfeo ha la sindrome di Zelig”. Spiega l’artista stesso sul suo sito.


“Fondamentalmente io credo che l’arte classica sia il nostro punto di partenza – continua Mustafa Sabbagh -. L’arte non è una scatoletta di tonno che ha una scadenza. Forse la nostra paura nell’arte contemporanea è il confronto con l’arte classica “. In realtà è la nuova lettura che riesce a dare eterna vita alle opere passate. Che crea continuamente qualcosa di altissimo valore, partendo dal classico, ma senza esserne schiavi. Il passato è quindi da considerare classico, ma assolutamente non obsoleto.
La reinterpretazione della Venere Pudica di Botticelli
Sabbagh riprende il classico con l’installazione, per la Fondazione Ferrara Arte nel 2017, della Venere Pudica. Qui Sabbagh interpreta l’opera di Botticelli con una video-installazione, sezionandone il corpo in 4 monitor installati in verticale. “Quando mi è stato chiesto a Palazzo Diamanti di sostituire l’opera del Botticelli è chiaro che ho avuto paura. Ma l’ho fatto anche per dare coraggio ai ragazzi.


Vorrei essere per loro come una specie di kamikaze, come uno che sperimenta. Per mandare il messaggio che tutto si può fare, non bisogna avere paura, neanche di fronte a opere così iconiche e importanti. Per me è fondamentale anche l’atto educativo dell’artista, quello che non è solo vanitoso ma che sottolinea come in ogni opera c’è alla base sempre un grandissimo impegno“.
Tra i 100 fotografi migliori al mondo
Nel 2013 Sky Arte HD lo ha eletto tra gli 8 artisti più significativi del panorama nazionale contemporaneo. A oggi,a distanza di otto anni, Mustafa Sabbagh è riconosciuto come uno dei 100 fotografi più influenti al mondo e uno dei 40 ritrattisti di nudo internazionali più rilevanti.
Prossima esposizione, ORIZZONTI DEL CORPO Arte/Danza/Realtà Virtuale a Palazzo Magnani di Reggio Emilia dal 16 Novembre 2021 al 16 Gennaio 2022. Il progetto unisce arti visive, performative e tecnologia in un continuo scambio.

